venerdì 23 novembre 2012

iOS6: cosa manca e cosa vorrei in iOS7

Sappiamo tutti che Scott Fortstall, responsable in toto di iOS, è stato cacciato da Apple e che il design dell'interfaccia di iOS (così come quella di OSX) è stata affidato a Jonathan Ive (mentre sarà Craig Federighi ad occuparsi del lato più tecnico di entrambi i sistemi).

Al di là delle dicerie sul pessimo carattere, non saprei dire se Scott Fortstall avesse lo stesso genio di Jobs, o se ne fosse solo una pallida imitazione. Certo è che Fortstall era uno dei pupilli di Steve, anche se le cose peggiori che ha fatto risalgono tutte all'era post-Jobs... gli osservatori del mondo Apple si sono divisi tra chi vede nella sua cacciata l'inizio del decadimento di Apple (una sorta di ripetizione della cacciata di Jobs nell'ormai lontano 1985) e chi vede invece l'inizio di una nuova era che porterà ad interfaccie più coerenti e all'abbandono (o ridimensionamento) del tanto discusso skeumorfismo; se può aver senso su iOS, spesso è fuori luogo su OSX, anche se Apple seguirà probabilmente per la strada della similitudine delle interfaccie, tantopiù che ora sarà una sola persona a seguire entrambe.

In ogni caso, che si parli di interfaccia o di funzionalità, è indubbio che la cacciata di Scott porterà dei cambiamenti in iOS: spesso mi sono lamentato di cose che non mi piacevano, e probabilmente oggi sarò un po' ripetitivo, ma visto che ultimamente sto usando iOS abbastanza intensamente, vorrei cogliere l'occasione per evidenziare quelli che secondo me sono i difetti o le carenze ancora presenti in questo sistema, difetti e carenze che il cambio di rotta potrebbe colmare.

Partiamo subito con un argomento di un certo peso: la multiutenza. Se è vero che lo smartphone è un oggetto molto personale, l'iPad in certi casi sta prendendo il posto del computer di famiglia, il che implica che può essere usato da più persone che possono avere preferenze diverse, applicazioni diverse, account di mail diversi, ecc.... Quando i bimbi mi chiedono di giocare con l'iPad, glielo do senza grossi problemi, perché ho abilitato le restizioni che impediscono gli acquisti in-App, ho disabilitato la possibilità di cancellare applicazioni e, soprattutto, ho bloccato le modifiche agli account. Questo però non mi mette al sicuro da ogni problema: volendo potrei bloccare la navigazione web (anzi, potrei bloccare Safari, ma la navigazione potrebbe avvenire attraverso altri browser) ma, a parte la scomodità di dover entrare ogni volta nelle opzioni di restrizione, non c'è modo di bloccare eventuali pasticci che potrebbero creare su contatti e agenda, né tantomeno sulle mail. Fortunatamente sono ancora abbastanza piccoli da doverli seguirli di continuo ogni volta che prendono l'iPad in mano, quindi al momento queste restrizioni possono essere sufficienti, ma pensate anche al caso in cu un amico vi chiede l'iPad qualche minuto "per vedere com'è": probabilmente un adulto non potrebbe fare, involontariamente, grossi danni, ma che ne è della vostra privacy? In un tap può accedere ai vostri contatti, alle vostre mail, alle vostre foto, e a tutti i dati che avete sull'iPad (fortunatamente Dropbox permette di impostare una password per accedere ai dati)... Se ci fosse la multutuenza, o un account guest al quale dare direttive ben precise su quali App può o non può visualizzare, tutti questi problemi non ci sarebbero.

Secondo argomento: le impostazioni. In iOS le impostazioni sono ben organizzate, e con iOS6 è disponibile anche un pannello "Privacy" dal quale possiamo decidere quali possono accedere o meno a certi dati. Però... c'è un però... se alcune impostazioni come il controllo del musica e del blocco rotazione) sono accessibili col doppio click del tasto home, l'attivazione di altre funzioni basilari è vincolata all'apertura dell'applicazione delle impostazioni, tant'è che, personalmente, un posto nel dock lo riservo sempre ad essa. Secondo me alcune cose basilari come l'accensione o lo spegnimento di WiFi e Bluetooth (o altre a scelta dell'utente) potrebbero essere inserite in qualche modo  nel centro notifiche (copiando però da Android) o nel pannello inferiore del multitasking, magari sacrificando il controllo del volume, che comnque è sempre accessibile tramite tasti. Se poi venisse aggiunto anche un controllo che chiude in un colpo solo tutte le App aperte, sarebbe ancora meglio.

Terzo argomento: qualche gesture in più sull'iPhone. L'ho già menzionata altre volte, ma la ripeto anche in questa occasione. E' vero che con l'iPhone 5 il tasto home sembra ver cambiato la meccanica diventando più resistente, ma tutti quei doppi click, prima o poi si pagano, e rimuovere l'unico tasto fisico potrebbe non essere molto conveniente... perché allora non dare la possibilità di accedere al pannello del multitasking tramite uno sliding dal basso? Esattamente come il centro notifiche, però fatto sul lato opposto dello schermo: secondo me sarebbe molto apprezzato.

Quarto argomento: lo scambio dati. Argomento, anche questo, trito e ritrito che si intreccia con i limiti dell'archiviazione dati su iCloud (sulla quale, in questo post, non voglio infierire). Considerando il fatto che ci sono alcune App che consentono in qualche modo di scambiare dati attraverso la rete WiFi, anche con computer o dispositivi non Apple, basterebbe che venisse offerta la stessa possibilità anche su Bluetooth... l'eventuale passaggio dei file alle App interessate può avvenire tranquillamente dall'interno dell'applicazione stessa: nessun problema di sicurezza (o, perlomeno, nessuno in più di quelli che già ci possono essere tramite WiFi) e massima flessibilità di scambio... sogno?

Quinto argomento: le librerie. Tutte le App possono accedere alla libreria musicale, ma non possono salvare nella libreria stessa; però nella libreria musicale si possono creare e modificare le playlist, nonché cancellare elementi se si ha bisogno di spazio. Tutte le App possono accedere alla libreria fotografica e possono salvare immagini nel rullino; si possono creare nuovi album ma non è possibile in alcun modo modificare gli album sincronizzati dal computer o cancellare foto dalla libreria (a parte quelle del rullino). Perché queste diversità? Non può fare un mix delle due cose prendendo ciò che c'è di meglio in entrambi?

Bug, difettucci vari, e scomodità assortite. Le nuove versioni degli store introdotte con iOS6 sono sicuramente fatte meglio, ma in certe occasioni sono molto più lente delle versioni precedenti. In particolare è diventato molto più lento l'accesso agli acquisti precedenti: meno male che gli acquisti vengono comunque segnalati anche sullo store... Non riesco però a capire come mai quando si installa un'App, e la prima volta che la si lancia chiede se si vogliono ricevere notifiche, e gli si risponde di no, talvolta ci si ritrova comunque le notifiche di quell'App: è un problema da poco, perché si risolve in pochi tap dal pannello di impostazione delle notifiche, ma è fastidioso. Parlando sempre di App store, la casella di ricerca nella versione iPad è di una scomodità inaudita: non sarebbe meglio usare un pulsante (sotto c'è lo spazio per aggiungere tutti i pulsanti che si vogliono) per aprire una pagina dedicata? Andando più specificatamente su iOS, con iOS6 il correttore ortografico italiano è inspiegabilmente peggiorato e cerca di aggiungere accenti ovunque: il caso più eclatante lo si riscontra ogni volta che si digita una "e" (congiunzione) e lui propone "è" (verbo), ma ce ne sono molti altri ("ce" diventa "c'è", "torno" viene scambiato con "tornò", ecc...) e a volte ho l'impressione che anche il riconoscimento del tasto premuto sia diventato in qualche modo meno preciso, ma forse non mi sono ancora completamente abituato allo schermo più lungo dell'iPhone 5. Infine, skeumorfismo o non-skeumorfismo, se aggiungessero il giorno della settimana sul calendario, farebbero felice molta gente.

domenica 18 novembre 2012

[10 anni fa] autunno 2002

Col la speranza di riuscire a rendere ancora "mensile" l'appuntamento nostalgico con gli eventi del decennio precedente, dopo la rassegna estiva passiamo oggi all'autunno del 2002.

Comincio subito col segnalarvi un mio articolo di opinione che affrontava il futuro di Apple sia sotto il punto di vista del sistema operatvo (in particolare agli aspetti Open Source di MacOSX) che sotto il profilo hardware dove, nonostante qualche speranza data da IBM, già si vedevano le ombre sul futuro del PPC, ombre che avrebbero poi portato alla migrazione verso Intel (argomento già trattato qualche tempo prima); ...e chissà che non sia l'ultima migrazione... ma di questo ne parlerò più avanti.

Restando in tema Apple, dopo le novità di settembre in ambito desktop, agli inizi di novembre del 2002, la casa di Cupertino aggiornava la sua linea di macchine portatili. A chi si lamenta dei prezzi attuali, ricordiamo che il modello Top del PowerBook Titanium, per l'occasione, subì un abbassamento di prezzo di ben 1500 Euro, arrivando così a costare "solo" 3900 Euro... 10 anni fa... di serie montava il Superdrive, ovvero un'unità ottica in grado di masterizzare i DVD (ai tempi Apple puntava molto iMovie e iDVD), anche se già a quei tempi si iniziava a parlare di BluRay; oggi le unità ottiche sono destinate a sparire.Sempre in tema di prezzi, i nuovi iBook presentati in quell'occasione scesero per la prima volta sotto la soglia psicologica dei 1000 dollari: il modello entry-level costava 999 dollari: oggi a quel prezzo (al quale vanno aggiunte le tasse) c'è il MacBook Air da 11".

Sempre nel settembre 2002, Lerry Ellison lasciava un posto libero nel Consiglio di Amministrazione di Apple.

Cambiando argomento, Sharp muoveva i primi passi per portare gli schermi 3D nelle case di tutti... e non era l'unica a crederci... sarà, ma come scrissi un paio di anni fa, io sono scettico ancora oggi sul futuro di questa tecnologia, anche se ho avuto modo di apprezzarla in diverse occasioni, in particolare con un Nintendo 3DS (dispositivo che però fa uso di una tecnologia che non richiede l'uso di occhialini, anche se obbliga a tenere una certa posizione della testa rispetto allo schermo).

Nel campo della telefonia si muovevano invece i primi passi verso l'UMTS (anche in Italia), e Palm cercava di offrire un browser all'altezza della concorrenza, che ormai aveva fatto capire come sarebbe andata a finire, nonostante l'offerta di nuovi modelli a basso prezzo e nuove idee destinate a non avere grosso successo. Chi vedeva lungo invece era Intel che già puntava tutto sulla mobilità, internet, e il wireless, anche se oggi come oggi chi la fa da padrone sui device portatili è ARM: questo non era stato previsto da Intel... Chi non vedeva lungo era invece Philips, che cercava di convincere il mondo che il futuro dell'archiviazione dati era quello di miniaturizzare i supporti ottici creando dischi da 3cm da infilare in smartphone e altri device portatili: ne avete mai visto uno???

Restando in tema, Microsoft annunciava uno dei suoi progetti meno riuscuti: XP in versione tablet, che a detta di Redmond avrebbe dovuto rimpiazzare tutti i normali PC nel giro di 5 anni. A distanza di 10 anni, e con un era dei tablet iniziata ufficialmente da Apple, Microsoft ci riprova con Windows 8, ma stavolta adotta una tattica completamente opposta: invece di portare sul tablet l'interfaccia dei computer desktop, mette sui desktop l'interfaccia del tablet: nonostante l'assurdità di certi concetti, credo che stavolta Microsoft riuscirà a farla franca: in ambito desktop è quasi impossibile staccarsi da Windows, e é l'adozione di Windows 8 sui desktop porterà inevitabilmente al suo successo anche in ambito tablet... resta da vedere a scapito di chi...

Tornando alla Apple di 10 anni fa, nonostante in molti si lamentano del livello sonoro dell'iPod, giudicato troppo basso, 10 anni fa Apple fu addiritura costretta a ritirare il proprio dispositivo dal mercato francese, perché il livello di decibel era troppo elevato.

A tutto questo mischiate le solite dosi di polemiche su pirateria, privacy, spam, lotte tra telco, e schermaglie tra opensource e mondo del software chiuso: tutto uguale ad oggi, anche se le lotte sulla pirateria digitale si sono ormai spostate dalla musica all'editoria... chissà coma andrà a finire.

mercoledì 14 novembre 2012

iPad Mini contro tutti

Come di consueto, ripropongo anche qui la mia recensione sull'iPad mini (con qualche commento anche sul nuovo iPad Retina con processore A6X) pubblicata settimana scorsa su Punto-Informatico:

-Le dimensioni contano-
Dopo le prime impressioni alla presentazione, e una settimana di test a seguito del lancio avvenuto lo scorso venerdì, abbiamo la possibilità di tirare le somme sul tanto atteso e tanto discusso iPad Mini, nonché di fare qualche osservazione sull'aggiornamento dell'iPad Retina Display con processore Apple A6X.

Cominciamo dal Mini, vera novità, al quale è riservata la maggior parte di questa prova. La confezione, raffrontata con quella dell'iPad tradizionale, offre da subito l'idea di quanto il Mini sia effettivamente un dispositivo dalle dimensioni contenute, ma la prima cosa che colpisce davvero quando lo si prende in mano è il peso: 308 grammi (il modello in prova è quello WiFi, ma il modello "Cellular" pesa solo 4 grammi in più) sono meno della metà rispetto ai 652 grammi (o 662 per la versione "Cellular") della versione tradizionale da 9,7 pollici.

Continuando a parlare dell'aspetto fisico, iPad Mini si tiene molto bene anche in mano: nonostante il suo schermo sia da 7,9 pollici (e quindi più vicino agli 8 che non ai 7 pollici più canonici dei prodotti concorrenti), il fattore di forma in 4:3 (anziché il più diffuso 16:9) e l'eliminazione quasi totale della cornice sul lato lungo fanno in modo che l'ingombro sia grossomodo lo stesso di un Nexus 7, di un Galaxy Tab 7 o di un Kindle Fire HD (i tablet Android più discussi del momento): 200x134,7 milimetri per iPad Mini, 193,7x122,4 millimetri per il Galaxy Tab, 198,5x120 millimetri per il Nexus, e 193x137 per il Kindle Fire HD. A fronte dei 12-15 millimetri in più di larghezza, oltre ad avere un display più grande di quasi un pollice iPad Mini guadagna sullo spessore: solo 7,2 millimetri per il tablet della Mela (qualcosina meno rispetto ai 7,6 millimetri di iPhone 5), contro i 10,45 del Nexus, i 10,5 millimetri del Galaxy e 10,3 millimetri del Kindle Fire HD (15,5 millimetri per il Kindle Fire non-HD); anche il peso ne guadagna, perché il Samsung pesa circa 40 grammi in più e anche il Nexus, con i suoi 340 grammi, fa segnare 30 grammi in più rispetto ad iPad Mini (il Kindle arriva invece a sfiorare i 400 grammi).


A livello estetico iPad Mini adotta le stesse finiture di iPhone 5, in particolare la colorazione nero-ardesia o bianco-argento, ed ha un profilo meno affusolato rispetto al fratello maggiore, dettaglio che, oltre a renderlo più piacevole (ma qui può essere una questione di gusti), lo rende più facilmente impugnabile con una sola mano.

Passando all'utilizzo pratico, all'accensione iPad Mini si può configurare in pochi passi, ma basta collegarlo ad iTunes per poter ripristinare il backup di un precedente iPad, segno ulteriore del fatto che anche il piccolo tablet può essere usato senza grossi compromessi. Per completezza d'informazione, il restore del backup si può eseguire anche attraverso iCloud ma, a parte l'onere di dover scaricare 60GB attraverso la rete WiFi, se la vostra musica non è in iTunes Match dovrete comunque passare prima o poi dal computer.


-Il display-
Con iPad pronto all'uso si torna inevitabilmente a parlare del display. iPad Mini ha una risoluzione di 1024x768 (163ppi), contro i 1280x800 del Nexus e del Kindle Fire HD (216ppi), e i 1024x600 del Galaxy Tab o del Kindle Fire non-HD (169ppi). Non si tratta di grosse differenze ma iPad Mini, tra tutti i modelli da 7 pollici che abbiamo considerato, è comunque quello che si ritrova con la definizione peggiore, anche per via dello schermo più grande: se fosse stato un 7 pollici, la definizione dell'iPad Mini sarebbe arrivata a 183ppi. In ogni caso i 163dpi della definizione attuale si posizionano ad un livello intermedio tra i 132ppi di iPad 2 (che spalma gli stessi pixel su 9,7 pollici) e i 264ppi dell'iPad con Retina Display.

Come abbiamo già avuto modo di osservare, iPad Mini ha la stessa identica definizione dei primi modelli di iPhone quindi non risente di alcun compromesso di usabilità, ma soprattutto è dotato della stessa risoluzione di iPad 2, e questo gli consente di sfruttare nel migliore dei modi, e senza alcuna scalatura, le oltre 275mila applicazioni già scritte per iPad e disponibili sull'App Store.

Tutto bene quindi? Non proprio. A parte la consueta analisi di Display Mate che evidenzia come iPad Mini abbia uno schermo buono ma mediamente inferiore rispetto al Kindle Fire HD e al Nexus 7 (anche se si comporta molto bene a livello di intensità dei colori e contrasto delle immagini), il confronto con i display Retina ai quali Apple ci ha abituato negli due ultimi anni lascia un po' di amaro in bocca. Se non siete abituati a lavorare su uno schermo Retina, probabilmente lo schermo dell'iPad Mini vi sembrerà assolutamente normale (verificato di persona facendo provare iPad Mini a più persone); ma se passate lo sguardo dal nuovo iPad al piccolo tablet della mela, la differenza è evidente (soprattutto quando si ha a che fare col testo) anche perché, parlando di un dispositivo touchscreen, il ruolo dello schermo è di primaria importanza.  


C'è da dire che, su questi formati, anche la concorrenza non riesce a spingersi a definizioni molto più elevate, ed Apple ha preferito privilegiare la compatibilità fornendo uno schermo con una risoluzione standard per le App già disponibili. È lecito immaginare che per la prossima generazione di iPad Mini, quando i produttori di display renderanno disponibili schermi da 7 pollici ad altissima definizione, Apple adotterà uno schermo Retina anche su questo tablet.

Come ultima osservazione sul display, va osservato che l'eliminazione della cornice sul lato lungo non causa problemi nell'interazione multitouch: Apple ha fatto modo che gli eventuali contatti accidentali dovuti all'impugnatura non venissero presi in considerazione per il riconoscimento delle gestures più comuni, e in iBooks ha introdotto una modalità di lettura a scorrimento continuo, in modo tale da evitare cambi pagina indesiderati. Al momento però non tutte le App di terze parti utilizzano gli stessi accorgimenti.


-Processori a confronto-
La scelta del processore Apple A5 ha fatto storcere il naso a qualcuno, ma di fatto le versioni "X" dei SoC Apple sono riservate ai casi in cui serve maggiore potenza al comparto grafico (cioè per i 2048x1536 pixel del Retina display del fratello maggiore) e il nuovo Apple A6, probabilmente, avrebbe fatto troppa concorrenza all'iPad tradizionale. L'Apple A5 è lo stesso processore montato anche sul nuovo iPod Touch (la cui risoluzione è dello stesso ordine di grandezza dell'iPad Mini) e alla prova dei fatti si comporta più che bene in tutti i compiti normalmente delegati al tablet: non dimentichiamo che anche l'iPad da 9,7 pollici in vendita da marzo fino a qualche settimana fa montava comunque un A5X, cioè un A5 con doppia GPU dual core, ma pur sempre un A5.

Ovviamente l'Apple A6 di iPhone 5 e l'Apple A6X del nuovo iPad Retina hanno una marcia in più, che verrà sfruttata in futuro da applicazioni sempre più avide di potenza di calcolo (si parla di prestazioni più che raddoppiate), ma questo non toglie nulla al valore della precedente generazione di processori che equipaggiava (e ancora equipaggia) alcuni dispositivi Apple. Programmi di grafica (come Adobe Photoshop Touch) o giochi "impegnativi" a livello computazionale (come N.O.V.A. 3 o Real Racing 2 HD) girano senza batter ciglio, e anche la lettura di grossi PDF o la riformattazione di eBooks voluminosi avviene senza problemi. Apple non rinuncia a sottolineare come l'esperienza d'uso sia in tutto e per tutto simile a quella dell'iPad da 9,7 pollici e lo fa mostrando i due modelli affiancati nell'utilizzo di GarageBand, altra applicazione non proprio parsimoniosa nelle richieste di prestazioni.

Proprio GarageBand, introducendo l'argomento musicale, ci offre lo spunto per citare una piccola ma gradita novità: iPad Mini è il primo dispositivo iOS di Apple ad integrare degli altoparlanti stereofonici. Tutti gli altri dispositivi iOS hanno invece un unico altoparlante, riservando l'audio stereofonico al jack delle cuffie (cuffie che sono assenti dalla confezione, così come in tutti i precedenti modelli di iPad). La resa è effettivamente diversa, ma le dimensioni minori delle casse e del dispositivo stesso non aiutano a migliorare più di tanto l'effetto finale.


-Fotocamera, autonomia e accessori-
Passando al comparto fotografico, iPad Mini monta le stesse identiche camere del modello da 9,7 pollici: quella sul retro è da 5 megapixel con obiettivo a 5 elementi, apertura F2.4, autofocus, riconoscimento automatico dei volti, filtro ad infrarossi e sensore retroilluminato che aiuta ad ottenere foto migliori in condizioni di scarsa luminosità (nella gallery potete osservare un paio di esempi di foto scattate al chiuso, di sera). Anche le mancanze sono comuni al fratello maggiore visto che, a differenza di iPhone e iPod Touch, tutta la famiglia iPad (Mini compreso) non è dotata di flash. La camera frontale, utilizzata principalmente per Facetime, è invece da 1,2 megapixel, ma è anch'essa dotata di sensore retroilluminato e del sistema di rilevamento automatico dei volti. A livello di video, la camera posteriore permette di registrare filmati in full-HD a 1080p (con funzione di stabilizzazione e messa a fuoco tramite tocco) mentre quella frontale registra video a 720p. La qualità dei filmati è buona, anche migliore rispetto a quella delle foto, ma manca la possibilità di zoomare durante le riprese (funzione che si può ottenere utilizzando App diverse da quella fornita di sistema). Infine, a differenza di iPhone, su iPad manca anche la possibilità di scattare foto panoramiche o in modalità HDR: anche in questo caso si tratta di funzionalità che possono essere aggiunte utilizzando altre App ma, visto che Apple ha già sviluppato queste funzioni per iPhone, potrebbe inserirle anche nella versione iOS per iPad.

Con l'utilizzo continuativo di iPad Mini arriviamo inevitabilmente a parlare della durata della batteria, che è uno dei punti a favore del Mini. Apple dichiara 10 ore di autonomia in navigazione WiFi o riproduzione audio/video, e non ci sono sorprese in tal senso: l'autonomia è davvero buona, complice anche il fatto che il modello in prova è WiFi (l'utilizzo della rete dati cellulare è tipicamente più dispendioso, soprattutto se si fa ricorso a numerose notifiche push). Premesso che l'autonomia dipende in gran parte anche dal tipo di utilizzo che viene fatto del dispositivo, in questa settimana di prova ho dovuto ricaricare iPad Mini solo un paio di volte: la carica iniziale (effettuata durante la prima sincronizzazione con iTunes) e una seconda carica tre giorni dopo.

Parlando di accessori, Apple ha realizzato una smartcover leggermente diversa rispetto a quella dell'iPad "maggiore": al di là della divisione in tre parti anziché quattro (inevitabile per via delle minori dimensioni) la parte magnetica che si aggancia al dispositivo è ricoperta di tessuto, così da evitare possibili graffi sulla colorazione ardesia. Nonostante questo l'aggancio è molto saldo, anzi, l'impressione è che sia più saldo rispetto a quello dell'iPad Retina, anche per via del minor peso da sostenere.


Ovviamente iPad Mini nasce con il nuovo connettore Lightning, per il quale sono già disponibili diversi accessori, in particolare gli adattatori per l'importazione delle foto da scheda SD (testato proprio in occasione di questa prova) e tramite porta USB. A tal proposito ricordiamo che il connettore con porta USB consente anche di importare le foto tra vari dispositivi iOS (cosa che a mio avviso è comunque più comoda da fare condividendo le foto stesse su rete WiFi, ammesso che ci sia una rete disponibile) e supporta anche i dispositivi audio MIDI. Un altro accessorio che sarà molto gettonato per qualche tempo è l'adattatore per il connettore dock, disponibile sia in versione compatta che con un cavo di 20 centimetri.

Probabilmente la volontà di spingere all'adozione del nuovo connettore (anche e soprattutto tra i produttori di accessori) è tra i motivi che hanno spinto Apple ad aggiornare prematuramente iPad Retina; da notare che il nuovo modello non ha spinto iPad 2 fuori dal listino, ma è andato a prendere il posto della terza generazione di tablet Apple, quello che era stato introdotto a marzo come "il nuovo iPad". Le motivazioni di un aggiornamento così precoce non possono però limitarsi solo a questo aspetto: Apple sta giocando il tutto e per tutto su questa tipologia di dispositivi, e non vuole correre il rischio di farsi raggiungere dalla concorrenza.


-Conclusioni-
Con il SoC A6X Apple segna un nuovo punto di riferimento a livello di prestazioni, e anche se al momento non ci sono ancora applicativi in grado di sfruttare tutta questa potenza Apple mostra i denti con un tablet che, oltre al nuovo processore, aggiunge la compatibilità alle reti LTE europee, migliora la connettività WiFi 802.11n con il supporto dual band (2.4GHz e 5GHz) e migliora anche le due fotocamere (miglioria che, come abbiamo visto, è stata adottata anche sul Mini).

Un'altra ragione che può aver spinto Apple all'aggiornamento di iPad Retina può essere legata al riposizionamento temporale degli aggiornamenti dei dispositivi iOS: se così fosse il nuovo iPhone potrebbe arrivare prima del previsto, così da riservare ad iPad il consueto spazio autunnale. In ogni caso, il confronto con il modello precedente di iPad Retina perde di significato nel momento stesso in cui Apple ha deciso di eliminarlo dal listino, ma se trovate una buona occasione d'acquisto (e non pensate di comprare troppi accessori) l'iPad di terza generazione rimane un prodotto più che valido da prendere in considerazione per l'acquisto di un tablet di grosse dimensioni.

In conclusione, iPad Mini e iPad Retina sono due prodotti tanto simili quanto diversi: simili perché consentono di fare esattamente le stesse cose senza troppe differenze nell'esperienza di utilizzo; diversi perché ognuno dei due ha i propri pro e contro. 


Dopo aver passato un po' di tempo con iPad Mini, il peso del modello Retina sembra davvero eccessivo. Ma bastano pochi istanti sul display ad alta risoluzione per dimenticarsi del peso e apprezzare la maggiore nitidezza delle immagini e, soprattutto, del testo. La scelta tra i due modelli (che complessivamente hanno venduto 3 milioni di esemplari nei primi 3 giorni di vendita) diventa una questione molto personale e legata (oltre che al fattore economico) al tipo di utilizzo che se ne vuole fare: un iPad in casa riesce a sostituire nel 90 percento dei casi il personal computer, ma il Mini è sicuramente molto più comodo da portare in giro.

Resta da chiedersi cosa succederà quando Apple deciderà di introdurre il display Retina anche sul tablet da 7,9 pollici, perché in quel caso le differenze tra i due modelli si assottiglieranno, e il fattore prezzo giocherà sicuramente a favore del Mini. Ma di questo ne riparleremo, probabilmente, tra un anno.

giovedì 8 novembre 2012

iPhone 5, un mese dopo

A un mese circa dalla pubblicazione della mia recensione sull'iPhone 5, posso riprendere l'argomento con qualche informazione aggiuntiva data dall'uso continuativo.

-Dimensioni/peso e finiture estetiche. Gli 8 mm in più di lunghezza sono ampiamente compensati dallo spessore ridotto e, soprattutto, dal peso sensibilmente inferiore. Di contro la sensazione del fondo "vetroso" offerta dall'iPhone 4 e dall 4S è per certi versi migliore e ancora adesso, quando mi capita di afferrare l'iPhone 4 di mia moglie, ho l'impressione (falsa, visti i "test di caduta" dei due modelli) di stringere tra le mani qualcosa di più solido. Il fondo di alluminio non reca alcun segno di graffi e solo sugli spigoli accentuati della lavorazione lucida a 45° si intravedono delle lievi imperfezioni nella colorazione nero-ardesia (personalmente credo che il modello bianco, in questo caso, sia più azzeccato).A seguito di una caduta, uno degli spigoli in alluminio si leggermente ammaccato sulla parte posteriore, ma non cè nulla di compromesso.

-Display. Lo schermo più grande rimane utilizzabile al 100% con una sola mano, ma per i miei gusti (e per la lunghezza del mio pollice) siamo al limite: ci ho messo un po' ad abituarmi... Detto questo, la maggiore altezza torna utile in alcuni casi (a parte l'ovvio esempio dei filmati, personalmente la trovo molto utile sul calendario) ma non migliora la leggibilità del testo. Resta il fatto che il display dell'iPhone 5 è nettamente migliore come luminosità, contrasto e colori rispetto al 4 e al 4S, e si vede meglio anche all'aperto... La differenza è tale da far quasi sfigurare il Retina del 4S se si mettono i due telefoni fianco a fianco.

-Camera. Sono andato a riguardare alcune vecchie foto fatte col 4S; il problema del lens flare è ben evidente anche lì, solo che in quel caso non assume la tonalità fuscia che del 5, ma assume la forma di un alone chiaro, il che lo rende meno evidente anche se la dimensione dell'alone è maggiore. In alcune situazioni dove l'inquadratura non si può modificare più di tanto, può essere un problema.

-Pulsante Home. La meccanica che ci sta dietro sembra diversa... migliore

-WiFi. Nel corso dei miei viaggi, ma anche a casa di parenti, amici, e luoghi pubblici con hotspot disponibili, ho testato la connettività WiFi in diverse decine di occasioni e con decine di reti differenti. Una sola volta mi sono ritrovato ad avere problemi di lentezza o di connessione che andava e veniva in continuazione, problemi che il 4S non aveva e che quindi sono per forza di cose legati al nuovo chip dell'iPhone 5 o ad una sua gestione non corretta in determinate occasioni.

-Connettore Lightning. Ho solo due accessori che sfruttavano il collegamento dock a 30 pin: uno è lo stereo in salotto, dove è posizionato in pianta stabile il vecchio iPod Touch. L'altro è il kit sull'automobile, che però non uso praticamente più perché mi sono affezionato a Radio24 e a Virgin Radio. Per la ricarica in auto (indispensabile quando l'iPhone viene utilizzato come navigatore per lunghe tratte) passo comunque da una porta USB attraverso l'accendisigari, quindi il cambio di connettore mi ha lasciato quasi indenne. Capisco che potrebbe non essere così per tutti, ma un cambio dopo 11 anni non mi pare una tragedia, e anche se avrebbe potuto starci ancora sull'iPhone, dubito che il connettore dock a 30 pin avrebbe trovato posto facilmente sugli altri dispositivi più sottili (il nuovo iPod Touch è 6.1 mm, l'iPod nano 5.4 mm, e il futuro è sicuramente ancora più sottile...)

Dei difetti ancora presenti in iOS6 (quindi non specifici dell'iPhone 5) parlerò prossimamente... sono in arretrato su diversi argomenti che mi ero ripromesso di commentare su queste pagine.

martedì 6 novembre 2012

Le nuove gambe della Mela

Torno velocemente sull'argomento dei cambi al vertice di Apple, per riportare anche qui il mio commento pubblicato mercoledì scorso su Punto-Informatico:

I cambi al vertice annunciati da Apple la scorsa sera sono giunti, almeno in parte, inattesi. Se per John Browett, in Apple da pochi mesi, le motivazioni Sono chiare e ben definite (mai integrato nella "filosofia Apple" e troppo orientato al fatturato degli Apple Store piuttosto che non al livello di soddisfazione di clienti e addetti dei negozi stessi), per Scott Forstall la situazione è un po' più intricata.

Cresciuto in NeXT e portato in Apple da Steve Jobs, Forstall ha partecipato attivamente alla creazione di Mac OS X e della sua interfaccia AQUA (soprattutto dopo le dimissioni di Tevanian) e poi di iOS, del quale è il completo responsabile. Non è un segreto che Scott fosse uno dei pupilli di Jobs: ne condivideva molte idee e anche il carattere difficile... Da quel che si dice, dopo la dipartita di Jobs, i suoi rapporti con il resto del management sono diventati sempre più difficili; l'ascesa di Android, unita ai recenti mezzi passi falsi in materia di mappe hanno fatto il resto.

Ora le cose andranno un po' diversamente perché, al di là dell'allontanamento di Forstall, c'è stato anche un rimpasto dei ruoli: Jonathan Ive (altro pupillo di Jobs) seguirà direttamente lo sviluppo delle interfacce umane di OS X e iOS, mentre lo sviluppo del sistema vero proprio sarà sotto la guida di Craig Federighi (anch'esso ex-dipendente NeXT) già a capo dello sviluppo di OS X: non ci sarà più, quindi, una persona dedicata esclusivamente ad iOS e una al sistema dei Mac, ma ci sarà qualcuno che segue lo sviluppo coordinato delle interfacce di entrambi i sistemi, e qualcun altro che ne dirige gli sviluppi tecnici. Questo significa che le somiglianze tra i due sistemi saranno sempre maggiori, e anche a livello tecnico si dovrebbe assistere ad un'integrazione ancora migliore, se non ad una futura convergenza.


Come se la caverà "Jony", da sempre abituato a progettare gli involucri delle creazioni di Apple, nel suo nuovo ruolo di designer di interfacce umane? Difficile dirlo adesso, ma c'è già chi spera in un abbandono del tanto contestato (ma anche apprezzato) scheumorfismo. In ogni caso Scott Forstall rimarrà in Apple per qualche mese ancora come consulente esterno personale di Tim Cook, decisione più strategica che dettata da reali necessità, in parte per il consueto passaggio di consegne di un ruolo così delicato, ma soprattutto per evitare che le idee dei prossimi progetti di Apple migrino troppo velocemente verso altri lidi, visto che ultimamente Apple è già stata vittima di numerose fughe di notizie che hanno in parte compromesso il lancio del nuovo hardware.

L'allontanamento di Forstall da un ruolo chiave di Apple è stato anche uno dei motivi che ha convinto Bob Mansfield a restare in Apple anziché andare in pensione (intenzione che aveva chiaramente manifestato nei mesi scorsi). Bob si occuperà di dirigere un nuovo gruppo che seguirà il comparto wireless e lo sviluppo del settore dei semiconduttori, due settori chiave per il futuro vista la propensione di Apple a realizzare processori proprietari (come i recenti Apple A6 e A6X), scelta che nei prossimi anni potrebbe portare all'adozione di nuove soluzioni anche sui Mac, vista la recente presentazione dell'architettura ARM Cortex A50 a 64 bit.
Il rimpasto dei vertici di Apple lascia ad Eddy Cue il compito di "raddrizzare" Mappe di proseguire lo sviluppo di Siri (perennemente e dichiaratamente in fase beta), nonché quello di supervisionare tutti gli altri servizi legati ad iOS, a partire dagli store e da iCloud: chissà che non sia l'occasione per avere un po' più di elasticità sui servizi di storage online offerti da Apple.

Complessivamente si tratta di un cambio molto deciso, sia per l'allontanamento di alcune persone da alcuni ruoli chiave (vuoi per motivi caratteriali, vuoi per alcuni errori giudicati troppo delicati) sia, soprattutto, per il rimescolamento stesso di questi ruoli, che ha portato ad un diverso livello di organizzazione dello sviluppo (forse più razionale e più in linea con la visione di Tim Cook), i cui frutti potrebbero vedersi già dalla prossima versione di iOS o dai prossimi iDevice... A tal proposito, visto il recentissimo aggiornamento della linea iPad, e l'inevitabile malumore di chi aveva appena acquistato un iPad di terza generazione, è improbabile che la linea dei tablet venga nuovamente aggiornata in primavera. Ma è altrettanto difficile che mancheranno novità in questo settore fino al prossimo autunno: tralasciando il discorso dell'ancora fantomatica televisione marchiata Apple, potrebbe essere l'occasione per riportare l'iPhone a giugno, sia per anticipare i tempi delle consuete indiscrezioni che rischiano di tenere il mercato in stallo, sia per distanziare gli annunci e dedicare lo spazio autunnale solo all'iPad. Ma per tutto questo c'è ancora tempo: quello che è certo è che questa, ormai, non è più l'Apple di Steve Jobs, ma è un'Apple che sta imparando a camminare in modo diverso, con delle nuove gambe.