martedì 28 febbraio 2012

Esagerazioni

Come tutti ormai saprete, ieri Nokia ha presentato un telefono, il Nokia 808 PureView (tra parentesi Symbian, e non Windows Phone) dotato di un camera con un sensore da 41 (quarantuno) Megapixel.

Da più parti si sono sprecati pareri in merito a questo annuncio, ovviamente divisi tra gli entusiarti e gli scettici. Agli estremi ci sono, da un lato i "troppo entusiasti", quelli che non hanno adeguate conoscenze fotografiche e che credono che sia sufficiente aumentare la risoluzione per ottenere foto migliori; dall'altro lato ci sono quelli "troppo scettici", quelli che (senza leggere il modo in cui viene utilizzato questo sensore) sono convinti che questa miglioria non porti alcun beneficio. Come al solito la verità sta nel mezzo...
Chi mi ha seguito in altri post sa come la penso riguardo la fotografia: la fotografia è "luce" e, più che un'elevata risoluzione, per fare una buona foto occorre la giusta quantità di luce. Lo può sperimentare chiunque osservando come, a parità di apparecchiatura, fare una foto all'aperto in una bella giornata di sole, significa ottenere foto nitide e con ottimi colori (attenzione alle scene con troppa luce o alle situazioni come neve e spiaggia che possono creare dei colori falscati) mentre fare una foto al chiuso, magari di sera, significa prima di tutto rischiare di ottenere una foto "mossa" (con poca luce aumenta il tempo di esposizione) e poi subirsi i disturbi legati all'incremento "digitale" degli ISO, e i colori "piatti".

Premesso questo, dovrebbe essere evidente che i "troppo entusiasti" non devono certo pensare che a soli 450 euro + IVA si ritroveranno tra le mani uno smartphone dotato di una macchina fotografica che vale più di una reflex professionale di svariate migliaia di euro, ma nemmeno di una reflex entry-level con un buon obiettivo o di una mirrorless (che va tanto di moda ultimamente)... probabilmente nemmeno di molte compatte di alto livello o di macchine con ottica fissa... perché un buon obiettivo vale più di tanti megapixel.
Inoltre, parlando in linea generale di fotografia digitale, c'è un altro elemento che avrebbe preso in considerazione quando si incrementa la risoluzione, ed è la dimensione del sensore CCD: se si aumenta la densità di pixel, cioé si aumentano i megapixel senza aumentare la dimensione del sensore, aumenta il rumore, il che non è certo un bene per la nitidezza di una fotografia... si può vedere la differenza esaminando delle foto fatte con una macchina full-frame, ma è un confronto più difficile da fare direttamente perché non si tratta di un tipo di macchina che passa tra le mani di tutti.

Nonostante tutto ciò, lo sforzo di Nokia è apprezzabile per almeno un paio di motivi. Tanto per cominciare il sensore CCD è di dimensioni molto generose: 1x1,2" è quasi un Full Frame, anche se la densità di pixel è decisamente esagerata e l'obiettivo, per quanto pregevole, non potrà mai far entrare tanta luce quanta ne entra nell'obiettivo di una reflex. Qual'è quindi lo scopo di questi 41 Mpixel? Sovracampionare per avere un maggior numero di informazioni da convertire tramite appositi algoritmi in foto da 5 Mpixel (risoluzione impostata di default da Nokia). Inoltre un numero di pixel così elevato consente di realizzare delle zoomate digitali senza interpolare i pixel, ma andando semplicemente a restringere la zona interessata del sensore, come una sorta di "crop" fatto in diretta durante lo scatto, ma fatto su un'immagine da 41 Mpixel (ovviamente in tal caso il sovracampionamento è minore).

[per inciso, il sensore dell'iPhone è decisamente piccolo: si ottengono discreti risultati con buoni colori (a volte anche un po' troppo saturi) quando c'è una buona esposizione, ma l'ingrandimento mostra chiaramente il rumore dei pixel troppo vicini sul sensore]

Un plauso quindi a Nokia per la soluzione studiata, sicuramente unica nel suo genere, ma è davvero questo il futuro della fotografia digitale? Difficile dirlo... se Nokia ha deciso di sovracampionare la scena catturata dal sensore per ottenere un maggior numero di informazioni, Sony qualche tempo fa ha annunciato un nuovo tipo di sensore CMOS che oltre a catturare le canoniche tre componenti RGB (Red, Green, Blue) aggiunge anche la componente "bianca" (White) per un'informazione aggiuntiva di luminosità, il cosiddetto sensore con codifica RGBW... è un altro modo per ottenere maggiori informazioni da restituire all'immagine, avvicinandosi maggiormenta a quella che è la nostra percezione. Sempre parlando di possibili sviluppi futuri dell'immagine digitale, perché non citare Lytro, che molti volevano in contatto con Apple? Certo, sarebbe un po' difficile racchiudere in uno smartphone la tecnologia che sta dietro la creazone di queste immagini "multifocali", ma anche questo è un posssibile sviluppo delle nuove tecnologie.

Dopo tutto questo discorso concludo con messaggio che vuole essere d'incoraggiamento: non è indispensabile un'attrezzatura professionale per fare delle bone foto, basta avere il giusto intuito per l'inquadratura, un po' di fortuna per le condizioni di luce (che vanno valutate conoscendo i limiti di ciò che si sta usando) e magari ingegnarsi un po' in post-produzione.... buoni scatti a tutti.

[foto scattata con un cellulare da pochi soldi a 1.3 Mpixel]



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lunedì 27 febbraio 2012

Il "nuovo" iPad

Pare quasi certo (anche se manca qualsiasi ufficialità) che tra una decina di giorni Apple presenterà il nuovo iPad... e lo chiamo il nuovo iPad perché in questi giorni, su web, forum e siti dedicati, sto leggendo un sacco di corbellerie.
Faccio un esempio chiarificatore: quanto importa se si chiamerà iPad 3 oppure iPad 2S ?

Fondamentalmente non dovrebbe importare a nessuno, e non ha senso leggere commenti del tipo "se è solo un iPad 2S non lo compro, ma se fosse un iPad 3 me lo prendo di sicuro". A titolo esemplificativo, il gap prestazionale tra un iPhone 3G e un 3GS è stato veramente notevole, così come lo è stato dall'iPhone 4 al 4S (forse un po' meno in questo caso): il fatto di mantenere la numerazione aggiungendo una "S" sembra (per ora) legato solo a questioni di rinnovamento estetico, ma il solo fatto di avere un display a risoluzione quadruplicata dovrebbe far comprendere che il salto generazionale sarà consistente, a prescindere da come Apple deciderà di chiamarlo... io stesso mi sono deciso a comprare un iPhone solo con l'uscita del modello 4, dopo aver visto all'opera il Retina Display...

Altrettanto poco significativa la disputa sul nuovo processore, se si tratterà di un Apple A6 o "solo" di un A5X (come trapelato da alcune foto). Ma è veramente il caso di porsi certi problemi senza neanche sapere se questi processori esistono, che differenze hanno tra di loro, e che differenze hanno rispetto all'attuale A5? Io sono sicuro che Apple monterà nell'iPad un processore nuovo e che questo processore nuovo sarà in grado di gestire con la sufficiente potenza il nuovo display, oltre che dare qualcosa in più anche a tutto il resto... non mi interessa sapere se è dual core o quad core, mi interessa sapere che è in grado di garantire al nuovo iPad le prestazioni necessarie per mantenersi ancora in vetta a questo settore in forte crescita.

Mi interesserebbe invece sapere (ma pare che ben pochi si preoccupino di approfondire questo tema) se il nuovo processore del nuovo iPad sarà già in grado di sfruttare architettura Macroscalar che Apple ha recentemente brevettato, non tanto per le prestazioni in sé del processore (che, sono sicuro, in un modo o nell'altro saranno sufficientemente elevate) ma perché mi piacerebbe capire già da subito "se e come" questa architettura riesce a garantire un effettivo incremento prestazionale grazie ad un'ottimizzazione dei processi di compilazione e generazione delle instruzioni per la CPU.

Mi interesserebbe inoltre sapere (altra cosa che tutti sembrano dimenticare) cosa ci riserverà di nuovo l'aggiornamento di iOS... perché è quasi scontato che a fronte di un nuovo iPad con un nuovo processore e nuove caratteristiche tecniche, ci sarà un update anche di iOS, update che (sperabilmente) non si limiterà ad un mero supporto tecnico dei nuovo modelli, ma dovrebbe portare anche qualche nuova funzione, aggiornamento, o bugfix... dall'implementazione di nuove lingue in Siri (e suprattutto l'estensione di certe funzionalità anche al di fuori degli USA) alla correzione di piccoli difetti dei quali, magari, vi parlerò nei prossimi giorni...

mercoledì 22 febbraio 2012

"Avevo un iPhone..."

"Avevo un iPhone... ho comprato un Lumia 800 con Windows Phone per vedere se la nuova piattaforma Microsoft era convincente, ma al momento non sono pienamente soddisfatto"

Queste parole me le ha dette un sostenitore di Windows (che nonostante ciò aveva un iPhone) e proprio in tale veste, considerando anche l'ansia con la quale ha atteso il primo telefono Nokia con Windows Phone, mi ha un po' sorpreso: la sensazione di insoddisfazione deriva dal telefono in sé (per esempio so che ha avuto qualche problema di autonomia) o da Windows Phone?

Personalmente (come ho già avuto modo di dire in altre occasioni) Windows Phone non mi piace molto, ma va riconosciuto a Microsoft il merito di aver realizzato un'interfaccia originale e di averla implementata con la giusta fluidità, probabilmente grazie anche alla restrizione delle richieste hardware minime. Maneggiare un Android offre invece tutt'altra sensazione, e soprattutto offre una sensazione che può variare in modo significativo a seconda dell'hardware sul quale lo si prova, nonché della versione del sistema o delle ROM cucinate: il "famoso" problema della frammentazione.

Dal punto di vista della reazione dell'interfaccia iOS, al momento, ha avuto qualche problema solo nell'estate del 2010, con l'iPhone 3G e la versione 4 del sistema. La sensazione è che il passaggio alla versione 4 di iOS fu un passo significativo che richiedeva un po' troppe risorse, risorse che il 3G non aveva (nonostante le "mutilazioni" riservate al 3G) anche se Apple volle comunque offrire l'aggiornamento. Se volete leggerla in chiave critica verso Apple, potete anche pensare che Apple non ottimizzò a sufficienza il sistema per il 3G, così da "indurre" gli utenti a cambiare telefono... considerando il salto prestazionale che esiste tra un 3G e un 3GS, l'ipotesi mi pare un po' dura da sostenere, ma siete liberi di pensarla come volete.

Al di là di questo, per analizzare le diverse strategie di quelli che sono attualmente i principali competitor del settore mobile, facciamo un passo indietro parlando di computer. Apple ha sempre fatto dell'integrazione tra hardware, software (sistema operativo in primis) e servizi, il suo punto di forza. Microsoft ha sempre fatto della compatibilità (sia verso l'hardware più disparato, sia verso il passato) il suo punto di forza. Google non ha un corrispettivo storico nel settore dei computer e anche l'esperienza recente dei cosiddetti ChromeBook non è stata certo delle migliori.

Passando al settore mobile, Apple ha sempre mantenuto anche qui la stessa filosofia portandola addirittura all'esasperazione: su iOS, salvo jailbreak, si installa solo software proveniente dall'iTunes App Store, software sul quale Apple ha diritto di veto.
Anche Microsoft inizialmente aveva portato sul mobile la stessa strategia dei computer basata sulla compatibilità, e puntava ad installare Windows Mobile su tutto l'hardware possibile; Windows Mobile però si è dimostrato poco adatto alla nuova generazione di smartphone: al di là dei risvolti commerciali e di questioni legate alle quote di mercato, col passaggio a Windows Phone anche Microsoft ha cambiato strategia, chiudendo in parte il sistema dal punto di vista dell'installazione del software ed esigendo delle specifiche minime più stringenti anziché adattarsi a tutte le possibili configurazioni... e per rendere ancora effettiva questa strategia ha fatto degli accordi molto stringenti con Nokia, così da concentrare lo sviluppo del sistema su un hardware ben definito.
Per Android, Google non ha mai posto alcuna restrizione (a parte la versione 3 del sistema, che era riservata ai tablet ed non era opern source) lasciando massima libertà ai produttori sulla customizzazione del proprio sistema in modo tale che si cucisse al meglio sul proprio hardware... se da un lato questa mossa ha consentito a Google di ottenere i migliori risultati dal punto di vista della diffusione del sistema, anche su dispositivi a basso costo, dall'altro lato ha provocato frammentazione e ritardo degli aggiornamenti.

Arrivati a questo punto, esaminiamo nel dettaglio la situazione degli aggiornamenti nel settore mobile.

Apple ha tutto l'interesse ad aggiornare di pari passo la propria offerta di hardware, software e servizi, per offrire un'integrazione che sia la migliore possibile: ogni iPhone uscito finora ha sempre resistito a tre versioni di iOS, quella del lancio e due aggiornamenti successivi, per un totale di tre anni di pieno suppporto.
L'esperienza di Microsoft con Windows Phone è ancora breve per tirare le somme ma la sensazione è quella che abbia tutto l'interesse ad assicurare un buon periodo di compatibilità con l'hardware richiesto dalla configurazione minima.
Per Android le cose sono un po' diverse; quando Google aggiorna la versione base di Android, poi tocca ai produttori rilasciare gli opportuni update per ogni telefono... il problema è che i produttori di telefonia sono, per l'appunto, produttori di hardware: al di là di eventuali discorsi sulle competenze, quale vantaggio otterrebbero ad investire risorse per adattare ogni nuova release di Android ai vari modello usciti uno o due anni prima? Fondamentalmente nessuno: meglio mettere la nuova release solo sui nuovi modelli, che magari ci scappa anche l'acquisto di nuovo hardware... anche perché i produttori di telefonia non fanno soldi con i banner pubblicitari delle applicazioni, e nemmeno fanno grossi numeri sulla vendita delle App sui loro store personali (fa eccezione Amazon con il suo Kindle Fire, ma si tratta di un tablet un po' anomalo nel mondo Android, vista la forte customizzazione che di fatto lo rende quasi un prodotto a sé stante). La riprova di questa situazione sta nel fatto che l'ultima versione di Android ha una percentuale di adozione estremamente bassa, tanto che viene da domandarsi che senso abbia l'arrivo di una nuova major release. Forse Ice Cream Sandwich verrà "snobbato" per passare direttamente ad Android 5 (Jelly Bean) ma questa corsa "solitaria" di Google dovrebbe porre molti quesiti intorno all'universo Android, e forse il primo è quesito è proprio che Google si è stufata di correre da sola...

La recente acquisizione di Motorola da parte di Big G lascia intendere che anche Google vuole imporre al mercato una certa direzione sull'hardware, ma se così fosse prepariamoci ad un piccolo sconvolgimento nell'universo Android: si potrebbe arrivare lla situazione per cui esistono telefoni "di serie A", sempre aggiornati all'ultima versione di Android (e presumibilmente con alto livello di ottimizzazione) e telefoni "di serie B", con scarse possibilità di aggiornamento, che faranno lotta ai primi sul prezzo, cosa che in parte avviene già ora.

Con tutti i benefici del dubbio sulla crescita di Windows Phone, prepariamoci (nell'immediato) ad un futuro a tre: Apple con l'iPhone, Microsoft con Nokia, e Google con Motorola. A contorno ci saranno tutti gli altri produttori come Samsung, HTC, Panasonic, LG e chi più ne ha più ne metta, che cercheranno (chi con Windows Phone, chi con Android, chi con entrambi) di fare il possibile per conquistarsi la propria fetta nel mercato degli smartphone. Chi punterà su Windwos Phone dovrà realizzare prodotti con richieste hardware più stringenti (e quindi presumibilmente più costosi) ma sa che avrà un maggiore supporto da parte di Microsoft; chi punterà su Android potrà fare prodotti più appetibili (cioé più economici) per qualsiasi fascia di pubblico, ma dovrà anche impegnarsi personalmente a customizzare il sistema di Google o a lasciare i propri utenti a secco di aggiornamenti. La mia impressione è che i telefoni Android continueranno a vendere più degli altri per un motivo molto semplice: con l'abbassamento dei prezzi, i modelli Android di fascia bassa sostituiranno progressivamente i cellulari utilizzati non come smartphone ma come semplici telefoni (cosa che, a mio avviso, in parte già avviene). L'iPhone fa un po' storia a se, e probabilmente non risentirà più di tanto della battaglia che si preannuncia tra Google e Microsoft; quest'ultima parte svantaggiata ma non ha ancora perso l'ultimo treno, e può puntare sull'integrazione di Windwos Phone nell'ecosistema che Microsoft sta cercando di creare.

Come ultima cosa ci sarebbe da chiedersi se, in questo ipotetico futuro a tre, ci sarà un po' di spazio anche per gli altri... WebOS ha alcune caratteristiche che a mio avviso lo rendono migliore rispetto ad Android: chissa che a parità di Open Source l'interesse di produttori e sviluppatori non si sposti almeno in parte verso questo sistema, offrendo così una valida possibilità di scelta in più. Per RIM la strada mi sembra invece sempre più in salita, e dubito che nel breve-medio periodo ci sia spazio per altri progetti.

Da tutto questo discorso ho volutamente escluso i tablet; per certi versi sarebbe stato un bene considerarli visto che, almeno finché si parla di iOS e Android, ci gira lo stesso sistema... ma avrò modo di parlarne in un'altra occasione.

domenica 19 febbraio 2012

"si stava meglio quando si stava peggio", ma anche no...

Uso Mac da ormai vent'anni (o giù di lì) da poco meno navigo in internet, e da un po' meno ancora frequento usenet. Su it.comp.macintosh (icm per gli "amici") ho imparato molto e ho conosciuto virtualmente molte persone. Alcune di queste persone le ho conosciute anche nella vita reale, altre le frequento ancora virtualmente, altre ancora le ricordo con simpatia ma non riesco più a rintracciarle. Qualcuno mi ha introdotto anche ad altri forum, a siti dedicati al mondo Apple, qualcuno mi ha dato l'occasione di scrivere su fanzine e riviste (passione che poi è sfociata negli articoli che tutt'oggi scrivo per Punto-Informatico) e qualcuno mi ha anche consentito di fare qualche "lavoretto" per Apple (quand'ero studente, ai tempi del primo iMac, nei fine-settimana facevo il promoter nei grandi negozi di elettronica di consumo).

Qualche giorno fa stavo curiosando tra i vecchi messaggi del 1996 (non riesco ad andare più indietro con Google, ma se qualcuno ha dei suggerimenti su come rintracciare messaggi più vecchi, li accetto volentieri). Accanto ad nomi (pochi) che frequentano ancora icm e a quelli che (pur non frequentando più) ricordo ancora per vari motivi, ce ne sono molti che non ricordo più... gente che magari era solo di passaggio, gente che magari ha frequentato anche per qualche anno ma della quale, per un motivo o per l'altro, non ho più alcun ricordo... dopotutto sono passati vent'anni... o quasi...

Quello che è certo è che l'atmosfera di quei tempi era diversa, ma forse neanche tanto... e qui mi riallaccio al titolo di apertura di questo messaggio: al di là del fatto che qualcosa di diverso c'era per forza, era davvero meglio? E se davvero era meglio, lo era per merito di una Apple che ai tempi era diversa, o lo era per altri motivi? O sono solo i ricordi nostalgici di qualcuno che fanno rievocare quegli anni in un modo più positivo di come realmente erano?

Parto dalla mia esperienza personale. Quando vidi il primo Mac capii subito che "quello" era il tipo di computer che volevo (ai tempi stavo usando un 286 con MS-DOS) ma il costo del nuovo era esorbitante: comprai un LC usato da un mio caro amico, LC che mi accompagnò per diversi anni. Già quindi salta all'occhio la prima differenza tra il presente e il passato: anche oggi i Mac costano mediamente più di un PC da mediamarket, ma se per esempio si prende un notebook di fascia "professionale" il prezzo è lo stesso di un MacBook Pro, e gli ultrabook faticano ad essere concorrenziali con gli Air; in passato i Mac costavano molto di più di qualsiasi PC, senza eccezioni. Inoltre ai tempi dovetti comprare una stampante dedicata alle porte di quel Mac, e un modem anch'esso dedicato: inutile dire che essendo "dedicati" costavano più degli altri... tra l'altro la stampante mi dava non pochi problemi, e la prima connessione ad internet tramite modem non fu tra le cose più semplici, con tanto di pannelli di controllo aggiuntivi (chi se li ricorda FreePPP e OT/PPP?) di non immediata configurazione (ma ammetto anche la mia inesperienza di quegli anni...).
Qualche anno più tardi riuscii a comprarmi un Performa 6300, macchina per certi versi economica ma di dubbia qualità, visto che le prestazioni lasciavano a desiderare: mi si ruppe due volte l'hard disk (cosa che comunque può sempre capitare) e non volli nemmeno approfondire le cause della rottura successiva che mi fece cambiare macchina. Perlomeno aveva il modem integrato, per cui regali il mio modem "dedicato" a mia moglie (ai tempi era ancora la mia "fidanzata") che nel frattempo aveva preso un LCII (sempre usato) per preparare le relazioni universitarie nonché la sua tesi (in russo).

Ai tempi (siamo a metà anni '90) Apple stava vivendo la transizione dai processori 68k ai PowerPC, con problematiche simili a quelle vissute ultimamente col passaggio ad Intel. In più c'erano delle versioni di System (la 7.5.2 e la 7.5.3) che mandavano in bomba molto spesso il mio Performa, cosa che non era mai accaduta con il vecchio LC e con le versioni precedenti del System. Il system, ai tempi aveva i suoi bei limiti: il multitasking cooperativo faceva si che lo svuotamento del cestino, o la stampa di un documento, tenessero impegnato il sistema senza poter fare altro... era davvero meglio questa situazione rispetto a Lion? Di contro si poteva smanettare più facilmente con estensioni e pannello di controllo, editando anche le risorse (ve lo ricordare ResEdit?).
Per un motivo o per l'altro, che dipendesse dalla transizione da 68k a PPC, da versioni poco stabili del sistema (solo con l'arrivo della versione 8, o meglio ancora della 8.1, si tornò a livelli soddisfacenti di stabilità) da caratteristiche ormai obsolete del vecchio System (con un fantomatico Copland che veniva sempre rimandato e non venne mai alla luce), o da smanettamenti poco ortodossi degli utenti, nonostante il Mac fosse anni luce avanti gli altri PC, c'era sempre chi aveva motivo di lamentarsi... quando però hai 20 anni, e tutto il tempo che vuoi da dedicare alla passione dell'informatica, certe cose le affronti in modo diverso da quando ne hai 40: a 40 anni hai (sperabilmente) un lavoro che ti impegna a tempo pieno (e che non è necessariamente legato all'informatica, né tantomeno al Mac) e una famiglia, magari dei figli, ai quali dedicare il tempo libero che ti rimane. Quando a 40 anni accendi il computer tutto deve funzionare come te lo aspetti, non sei troppo propenso ai cambiamenti, non hai tempo per sperimentare, trovare le soluzioni ad eventuali problemi o trovare nuove vie dettate dalle piccole o grandi rivoluzioni di una GUI; se poi il computer lo usi per lavorare la cosa può essere ancora peggiore, perché non puoi proprio permetterti di perdere tempo dietro a certe cose... l'ho vissuto personalmente nel passaggio a MacOS X (in quegli anni lavoravo con un Mac, in un ambiente dove si usavano Mac) e lo vivo personalmente anche oggi con Windows, dove noto molta riluttanza ad abbandonare WinXP per Seven (Vista nemmeno lo considero).

Tutto questo fa uno strano effetto se si trasla sulla cosiddetta "comunità" Apple: le maggior parte delle persone che 20 anni fa affrontavano il Mac con entusiasmo, accogliendo novità e problemi come nuove sfide, oggi sono molto più critiche, soprattutto se usano il Mac per lavorare... chi invece, come me, lavora con Win e usa il Mac solo per diletto, riesce ancora a trovare interessanti le novità. 20 anni fa i cosiddetti "evangelisti del Mac" erano visti in modo scettico dagli "anziani" che usavano il computer in modo più tradizionale, e oggi gli utenti critici di Apple (che magari 20 anni fa erano evanagelisti) guardano in modo scettico i nuovi utenti Apple, quelli che magari sono stati "traghettati" verso il Mac da un iPhone...

Le persone cambiano, ma anche le comunità cambiano, e se parliamo di comunità nate intorno ad una comune passione informatica (e quindi legata alla tecnologia) cambiano perché le tecnologie si evolvono. Un tempo, quando il collegamento era a 56k (o ancora meno) era consuetudine creare comunità che si frequentavano su forum testuali, creavano informazione, e di tanto in tanto si incontravano anche nella realtà organizzando cene o eventi. Oggi che la banda larga è nelle tasche a tutti, che internet abbonda di siti di informazione e blogger, che anche le riviste cartacee fanno fatica a trovare un senso perché travolte dalla marea di informazione che circola in rete, e che le comunità si creano nei social network, certe abitudini vanno per forza di cose a svanire... soprattutto se parliamo sempre di quelle persone che a 20-30 anni avevano molto tempo libero, mentre adesso che di anno ne hanno 40-50, di tempo libero ne hanno molto meno (e magari hanno anche meno "voglia di fare").

Infine è inutile nascondere che anche Apple è cambiata: se 20 anni fa era un'azienda di nicchia che non se la passava troppo bene, oggi grazie all'ecosistema di iOS è una delle società informatiche che godono di maggiore salute... e questa forse è una delle critiche che più spesso vengono rivolte alla Apple attuale. Se una volta il prodotto principale era il Mac (con relativo System o MacOS) oggi il prodotti principali di Apple, quelli che vendono di più e generano maggiore fatturato, sono l'iPhone e l'iPad... e questo si riperquote anche sul Mac, che comunque è in continua crescita. Mac OS X, diventato OS X, assomiglia sempre più ad iOS, cosa che per molti è un difetto ma che in fin dei conti (oltre a tentare una nuova strada di innovazione) serve ad avvicinare l'informatica alla gente comune, un po' lo stesso intento con cui venne presentato il primo Mac. E' vero, Apple non è sempre stata così... Xserve, Final Cut, MacOS X Server, ma anche andando più indietro nel tempo, possiamo trovare diversi prodotti dedicati ai professionisti: una nicchia di utenti in una nicchia di sistema. Apple sta cambiando, a molti non piace, ma secondo me è una sorta di ritorno alle origini, a quel computer "for the rest of us" che voleva il primo Jobs... spero solo che OS X non converga "totalmente" in iOS, perché quello sarebbe troppo, ma lo vedo anche improbabile: come ho già avuto modo di dire, se fosse tutto e solo come iOS, non si potrebbe nemmeno sviluppare le App (a meno di cambiamenti inattesi in iOS).

A 'sto punto chiudiamo il cerchio riproponendo la domanda iniziale: si stava meglio quando si stava peggio? Se era davvero era meglio, lo era per merito di una Apple che ai tempi era diversa, o lo era per altri motivi? O sono solo i ricordi nostalgici di qualcuno che fanno rievocare quegli anni in un modo più positivo di come realmente erano?
Personalmente credo che ci sia un po' di tutto: Apple sta sicuramente cambiando ma, a mio avviso, non sta "peggiorando"... questi cambiamenti possono non piacere a tutti, sicuramente, ma altrettanto sicuramente possono piacere a chi prima non prendeva in considerazione il Mac... ogni periodo storico di Apple ha avuto i suoi pro e i suoi contro, ed ha avuto le sue caratteristiche più o meno adatte alle esigenze di ognuno, esigenze che magari sono anche cambiate nel corso degli anni, così com'è cambiata anche Apple, i suoi prodotti e i suoi target. Io, col Mac, mi diverto ancora... forse se con Mac facessi altri lavori non sarei molto contento di certe scelte, ma ho come l'impressione che la strada scelta sarà seguita anche dagli "altri" e credo che (quantomeno per l'utenza consumer) sia quella giusta... spero di non dovermi rimangiare quest'ultima frase...

Riallacciandomi ad alcune polemiche nate intorno alle recenti anticipazioni su Mountain Lion, vi ripropongo anche un mio post di oltre due anni fa, un post che ragionava su una frase che un mio amico mi disse vent'anni fa: sono sempre più dell'idea che le cose stanno oggi come stavano allora.

giovedì 16 febbraio 2012

Scommessa persa [il leone di montagna]

Avevo puntato tutto su White Lion ma oggi, a sorpresa, Apple presenta l’anteprima per sviluppatori di OS X Mountain Lion con oltre 100 novità. Non vi sarà difficile notare l'avvicinamento a iOS

Apple ha presentato oggi un’anteprima per sviluppatori di OS X Mountain Lion, la nona importante release del sistema operativo più evoluto al mondo, che porta sul Mac le migliori app e funzioni dell’iPad e accelera il passo dell’innovazione di OS X. Mountain Lion introduce Messages, Notes, Reminders e Game Center sul Mac, oltre a Notification Center, Share Sheets, integrazione con Twitter e AirPlay Mirroring. Mountain Lion è la prima release di OS X sviluppata pensando ad iCloud per una configurazione più intuitiva e una facile integrazione con le app. L’anteprima per sviluppatori di Mountain Lion introduce anche Gatekeeper, una rivoluzionaria funzione dedicata alla sicurezza che aiuta gli utenti a mettersi al riparo da software dannosi dando loro il pieno controllo su quali app vengono installate sul proprio Mac. L’anteprima di Mountain Lion è disponibile per i membri del Mac Developer Program a partire da oggi. Gli utenti Mac potranno passare a Mountain Lion tramite il Mac App Store a fine estate 2012.

“I Mac vivono un momento davvero favorevole, con una crescita superiore ai PC da 23 trimestri consecutivi, e le cose miglioreranno ulteriormente grazie a Mountain Lion,” ha dichiarato Philip Schiller, Senior Vice President di Worldwide Product Marketing per Apple. “L’anteprima per sviluppatori di Mountain Lion arriva a soli sette mesi dalla vincente release di Lion, accelerando così il passo delle sviluppo e dell’innovazione per il sistema operativo desktop più evoluto al mondo.”

L’anteprima per sviluppatori di Mountain Lion include la nuovissima app Messages: sostituisce iChat e consente di inviare un numero illimitato di messaggi, video e foto di alta qualità direttamente dal Mac a qualsiasi altro Mac o dispositivo iOS. Messages supporterà anche AIM, Jabber, Yahoo! Messenger e Google Talk. A partire da oggi, gli utenti di Lion possono scaricare una versione beta di Messages da www.apple.com, mentre la versione finale sarà inclusa in Mountain Lion. Reminders e Notes aiutano a creare e tenere traccia degli impegni e delle cose da fare, su tutti i dispositivi dell’utente. Game Center permette invece di personalizzare l’esperienza di gioco sul Mac, trovare nuovi videogame e sfidare gli amici in modalità multiplayer, sia che usino un Mac, un iPhone, un iPad o un iPod touch.

Mountain Lion presenta le notifiche in modo innovativo ed elegante, e Notification Center offre un accesso facile e immediato a tutti gli avvisi da Mail, Calendar, Messages, Reminders, aggiornamenti di sistema e app di terze parti. Le Share Sheets a livello di sistema semplificano la condivisione di link, foto e video dalle app Apple e di terze parti. Twitter è integrato in Mountain Lion perciò basta accedere una volta per tweetare da Safari, Visualizzazione rapida, Photo Booth, Anteprima e app di terze parti. Mountain Lion include anche AirPlay Mirroring, un modo facile di inviare in wireless uno streaming video a 720p di ciò che appare sul Mac direttamente su un televisore HD con Apple TV.

Oltre 100 milioni di utenti hanno creato un account iCloud, e con Mountain Lion è più facile che mai configurare iCloud e accedere ai documenti su tutti i dispositivi. Mountain Lion usa l’Apple ID dell’utente per impostare in automatico Contacts, Mail, Calendar, Messages, FaceTime e Find My Mac. iCloud Documents invia tutte le modifiche a tutti i dispositivi dell’utente, così i documenti sono sempre aggiornati; e una nuova API aiuta gli sviluppatori a far funzionare le proprie app basate su documenti con iCloud.

Gatekeeper è una rivoluzionaria e innovativa funzione pensata per la sicurezza, che offre all’utente il pieno controllo su quali app possono essere scaricate e installate sul Mac. Si può scegliere di installare app da qualsiasi fonte, proprio come avviene ora sui Mac, oppure usare l’impostazione di default più sicura e installare solo le app dal Mac App Store, oltre a quelle di sviluppatori con un Developer ID univoco fornito da Apple. E per la massima protezione, si può impostare Gatekeeper di modo che consenta soltanto il download e l’installazione delle app dal Mac App Store.

Mountain Lion ha inoltre funzioni appositamente studiate per supportare gli utenti cinesi, fra cui notevoli potenziamenti al metodo di immissione del cinese e la possibilità di scegliere la ricerca Baidu in Safari. Mountain Lion semplifica la configurazione di Contacts, Mail e Calendar, con gli importanti fornitori di servizi e-mail QQ, 126 e 163. Gli utenti cinesi potranno inoltre caricare video tramite Share Sheets direttamente su siti web dedicati come Youku e Tudou, mentre il supporto a livello di sistema per Sina Weibo assicura un microblog ancora più intuitivo.

Centinaia di nuove API consentono agli sviluppatori di accedere alle nuove tecnologie chiave e alle nuove funzioni ottimizzate di OS X. Le API Game Kit accedono agli stessi servizi di Game Center su iOS, così è possibile creare giochi multiplayer che funzionano su Mac, iPhone, iPad e iPod touch. Una nuova infrastruttura grafica è alla base di OpenGL e OpenCL, e implementa GLKit, introdotto per la prima volta in iOS 5, per semplificare la creazione di app OpenGL. Sfruttare la potenza di Core Animation nelle app Cocoa è più facile che mai, e le nuove API video sostituiscono con una moderna architettura a 64 bit le meno potenti API QuickTime. Le API Multi-Touch ottimizzate offrono agli sviluppatori il supporto per l’ingrandimento con doppio tap e l’accesso al gesto di ricerca a livello di sistema. Kernel ASLR migliora la sicurezza ottimizzando l’attenuazione degli attacchi di overflow del buffer.

martedì 14 febbraio 2012

[10 anni fa] Piccole curiosità

Il febbraio del 2002 non fu un mese denso di notizie... rileggendo gli articoli di 10 anni fa si parla delle solite cose, dello SPAM, delle lotte tra i gestori della telefonia (sia fissa che mobile) e della diffusione di internet in Italia: 10 anni fa solo una famiglia su 2 aveva un computer, e solo una su 3 aveva una connessione di qualche tipo alla rete. Non mancava inoltre, anche 10 anni fa, le solite polemiche su quale sistema fosse più sicuro tra Windows e Linux.

Sicurezza a parte, microsoft se la vedeva con Be Incorporated, che la accusava di aver costretto (o convinto con metodi poco trasparenti) i produttori di computer a non installare BeOS come sistema operativo alternativo sui loro computer (con particolare riferimento agli accordi con Hitaci e Compaq). La causa si risolse nel settembre del 2003 con un accordo tra le parti, accordo che prevedeva la caduta delle accuse di comportamento lesivo della concorrenza dietro il pagamento di 23 milioni di dollari da parte di Microsoft. Difficile dire come sarebbe oggi l'informatica se BoOS fosse in stato in grado di raggiungere una massa critica di utenti ma secondo me, dopo che Apple decise di scartarlo in favore di NeXT, il suo destino era ormai segnato.

Tra le notizie più curiose dell'epoca vorrei segnalarne due.
La prima riguarda un curioso telefono (fisso) prodotto da Amstrad che, oltre ad offrire la possibilità di connettersi ad internet e inviare mail aveva la possibilità di emulare lo ZX-Spectrum sfruttando il display integrato, un LCD a toni di grigio... idea bizzarra o quantomeno inconsueta quella di dedicarsi ai vecchi videogames restando attaccati ad un telefono fisso.
La seconda è il Meta Pad, un oggetto che secondo IBM avrebbe dovuto rivoluzionare il concetto dell'informatica, racchiudendo processore memoria e hard-disk in un dispositivo piccolo e leggero da mettersi i tasca e collegare ad un infinità di altri dispositivi: tastiera e monitor, notebook, palmari, e quant'altro. Gli stetticismi non mancarono, e non sto nemmeno a dirvi che fine ha fatto il prototipo di questa idea...

Infine, visto che in questo periodo si è parlato molto di eBook, iBooks, ed evoluzione digitale dei libri, vorrei segnalarvi questo articolo di 10 anni fa, articolo che riprendeva un discorso iniziato qualche mese prima e che ipotizzava libri multimediali su CD-ROM da affiancare a quelli di carta. All'epoca, probabilmente, non si riusciva ancora ad immaginare l'evoluzione degli eReader, l'avvento di tablet, e la direzione intrapresa oggi nella memorizzazione dati che, direzione che a mio avviso si sta evolvendo verso la sparizione del supporto ottico... fermo restando che la carta è ancora ben lontana dallo sparire: chissà cosa racconteremo in merito all'argomento tra altri 10 anni, nel 2022...

lunedì 13 febbraio 2012

PS: quasi dimenticavo...

Torno brevemente sui rumors di qualche giorno fa.
Un iPad 3 con risoluzione da 2048x1536 "contiene" senza problemi il Full-HD... quale miglior occasione per aggiornare anche l'offerta del catalogo di film (e video in genere) che attualmente, sull'iTunes Store, prevede solo l'HD-Ready? E in tal caso, quale migliore occasione per aggiornare anche la Apple-TV?

Ammetto di essere ancora un po' scettico sulla cosiddetta iTV (come la chiama qualcuno) e punto ancora sulla "vecchia" Apple-TV

In realtà mi rendo anche conto che la Apple-TV potrebbe non riuscire a fare una concorrenza diretta con le cosiddette Smart-TV... ma continuo anche pensare che una Apple-TV rev.3 con uscita Full-HD, un po' di memoria per archiviare qualche gioco (basterebbero 8 GB, per contenere i costi) e un controller adeguato, potrebbero fare molto successo, anche contro le console comestiche. I due prodotti potrebbero anche coesistere: una TV non si cambia da un giorno all'altro (io in salotto, per quanto poco lo utilizzo, ho ancora il mio vecchio CRT da 32" in 16:9) quindi una iTV non sarebbe in grado di fare un successo immediato e conquistarsi un'adeguata fetta di mercato; invece una Apple-TV un po' più funzionale (con anche la possibilità di navigare in rete e inviare mail) potrebbe essere la chiave d'ingresso nel settore delle Smart-TV (quella attuale fa più da mediacenter che da Smart-TV); poi, al successivo cambio di televisore, uno potrebbe decidere se prendere direttamente una iTV o continuare con la Apple-TV.

Curiosamente la dualità iTV/Apple-TV (iOS) potrebbe riecheggiare la dualità iMac/MacMini (OSX)... chissà che non sia davvero questa la strada intrapresa.

PPS: pare che le attuali Apple-TV stiano scarseggiando presso i rivenditori (nonostante siano date come "disponibili" sull'Apple Store online)... e le visite da UK continuano ad essere numerose...

Sfida sui grandi numeri

Si fa un gran parlare della diffusione di iOS ed Android e si fa spesso una gran confusione di dati perché chi li annuncia non ha ben chiaro (o non vuol far capire) se si parla di dispositivi totali o di dispositi venduti negli ultimi tre mesi, senza contare che spesso vengono fatti paragoni confrontanto solo gli smartphone, mentre la realtà di iOS si spinge anche su iPod Touch e iPad.

Sappiamo tutti che vengono venduti molti più cellulari Android rispetto agli iPhone (anche se il trimestre natalizio ha visto numeri quasi pari, se non leggermente favorevoli all'iPhone in certi ambiti), ma proviamo a mettere un po' d'ordine in questi numeri partendo dai totali.

Google ha annunciato circa un mese fa il traguardo di 250 milioni di dispositi Android attivati, che in stragrande maggioranza sono smartphone. Per Apple, dati trimestrali alla mano (quindi aggiungendo i dati dell'ultimo trimestre 2011 ai totali dell'analisi quinquennale) possiamo contare 180 milioni di iPhone, 55 milioni di iPad, e (stimati) 70-80 milioni di iPod Touch.
Dai totali possiamo notare che iOS è in vantaggio, anche se il numero di iPhone venduti è sicuramente inferiore a quello degli smartphone Android. Fin qui però abbiamo parlato di vendite e attivazioni, ma non di dispositivi realmente utilizzati...

Personalmente credo che la percentuale dei dispositivi "attivi" (e quindi gli utenti effettivi) sia ancora più favorevole ad iOS, e vado a spiegare perché mi sono fatto questa idea partendo proprio dagli smartphone. Gli utenti iPhone che hanno cambiato il loro telefono con un modello nuovo (facendo quindi incrementare le vendite senza di fatto ampliare la diffusione del sistema) sono presumibilmente quelli che avevano il primo modello (quello solo Edge) o il 3G (che non è supportato da iOS5) cioé circa 25 milioni di persone, il 14% delle vendite totali di iPhone. E' vero che sicuramente anche qualcuno che aveva il 3GS si è comprato il 4S, ma conoco anche molti che usano ancora il 3G o addirittura il modello Edge; in ogni caso, possiamo anche supporre che ci sia più ricambio e arrivare fino al 25% delle vendite. Sull'iPad però il ricambio è pari a zero o quasi (visto che non sono nemmeno passati due anni dal lancio del primo modello) e anche sull'iPod Touch è presumibile che sia molto più basso: complessivamente possiamo immaginare che ci siano 250 milioni di dispositivi iOS attivi, ma se anche volessimo essere meno generosi con Apple potremmo scendere a 200 milioni immaginando che ci sia stato un maggiore ricambio.

Passiamo ad Android; ho già raccontato che la mia esperienza con il Galaxy S non è molto positiva, e parte delle mie perplessità nasce dal fatto che un telefono che è stato lanciato in concomitanza cone l'iPhone 4, sia "relegato" alla versione 2.3.3 di Android. Recentemente Motorola (per voce di Christy Wyatt) ha dichiarato che i produttori di telefonia faticano a rilasciare con solerzia gli aggiornamenti di sistema per i loro telefoni, faticano perché Google rilascia un "sorgente base" ma poi ogni modello sul mercato è differente, differente come processore, come schermo, e quant'altro... anche all'interno della stessa casa: a volte lo sforzo richiesto non è tale da giustificare l'investimento per cui gli aggiornamenti non arrivano (come nel caso, non isolato, del Galaxy S) e all'azienda conviene vendere un nuovo telefono, anche a prezzo basso (e quindi con poco margine di guadagno) piuttosto che aggiornarne uno vecchio... anche perché i produttori di telefoni fanno cassa vendendo hardware, a differenza del modello di Apple che prevede un ecosistema in cui un ruolo importante lo svolge anche l'AppStore. Questa situazione (mancanza di aggiornamenti e prezzo di acquisto inferiore) fa si che, a mio avviso, nel mondo Android ci sia un maggiore ricambio di telefoni, e quindi che gli utenti attivi siano significativamente meno dei 250 milioni di dispositivi Android attivati... ma anche immaginando che ci sia un ricambio solo del 20% (inverosimilmente inferiore a quello che abbiamo supposto per iOS) arriveremmo sempre a quota 200 milioni, e quindi faremmo pari e patta con iOS. Più realisticamente, a mio avviso, Android è ben al disotto di questa cifra... e potrebbe essere dietro iOS anche a livello di smpartphone (almeno per ora, perché il trend di crescita è comunque più elevato)

Questa mia tesi (cioé che iOS non sia veramente in minoranza, o perlomeno non nei termini in cui alcuni cercano di far passare) è supportata da almeno due dati di fatto: iOS sul web fa più traffico di Android, il che significa che è più usato. Anche supponendo che l'iPhone 4S generi più traffico (vuoi per Siri, vuoi per iCloud e relativo PhotoStreaming, vuoi per altri motivi) siamo comunque molto distanti... troppo distanti... o gli utenti attivi che utilizzano Android sono meno, oppure hanno comprato un smartphone touch perchè fa tendenza ma poi, in realtà, lo usano con un normale telefono, sminuendo di fatto il ruolo di Android nell'utilizzo come smartphone. L'altro dato riguarda gli abbonati USA: i dati dell'ultimo trimestre di AT&T ci dicono che, su 9,4 milioni di nuove attivazioni, ben 7,7 riguardano iPhone (circa l'80%)... e a memoria non mi pare di ricordare che in passato l'iPhone sia mai stato in minoranza. Numeri meno spinti ma con la medesima tendenza anche per Verizon che conta il 55% di iPhone nei 7.7 milioni di nuovi abbonati. I dati su Spring (operatore che si è aggiunto al lancio dell'iPhone 4S, quindi solo nell'ultimo trimestre del 2011) non sono molto chiari: si parla di 1,8 milioni di utenti iPhone, il 40% dei quali sono nuovi utenti (gli altri erano già abbonati che hanno cambiato telefono). Considerando che nell'ultimo trimestre Spring ha conquistato 1,6 milioni di nuovi utenti, estrapolando i dati si ricaverebbe che il 45% di questi nuovi utenti sono stati conquistati grazie all'iPhone, ma molti dei precedenti abbonati (oltre un milione) hanno cambiato telefono scegliendo l'iPhone non appena questo si è reso disponibile nell'offerta di Spring.

Volendo ci sarebbero anche i dati sui guadagni derivati dalle App, più elevati quando parliamo di iOS, ma qui entrano in gioco anche le diverse abitudini di utenti e sviluppatori, per non parlare del fatto che gli store sono in rapida evoluzione, anche se mi fa un po' strano sentir parlare del numero di applicazioni in senso assoluto, visto che nel conteggio delle applicazioni Android rientrano anche i temi del desktop e gli sfondi animati della scrivania (e non dico nulla sulle migliaia di widget dell'orologio).

Non manca, infine, un po' di esperienza quotidiana: settimana scorsa ero al ristorante, un piccolo ma ottimo ristorantino poco lontano dal centro di Milano. C'erano solo una decina di persone a pranzo: io e mia moglie con due iPhone, il tavolo di fianco al nostro con altri due ragazzi e due iPhone (4 o 4S) appoggiati sul tavolo, una ragazza poco più in là con un iPad bianco, un signore dall'altra parte con un altro iPhone, un'altra coppia che non aveva nulla di visibile, e infine un ragazzo che giocava con un Galaxy. Il proprietario del ristorante aveva un iPhone che gli ho visto usare più volte, un Blackberry col quale rispondeva alle mail per gestire le prenotazioni, e un iPad appoggiato al bancone. Certo, 10 persone non fanno statistica sul mezzo miliardo di device che abbiamo conteggiato sopra, ma di situazioni di questo tipo ne potrei raccontare diverse, e i dispositivi iOS li ho sempre visti in maggioranza... sarà un caso?

giovedì 9 febbraio 2012

...un po' di rumors

Al di là del post curioso (e scherzoso) di ieri, oggi volevo parlare delle indiscrezioni sulle uscite più o meno imminenti, cercando di andare un po' oltre i classici e scontati rumors che potete leggere ovunque.
Per esempio, è scontato che a breve (non si sa quanto a breve, ma si parla di fine-febbraio / inizio-marzo) verrà presentato l'iPad 3 (o iPad 2S se Apple vuole adottare questo tipo di numerazione anche per gli iPad in occasione dei potenzialmenti che non prevedono restiling), è scontato che sarà migliore del precedente (nuovo processore e più autonomia), ed è pressoché scontato che avrà risoluzione quadruplicata, così com'è successo quando sull'iPhone 4 è stato introdotto il retina display. Detto questo, cos'altro potremmo aggiungere?
Secondo me potremmo aggiungere che la presentazione di iBooks Author conferma in modo definitivo le dimensioni e il fattore di forma dell'iPad. Non ci saranno modelli da 7", né iPad in 16:9 o in 3:2 (tipo l'iPhone): iBooks Author non fa altro che preparare gli eBook in modo tale che si adattino alla perfezione all'iPad, aggiungendo qualche feature in più rispetto allo standard ePub3 per consentire una maggiore interattività e integrazione con le altre applicazioni Apple. Al di là di quanto abbiamo già detto riguardo il formato proprietario, tutto questo, a mio avviso, non fa altro che sentenziare che l'iPad sarà sempre così, il che offre un certo senso di sicurezza anche agli sviluppatori (che al contrario, con Android, si trovano a dover gestire una selva di risoluzioni e formati differenti). Parlando di frammentazione del mercato Android, pare che il Samsung Note abbia venduto abbastanza bene in occasione del lancio, ma personalmente non credo molto in un device da 5": troppo grosso per stare comodamente in tasca come un telefono, troppo piccolo per essere usato come tablet o come eReader, troppo fuori standard per conquistarsi applicazioni dedicate alla sua taglia (perlomeno allo stato attuale delle cose); l'unico vero vantaggio è che sta in borsetta (o nel "borsello", in versione maschile) più comodamente rispetto ad un iPad, ma continua a non convincermi...
Tornando al nuovo iPad si fa un gran parlare anche della camera, visto che quella montata sull'iPad 2 è stata giudicata alquanto scadente per le foto (meglio invece per i video); c'è chi ipotizza addirittura una camera da 8Mpixel simile a quella dell'iPhone 4S ma, se conosco bene Apple, vedo poco probabile un salto del genere, quindi non fatevi troppe illusioni (come lo scorso anno quando c'era chi si aspettava un impossibile display retina sull'iPad 2)... anche perché dalle foto delle scocche che girano in rete in questi giorni, se è vero che il foro sembra di dimensioni maggiori, non mi pare di intravedere lo spazio per il flash il che dovrebbe confermare che Apple non intende puntare sulle funzionalità fotografiche per l'iPad.
Nelle prossime settimane dovrebbe arrivare anche iOS 5.1, che tra le novità attese porterà nuovi linguaggi a Siri, sperabilmente anche l'italiano. Al di là delle lingue, sarebbe auspicabile che le tutte funzioni di Siri vengano estese anche nei paesi al di fuori degli USA: se Siri riesce a localizzarmi per darmi l'ora esatta e le previsioni meteo del luogo in cui mi trovo, non capisco perché non possa anche localizzarmi su Google Maps o trovarmi la farmacia più vicina...
Allontanandoci dal mondo iOS, la macchina di cui tutti si attendono un aggiornamento già da diverso tempo (anche se ultimamente se ne parla poco) sono i MacPro... come ho già ripetuto più volte, il design della macchina è stra-vecchio (è ancora quello dei PowerMac G5) le indiscrezioni che volevano un nuovo design non mancano, i processori nuovi ci sono, e i tempi sono maturi...

mercoledì 8 febbraio 2012

Di tanto in tanto...

[i fatti] Di tanto in tanto ricevo un numero elevato di visite dall'inghilterra

[l'esperienza]
In passato, coincidenza o meno, nei giorni successivi a queste visite si verificava qualche annuncio da parte di Apple (a onor del vero, non sempre è successo...)

[l'attualità]
Oggi sto ricevendo molte più visite dal Regno Unito che non dall'Italia

[il futuro] Domani proverò a fare qualche ipotesi su lanci o annunci imminenti

Fiori di ghiaccio

Un post un po' interlocutorio, giusto per rievocare la mia passione per la fotografia.
Un mese fa, o giù di lì, il mio paesello è rimasto avvolto nella nebbia per diversi giorni di seguito(bastava spostarsi di 10km o anche meno per ritrovarsi al sole). L'aria umida, unita al freddo intenso, causavano dei forti fenomeni di brinamento, fenomeni che sui rami spogli delle piante causano la formazione di cristalli di ghiaccio simili a fiori di ghiaccio.
La foto è stata realizzata alla seconda giornata di brinamento: dopo una settimana (e prima che tornasse il sole a sciogliere tutto) c'erano praticamente degli agglomerati di ghiaccio molto meno suggestivi ;)
La foto è stata realizzata con l'iPhone, macchina fotografica "di fortuna", sicuramente non paragonabile ad una reflex, ma che in certe occasioni è molto utile e offre una qualità comparabile a quella di molte compatte.

lunedì 6 febbraio 2012

La nicchia di iBooks

Ripresento anche qui un mio articolo uscito giovedì scorso su Punto-Informatico, articolo che, a seguito della nuova e più chiara EULA, potrebbe assumere qualche tono un po' meno "drastico": la nuova licenza dice chiaramente che i contenuti rimangono di proprietà dell'autore e possono essere rivenduti (ovviamente in un formato diverso) in altri luoghi. Questo fa si che un libro possa essere potenzialmente preparato con strumenti indipendenti dalla piattaforma, pubblicato dove e come si vuole, e importato in iBooks solo per customizzazioni volte ad offrire la miglior impaginazioen possibile per l'iPad (perlomeno per chi lo volesse vendere anche su iBookstore). In ogni caso, qui di seguito, l'articolo di settimana scorsa:

Prima di scrivere in merito a questo tema ho raccolto informazioni, pareri, umori, visto le prime recensioni, eseguito di persona alcune prove, e sentiti i giudizi (sia quelli pro che quelli contro). Al di là del numero di articoli che sono già stati pubblicati in merito, questo non è un argomento di facile interpretazione, anche perché coinvolge diversi ambiti e può dar luogo a diverse chiavi di lettura in ognuno di questi settori. Il tema di cui sto parlando è quello scaturito dall'evento durante il quale la Apple ha presentato iBooks Author e l'accordo con gli editori di testi scolastici.

Partiamo da quest'ultimo per una semplice questione di percorso narrativo, e quindi partiamo dall'origine del tutto. In base a quello che ci racconta Walter Isaacson nella sua biografia, Jobs riteneva che il mondo dell'istruzione avesse bisogno di nuovi strumenti di studio e affrontò questo discorso direttamente con Obama. Ovviamente l'attenzione del CEO di Apple sull'argomento non era disinteressata, visto che la proposta verteva sull'utilizzo di iPad in luogo dei libri di testo, con evidente ritorno d'immagine per Apple (oltre che ritorno economico). Quanto possa essere buona l'idea dei libri digitali è difficile dirlo: personalmente credo che sia più importante il contenuto di un libro di testo piuttosto che lo strumento utilizzato dallo studente per fruirne. Sia la versione cartacea che quella digitale hanno i loro pro e contro, ma se il contenuto è di bassa qualità, non sarà certo la multimedialità offerta dal formato digitale a renderlo un buon libro.

Un volume cartaceo è costoso, pesante e soggetto ad usura, ma permette di prendere appunti velocemente con una matita ed è sempre a disposizione, anche dopo 20-30-50 anni (ammesso che non sia troppo usurato, che non sia andato perso, e che i suoi contenuti siano ancora "attuali"). Un libro digitale costa meno (perlomeno grazie agli attuali accordi che Apple è riuscita a raggiungere con gli editori), se ne possono mettere a decine in un iPad da 600g, non è soggetto ad usura, si può effettuare una copia di backup facilmente ed eventualmente duplicare su più iPad associati al medesimo account, nonché scaricare da iCloud tutte le volte che si vuole (perlomeno finché è presente sullo store). Potenzialmente un libro digitale è anche "aggiornabile" dall'editore, sia per correggere eventuali errori sia per aggiornarlo a nuovi contenuti e mantenerlo attuale. Di contro è meno immediato per prendere appunti (anche se gli appunti presi sono più facilmente rintracciabili e consultabili) e non vi è alcuna certezza che, anche solo tra 10 anni, sarà ancora leggibile.

Il dubbio nasce in quanto, nello specifico della proposta di Apple, siamo di fronte ad un formato proprietario che lo lega indissolubilmente ad iPad, a iOS e all'applicazione iBooks 2 (senza considerare la questione dei DRM per i libri venduti su iBookstore), quindi ci sono diverse spade di Damocle sia a livello hardware che software. Sotto questo aspetto un libro digitale è più simile ad un software che non ad un libro vero e proprio in quanto, come il software, è soggetto a requisiti di compatibilità con il sistema sul quale andrà a funzionare. Non è un mistero che molti libri multimediali erano finora venduti come applicazioni, e non come ebook: per esempio Pinocchio o The Elements. È davvero questo il futuro dell'editoria digitale (sia che si parli di testi scolastici che a livello generale)? Messa in questi termini la risposta è no, perché il legame a doppio filo con Apple, con iBookstore e con iPad è troppo forte, così forte che potrebbe anche decretare l'insuccesso dell'operazione messa in piedi da Apple. Per capire meglio questo legame e valutare possibili cambi di strategia da parte di Apple, procediamo con l'analisi prendendo in esame l'altro elemento della catena: iBooks Author.

Questo tool fornito gratuitamente da Apple (utilizzabile solo da chi possiede un Mac con Lion, anche se pare si riesca a farlo andare anche su Snow Leopard) permette di creare dei libri multimediali inserendo immagini, video, oggetti 3D e molte altre cose, soprattutto se si ha dimistichezza con codice HTML e Javascript. Il risultato può essere messo in vendita su iBookstore (ed è l'unica possibilità concessa da Apple se lo si vuole vendere), distribuito gratuitamente attraverso iTunes U, oppure esportato nel formato iBooks per essere distribuito gratuitamente ad altre persone che possiedono un iPad: nelle intenzioni di Apple quest'ultima possibilità potrebbe essere sfruttata dai professori per distribuire dispense ai propri studenti, ammesso che ogni studente abbia un iPad, il che costituisce ancora una volta un vincolo per molti versi inaccettabile.

Se anche la scuola fornisse un iPad in comodato d'uso ai propri studenti come strumento di studio (cosa che in effetti avviene in alcune università USA) ci si potrebbe chiedere se sia giusto che per lo studio venga utilizzato uno strumento chiuso e un formato proprietario. In realtà questa domanda ce la si sarebbe dovuta porre già prima, visto che non tutte le scuole utilizzano sistemi operativi opensource (e relativo software), né c'è libertà totale degli studenti nella scelta dei libri di testo: ma questo è un altro discorso, e cadere dalla padella alla brace non è certo il modo migliore per risolvere la questione. Tornando a parlare più specificatamente del formato, "iBooks" è un formato proprietario ideato da Apple che in un certo senso va a fare concorrenza a ePub3 (standard che in realtà non ha ancora preso piede né a livello di distribuzione né a livello di supporto).

Gli svantaggi di un formato proprietario rispetto ad uno standard sono evidenti a tutti, soprattutto parlando della distribuzione di libri, e ancor più se parliamo di libri di testo: ma se ePub3 non soddisfa ancora tutte le esigenze bisogna trovare un'altra soluzione alternativa. Cosa potrebbe fare Apple in tal senso? Spinta dalle richieste degli utenti e dei potenziali acquirenti dei libri, potrebbe rendere pubbliche le specifiche del suo formato, così che tutti lo possano implementare anche su altri dispositivi o direttamente sul computer. Al momento Apple non ha alcun interesse a fare una cosa del genere visto che la situazione attuale le permette di controllare tutta la catena: dalla realizzazione del libro con un Mac e iBooks Author, alla sua pubblicazione su iBookstore, alla sua fruizione esclusiva attraverso iPad. Finché Apple si troverà in una posizione dominante (posizione che le consente anche di ottenere determinati accordi con gli editori dei libri di testo scolastici) sarà difficile smuoverla.

Se la diffusione dei tablet Android comincerà a diventare importante (così com'è successo nel settore degli smartphone), tutti inizieranno a guardarsi un po' intorno, un po' come successe anni fa con iPod e la musica. Per la musica tutto si è risolto nel migliore dei modi, con l'eliminazione dei DRM e la possibilità di ascoltare ovunque i brani comprati su iTunes: per i libri l'auspicio è che succeda la stessa cosa e che Apple conceda l'apertura del suo formato, perlomeno per la distribuzione gratuita (per la vendita su iBookstore si può anche comprendere che si sia una sorta di rapporto di esclusiva, così come c'è anche sui canali tradizionali tra autore ed editore) oppure che permetta di esportare i libri in ePub 3, sempre per quanto concerne la distribuzione gratuita. Difficile prevedere come andrà a finire, ma la situazione peggiore è quella che non vede alcun cambiamento nella strategia di Apple e che gli editori si trovino a pubblicare due differenti versioni dei loro testi, esattamente come avviene oggi per le applicazioni: si rimarrebbe nell'ipotesi di stallo fatta sopra, ovvero quella per cui un libro digitale realizzato in un formato è proprietario, è più simile ad un software che non ad un libro vero e proprio, cosa assolutamente non auspicabile nell'idea di una libera diffusione della cultura.

Approfondendo ulteriormente il discorso delle dispense: un docente che decidesse di distribuire materiale di studio nel formato iBooks obbligherebbe gli studenti all'utilizzo di iPad (fermo restando la possibilità di iBooks Author di esportare anche in PDF, con i dovuti limiti della multimedialità). Di fatto però già molti corsi universitari distribuiscono lezioni in formato podcast da scaricare attraverso iTunes U (che ora ha un'applicazione dedicata per archiviarli in modo più "ordinato") e, come accennato sopra, negli USA ci sono alcune scuole che forniscono iPad ai propri studenti come strumento didattico: giusta o sbagliata che sia questa soluzione, resta il fatto che in parte è una soluzione già adottata, quindi sollevare la questione adesso è un po' come chiudere il cancello del recinto quando i buoi sono già scappati. Viceversa l'esportazione di un formato aperto (o l'apertura parziale del formato iBooks) consentirebbe quantomeno di eliminare il legame con iPad, permettendo a tutti di poter usufruire delle dispense create da iBooks Author anche con altri tablet, se non direttamente dal computer.

Si tratterebbe di una soluzione più che accettabile per la distribuzione gratuita che non penalizzerebbe gli altri tablet ma favorirebbe comunque i tool e il modello di distribuzione ideato da Apple, con conseguente ritorno d'immagine e possibilità di aumentare il mercato di iBookstore. L'eventualità di diventare monopolisti nella distribuzione di libri scolastici digitali, oltre ad essere utopistica, andrebbe sicuramente incontro a provvedimenti da parte dell'antitrust, quindi Apple farebbe bene a trovare la giusta via di mezzo per gestire al meglio questa situazione.

Infine, al di là del discorso istruzione, iBooks Author può rappresentare una possibilità per chi ha un libro nel cassetto e non è ancora riuscito a trovare un editore che (a torto o a ragione) sia disposto a credere nella sua idea. L'autoproduzione di libri non è certo una novità, ma il sistema messo in piedi da Apple semplifica ulteriormente le cose, annulla i costi (ammesso di avere un Mac) e rende possibile la realizzazione immediata anche di quei libri che sono un po' più complessi di un semplice racconto testuale. Di fatto nemmeno questo sistema è una novità al 100 per cento visto che, restando nel campo delle pubblicazioni digitali, Amazon consente l'autopubblicazione digitale già da diverso tempo, sempre con sistemi più o meno chiusi per la gestione dei diritti che in certe occasioni hanno generato confusione sugli scaffali digitali dedicati al Kindle.

L'entrata in scena di Apple nella vendita di libri ha dapprima cambiato lo scenario (e le percentuali di guadagno) di Amazon, e ora ci si prepara ad una nuova sfida sul fronte dell'autoproduzione: fermo restando che una qualunque di queste scelte si porta dietro problemi DRM. Anzi: se per Amazon c'è qualche possibilità in più di fruizione (con app per i vari tablet e smartphone, o per il computer), per Apple c'è l'ulteriore vincolo di iPad: attualmente i libri realizzati con iBook Author sono formattati ad hoc per iPad e si possono leggere solo col tablet della Mela. In aggiunta a questo, anche i libri venduti sull'iBookstore non si possono leggere né tramite iTunes, né sul Mac, né in altro modo che non sia l'apposita applicazione per iOS, il che è un vincolo troppo forte per immaginare che il futuro dell'editoria digitale si sviluppi in questa direzione.

Per quanto attiene quindi l'autopubblicazione, se lavorare con un editore vero e proprio è cosa totalmente diversa (soprattutto se parliamo di un piccolo editore che collabora direttamente con lo scrittore per una stesura ottimale del libro, o di scrittori di fama che hanno accordi particolari con i grandi editori), è anche vero che il fenomeno della "vanity press" è abbastanza diffuso: iBooks Author, visti tutti i limiti e i vincoli attuali di cui abbiamo parlato sopra non rappresenta al momento nulla di speciale se non l'ennesima alternativa alle possibilità che già esistono. Resta quindi da capire se, passata l'euforia iniziale legata all'effetto novità, il modello di produzione Apple saprà imporsi nel panorama editoriale: o se, invece, iBooks Author non sia destinato a rimanre confinato in una nicchia.

Comportamenti discordanti [from: Tutto in una notte]

Non è che mi diverta a sparare a zero su ciò che non mi piace, ma mi devo riallacciare al mio messaggio di qualche giorno fa, quello sugli inaspettati consumi notturni del Samsung Galaxy S, per chiudere il discorso evidenziando un comportamento veramente anomalo.

Inizialmente sembrava che eliminando la sincronizzazione notturna della posta il problema si fosse risolto: la prima notte c'è stato un calo di batteria "solo" del 5%, non pochissimo rispetto al 1%-2% dell'iPhone, ma comunque accettabile.
La seconda notte invece la batteria è passata dal 59% al 36%: un calo del 23% in sette ore, senza alcun utilizzo, e col telefono in modalità offline, a mio avviso è assolutamente inaccettabile, anche se probabilmente in quel caso non avevo liberato la memoria.
La terza notte invece è successa la cosa più strana: il consumo notturno è stato bassissimo, dal 69% al 68%, ma 5-10 minuti dopo la riattivazione è letteralmente crollato al 56%: cosa mai sarà successo per consumare il 12% in pochi minuti? come se non bastasse, poco dopo pranzo (quindi dopo circa 6 ore) dal 56% me lo ritrovo quasi completamente scarico, e avevo fatto una sola telefonata di un minuto e mezzo (per la precisione un minuto e 26 secondi): boh...
La quarta e la quinta notte sembrava che tutto si fosse risolto nel migliore dei modi: avendo l'accortezza di liberare la memoria mi sono ritrovato la mattina seguente senza cali apprezzabili (rispettivamente dal 48% al 46% e dal 71% al 70%) ma stanotte siamo ritornati nel campo dell'ignoto... memoria liberata e telefono messo offline alle 23:00 circa mentre l'indicazione stava al 38%; stamattina alle 7:00, me lo ritrovo al 6% con allarme che mi dice di collegare subito il telefono al caricabatterie... -32% in una situazione in cui non avrebbe dovuto fare nulla!!!

A 'sto punto ci rinuncio: ho già sprecato troppo tempo senza giungere a nessuna conclusione. Il Galaxy S, durante la notte, verrà spento (con buona pace per tutti) e la smetterò pure di farmi certe domande sull'oggetto in questione, sperando che la prossima esperienza con un device Android sia più positiva...

(tra parentesi, qualcuno dovrebbe spiegarmi come mai con la percentuale al 35%, o giù di lì, l'indicatore grafico che sta nella barra in alto sembra indicare una carica maggiore del 50%...)

mercoledì 1 febbraio 2012

[cs] Active Presenta ModaStore versione 4.0

[comunicato stampa]

Con ModaStore tutte le fasi della gestione di un negozio di moda vengono semplificate ed il gestore ha sempre sott'occhio tutto quello che avviene nel negozio.

ModaStore permette di ottimizzare al meglio la rotazione del magazzino e conseguentemente di limitare gli esuberi di budget ordinato a discapito di un buon rendimento delle scorte.

Il programma usa un modo semplice ed intuitivo per gestire le taglie ed i colori. Si presta in modo particolare all'utilizzo in tutti i negozi di abbigliamento e calzature che, per loro natura, sono particolarmente sensibili alla moda e quindi al look dei computer Apple.

ModaStore permette di ottimizzare al meglio la rotazione del magazzino e conseguentemente di limitare gli esuberi di budget ordinato a discapito di un buon rendimento delle scorte.

ModaStore permette di gestire il magazzino partendo dagli ordini. Una volta inserito l'ordine inizierà a prendere corpo il futuro budget di acquisto stagionale.

Alcune importanti stampe dell'ordinato (stagionali o annuali, per tipologie merceologiche o per marchi) permettono con certezza di sapere quanto si andrà a spendere tra sei mesi alla consegna della merce ordinata per la prossima stagione. La cosa è importantissima: fissato un budget di acquisto, ecco che giorno dopo giorno esso prende forma.

Il programma usa un modo semplice ed intuitivo per gestire le taglie ed i colori. Si presta in modo particolare all'utilizzo in tutti i negozi di abbigliamento e calzature che, per loro natura, sono particolarmente sensibili alla moda e quindi al look dei computer Apple.

ModaStore nella versione Centro permette la gestione di un unico negozio. Può essere collegato alla versione ModaStore Perifierico per la gestione di una catena di negozi.

ModaStore gira su piattaforme AppleMacintosh e Windows.

Da da questa pagina è possibile scaricare un demo della nuova versione.

Per ulteriori informazioni sul programma, clicca qui.