mercoledì 26 ottobre 2011

Steve e Walter

Sto leggendo (con la dovuta calma, causa poco tempo a disposizione) la biografia di Stebe Jobs... l'ho acquistata in formato digitale, un po' per la comodità di avela sempre in tasca (cosa un po' difficile con un tomo da 600 pagine) così da poterne leggere un po' ogni volta che ho un buco libero, e un po' pensando che lui, probabilmente, avrebbe preferito così.
Ho sempre pensato che leggere libri sui 3.5" di uno smartphone non fosse una grande trovata, e tutto sommato sono ancora dello stesso parere; c'è però un grande vantaggio del formato elettronico, perlomeno per le mie abitudini attuali, ed è quello di avere i libri sempre con se, pronti per essere sfogliati in qualsiasi momento.
Attualmente ho 26 libri sul mio iPhone, e la biografia di Jobs non è il primo libro che leggo sul piccolo schermo del melafonino; ne ho già letti altri sette e tre sono in attesa per essere letti nei prossimi mesi; gli altri sono manuali che sfoglio solo all'occorrenza.
Nonostante lo scetticismo iniziale (che in realtà non è ancora passato del tutto), una volta riarrangiate le dimensioni dei font a proprio piacimento, la lettura degli eBook è abbastanza piacevole; diverso il caso dei PDF per i quali, secondo me, ci vogliono i 10" dell'iPad... inoltre, in certi luoghi o in certe circostranze, il libro cartaceo è quasi d'obbligo: mai mi metterei a leggere in spiaggia su un iPhone o un iPad, per esempio...

Premesso questo, ci sono due considerazioni che vorrei fare.

La prima riguarda questo mio cambio di abitudini influenzato nuovamente da un device di Apple. Vent'anni fa ci fu il passaggio da PC a Mac (anche se continuo ad usare sia Mac che Windows e, più raramente, Linux); poi l'iPod cambiò le mie abitudini di ascolto musicale e di acquisti della musica (anche se non compro solo da iTunes ma anche da altri store digitali, e talvolta compro ancora anche CD veri e propri); poi venne l'epoca delle App, e quindi anche dei giochi portatili, prima sll'iPod Touch e ora sull'iPhone, che mi ha fatto ritirare la PSP nel cassetto, dove ancora giace dall'estate del 2008 (non mi vergogno, nonostante i miei 39 anni, ad ammettere di essere un videogiocatore incallito ;). Ora è la volta dei libri... non ho rimpiazzato i libri di carta che, ripeto, sono ancora irrinunciabili in certe occasioni ma sto cominciando a sfruttare anche gli eBook, che in altre occasioni sono più comodi.

La seconda considerazione riguarda invece in modo più diretto la biografia di Jobs scritta da Walter Isaacson, un libro molto piacevole da leggere. Jobs, dice lo stesso Isaacson (e non ho motivo di dubitare della sua parola) non ha posto alcun veto e nemmeno a voluto leggere il libro per atorizzare o meno la pubblicazione di alcune parti; anzi, ha incoraggiato tutti (amici e nemici) a raccontare sinceramente le loro esperianze personali con Jobs. Quello che ne esce è un racconto piacevole, un racconto che mette in luce tutti gli aspetti della personalità contraddittoria di quello che, nel bene e nel male, è stato un grande personaggio di questa epoca. Non è né spudoratamente lodevole (come lo sono certi giornalisti quando parlano di Apple, o di Jobs), né inutilmente polemico (come altri libri che ho letto prima della biografia e dei quali al momento non vi ho detto nulla... magari lo farò più avanti). E' un racconto disincantato fatto sia dalla parole di Walter (che con 40 intervite e altri colloqui informali ha avuto modo di conoscere bene Steve) sia dalle parole di tutti quelli che Steve l'hanno conosciuto, amato, e odiato. E' una lettura che consiglio a tutti gli appassionati di Apple, i curiosi che vogliono sapere come mai Steve riuscisse ad "incantare" così tante persone, e anche i soliti criticoni che spesso e volentieri vanno contro Steve e contro Apple pur non conoscendo davvero la storia di Jobs e della società che fondò con Wozniak; molti dettagli della sua gioventù lasciando trasparire il modo in cui ha formato il suo carattere il perché della sua cura maniacale su ogni dettaglio, e anche alcune cose più curiose come l'idea dell'unibody (che secondo me deriva da uno dei lavori che faceva il padre), l'"arte" di contrattare i prezzi (sempre imparata dal padre in tenera età), o l'esperienza nel frutteto (mele...) di Friedland.
Ci sono molte altre cose ancora, ma non posso certo raccontarvele tutte visto che ad ogni pagina si scopre qualcosa di nuovo... vi consiglio veramente di leggerlo.

Nessun commento:

Posta un commento