lunedì 4 gennaio 2010

Un argomento che scotta

Forse non tutti ricorderanno che tra i testimonial della campagna "Think Different" c'era anche il Dalai Lama.
E' lecito quindi provare un certo sconforto quando si legge che sull'App Store cinese sono state bloccate tutte le applicazioni relative alla massima autorità spirituale del Buddhismo tibetano. E' difficile giustificare Apple per una scelta del genere e non è mia intenzione farlo, ma vorrei quantomeno dare uno sguardo alla questione da un punto di vista razionale, visto che emotivamente parlando non si può che essere in disaccordo con questa censura.
Con grande disappunto va ricordato che (purtoppo) in Cina ci sono delle leggi specifiche molto restittive (lo stesso iPhone è venduto senza funzionalità WiFi) e la censura è all'ordine del giorno per quel che riguarda diversi argomenti: anche la recente visita del presidente americano è stata oggetto di conferenze stampa quantomeno dubbie (giornalisti fasulli che evitavano domande "scomode"?) e notizie passate col contagocce dai media locali.
Se una battaglia dev'essere fatta, non è certo contro Apple (né contro tutti gli altri venditori sottoposti alla stessa censura), ma contro certe leggi e certi regimi... certo, poi qualcuno potrà obiettare che per "pensare differente" Apple avrebbe potuto dare il suo contributo andando contro questa censura e pubblicando ugualmente le applicazioni, ma quale sarebbe stato il risultato? Con tutta probabilità l'AppStore (se non l'intera Apple) sarebbe stato messo al bando, chiudendo ogni possibilità fuura di libera informazione (nonché ogni possibilità di affari per Apple).
In definitiva, pur non condividendolo a livello ideologico, posso capire il perché di questo comportamento... per i più curiosi rammento che comunque basta digirare "Dalai Lama" nell'iTunes Store per avere accesso alle applicazioni "incriminate", che sono state censurate solo sullo store cinese e non sugli altri.

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