giovedì 10 dicembre 2009

La legalità (si) paga...

C'è qualcuno in grado di spiegarmi perché se compro un DVD o vado al cinema, prima di vedermi in santa pace il film che ho regolarmente P-A-G-A-T-O (cioé spendo dei soldi, e magari neanche pochi) devo subirmi una gran quantità di pubblicità, nonché l'odioso spot che ricorda a me (che, ripeto, ho P-A-G-A-T-O per il film) che chi copia illegalmente infrange la legge...
Chi invece si scarica il film in maniera illegale, oltre a non subirsi nessuna pubblicità, non è nemmeno costretto a guardare l'odioso spot antipirateria.
Tornando al caso del DVD, la cosa più odiosa è che, nella maggior parte dei casi, lo spot antipirateria (e a volte pure la pubblicità) non si possono nemmeno "saltare": ti obbligano proprio a guardarli, e d riflesso, ti fanno venire voglia di mandare a monte tutti i tuoi buoni propositi per il prossimo acquisto!!! E non mi metto neppure a parlare di altre cose ancora più odiose come i rootkit installati da certe major sui computer di chi voleva semplicemente ascoltare la musica di CD regolarmente acquistati...
Ma torniamo al caso dei film; se la visione di spot e pubblicità diventa troppo fastidiosa, si potrebbe arrivare al punto di "rippare" il DVD, togliere le parti indesiderate, e ottenere il semplice film: ma perché io, utente regolare, devo "sbattermi" (ammesso che poi ne abbia la competenze e le possibilità) per usufruire di ciò che ho già pagato? Inoltre, visto che nel 99% dei casi il film in questione è protetto da DRM, in molti paesi, questa procedura va contro la legge che impedisce la violazione dei DRM, anche se (negli stessi paesi) un'altra legge consente al privato cittadino di realizzare copie di backup ad uso privato dei propri film: senza tirare in ballo dei paradossi ben più famosi (come quello di Epimenide, la cui unica soluzione si ottiene constatando che alcune affermazioni "sono completamente prive di significato"), è evidente a chiunque abbia un po' di buon senso che le due cose sono in evidente contraddizione.
La questione è stata recentemente sollevata da un cittadino danese, che ha volutamente infranto i DRM rippando, per uso privato, un centinaio di film che aveva regolarmente acquistato, e autodenunciando poi la cosa alle autorità. A seguito dell'atto volutamente provocatorio, il gruppo danese di antipirateria ha tentato una scappatoia "elegante" dichiarando che la persona in questione "ha infranto l'attuale legge sul copyright - aggirando i sistemi di DRM interni ai dischi - ma non verrà perseguito legalmente perché le sue copie sono state create esclusivamente per uso privato", ragionamento che non fa una grinza che ma che mette ulteriormente in evidenza l'assurdità della questione: come può un cittadino esercitare il proprio diritto di realizzare una copia di backup, diritto garantito per legge, se per esercitarlo deve infrangere un'altra legge? la soluzione non esiste, perché (parafrasando la soluzione del già citato enigma) i DRM sono privi di significato...

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