giovedì 31 dicembre 2009

Sottotono

"I gusti son gusti", e "a caval donato non si guarda in bocca", ma...
...al giro di boa dei 12 giorni di regali di iTunes, è giunta l'ora di fare un bilancio preliminare dell'operazione commerciale (perché di questo si tratta) messa in piedi da Apple a cavallo del primo decennio degli anni 2000, operazione che a mio modo di vedere è riuscita solo a metà.
Gli "omaggi" regalati finora sono 4 brani, un videoclip, e un'applicazione per iPhone OS. Mediamente si tratta di titoli molto commeciali, di qualità non eccezionale, ma che possono far da richiamo ad altri prodotti dello stesso artista, della stessa major, o della stessa sw-house: uno "stratagemma" abbastanza classico e ricorrente... dopotutto, giusto per fare un esempio, perché regalare FIFA 2010 o Need for Speed, che sono in grado da sole di registrare vendite elevate (ed elevati guadagni)? Meglio regalare un titolo minore della EA, come il Trivial Pursuit, contando magari sul fatto che chi lo scarica (milioni di persone), oltre ad "entrare in contatto" con la EA, possa comprare i kit di espansione delle domande...
Speriamo che il 2010 porti qualcosa di meglio, perché al momento i 12 regali sembrano più regali per i produttori (nel senso di pubblicità) che non per gli utenti... se Apple volesse fare un regalo "vero" ai propri utenti potrebbe regalare un buono pari ad una percentuale, anche molto piccola, della cifra spesa nel 2009: un solo brano scelto tra quelli di proprio gusto vale più di 12 regali inutili.

martedì 29 dicembre 2009

iPad -> iSlate

Se fino a 10 giorni fa iPad sembrava il nome più gettonato per l'imminente tablet di Apple, ora sembra quasi certo che il nome sarà iSlate, e la quasi certezza risiede nei domini internet registrati da delle società fantasma che farebbero capo ad Apple, esattamente come successe tre anni fa con l'iPhone.
Tra l'altro questo nome riprende alcune parole di Bill Keller (editore esecutivo del New York Times), che a fine ottobre si augurava una redazione più attiva per la produzione di nuovi contenuti giornalistici, per iPhone, Time Reader, o per l'imminente Apple Slate.
Il tutto sembra quindi convergere verso quello che dovrebbe essere una sorta di eBook reader "evoluto", con capacità multimediali molto spinte per la fruizione dei contenuti video messi in vendita su iTunes, possibilità videoludiche (visto il modo in cui si è sviluppato l'AppStore) e connettività internet. Se così fosse, con un'uscita video, un supporto, e un controllo remoto potrebbe quasi rimpiazzare la AppleTV...
In ogni caso l'attesa dovrebbe essere ormai breve: si parla di un evento a gennaio per la presentazione (con tanto di richieste specifiche fatte ad alcuni sviluppatori "selezionati" per la realizzazione di alcune applicazioni full screen per l'occasione) e commercializzazione qualche mese più in là. Per quanto riguarda l'aspetto, penso di aver già detto molto nei giorni scorsi, in ogni caso basta cercare in google che di idee se ne trovano a iosa...

lunedì 28 dicembre 2009

martedì 22 dicembre 2009

Onda su onda

Ammetto di non averne ancora compreso appieno l'utilità, ma fatto sta che mi ritrovo con una ventina di inviti per Google Wave che nessuno sembra volere (forse perché li hanno già tutti...?).
In ogni caso, se qualcuno ne volesse, finché ce n'è basta chiedere.

lunedì 21 dicembre 2009

"Ricordati che devi morire..."

No, non voglio parlarvi di cinema (la citazione è ovviamente del celebre film "Non ci resta che piangere", con Benigni e Troisi), né lanciarvi un monito che vi ricordi la fine del mondo o il giudizio universale...
Il titolo di questo post vuole riprendere quanto affermato da Jay Sullivan (vicepresidente e sviluppatore della versione mobile di FireFox) che in recente intervista alla rivista inglese PC Pro, ha dichiarato che App Store e tutti i servizi cloni nati sulla scia del recente successo ottenuto dallo store di Apple sono destinati a scomparire. Le ragioni di questa fine ingloriosa, a detta di Sullivan, risiedono nello sviluppo delle potenzialità dei browser per smartphone, che implementando funzionalità sempre più potenti, con capacità di eseguire rendering complessi di HTML e JavaScript (e, aggiungo io in vista del futuro, anche WebGL o X3D), renderanno inutile lo sviluppo di versioni native per le singole piattaforme.
Ora, il mio massimo rispetto per le competenze di Sullivan e per Firefox (che uso quotidianamente), ma credo che qui siano da fare molte puntualizzazioni:
-non voglio mettere in dubbio che in futuro sarà così, ma vedo questo futuro ancora molto lontano, perché presuppone la disponibilità sempre ed ovunque di una connettività veloce tramite cellulare (o al limite WiFi), il che non è sempre vero.
-ammesso che tutto il mondo abbia copertura 3G o equivalente, ci sarebbero da considerare i costi per l'utente: al di là di eventuali piani flat col proprio operatore, sarebbe economicamente impensabile usare costantemente il roaming quando si è all'estero.
-ammesso che tutti gli operatori mondiali si accordino per non far pagare il roaming, se parliamo specificatamente di Apple, una grossa fetta delle vendite dell'App Store è data dagli utenti di iPod Touch, che non possono certo collegarsi alla rete 3G (e la situazione sarà ancora diversa quando uscirà l'iPad).
-l'autonomia ne risentitrebbe parecchio, anche se in futuro potrebbero esserci nuove soluzioni.
-a livello di prestazioni, pensando alle ultime creazioni della Gameloft (come N.O.V.A. e Avatar), mi viene un po' difficile immaginarle implementate via web, e mi viene anche difficile pensare che ogni volta, per fare una partitina, devo prima scaricare diversi MB di istruzioni (non dico l'applicazione completa, ma perlomeno quello indispensabile che deve stare in memoria). Anche qui, bisognerà vedere quali soluzioni tecniche ci riserverà il futuro, ma sicuramente non parlaimo di un futuro a breve, e in questo settore le previsioni a lungo termine si rivelano spesso errate.
-il modello messo il piedi da Apple è chiaro e lineare, se vogliamo "rigido" ma efficace: c'è un "luogo" dove convergono tutte le applicazioni, gli utenti fanno i loro acquisti, la gestione è affidata ad un unico referente, lo sviluppatore ha la vita semplificata (al di là poi di eventuali problemi in merito all'approvazione, ma questo è un altro discorso). Non mi è chiaro invece come dovrebbe funzionare il modello ipotizzato da Sullivan, che per "stare in piedi" non solo dev'essere fattibile tecnicamente, ma deve anche essere valido dal punto di vista economico/commerciale.
-ci sarebbe molto altro da dire, ma concludo con due considerazioni pratiche in merito a questa idea: tutti ricorderanno che Apple iniziò la commercializzazione dell'iPhone con le sole Web Applications (l'SDK e l'App Store arrivarono solo l'anno successivo), scelta che fu molto criticata e che ebbe un successo "relativo", infinitamente inferiore all'esplosione di applicazioni che si è registrata con l'App Store. Vabbé che criticare Apple va di moda, ma dire adesso che l'App Store diventerà inutile perché soppiantato dal web, mi pare quantomeno prematuro... La seconda considerazione pratica riguarda Chrome OS, il sistema operativo ideato da Google (già disponibile in beta) la cui versione definitiva dovrebbe essere rilasciata il prossimo anno. Pensato per i netbook (almeno per la sua fase iniziale), Chrome OS si base proprio su concetti simili, con il browser al centro di tutto e le net application a supporto del sistema stesso. Personalmente ho già espresso i miei dubbi in merito a questa soluzione, ma da qui ad un paio d'anni avremo la prima prova pratica su larga scala di questo concetto... certo è che Android (l'altro sistema operativo di Google, quello che equipaggia diversi smartphone) si basa su altri presupposti ed ha il suo negozio di applicazioni esattamente come Apple...

giovedì 17 dicembre 2009

"Apple sta fallendo"... e altri falsi miti [parte 6: al chiuso si soffoca]

"Il Mac usa un sistema chiuso, e non ci puoi fare niente...". Anche questa è una critica ricorrente, che possiamo analizzare sotto diversi aspetti.
E' sicuramente vero che Mac OS X è un sistema operativo proprietario, non Open Source, ma questo è altrettanto vero anche per Windows (tanto per citarne uno a caso), quindi questa critica è la benvenuta da chi usa Linux, ma non da chi usa altri sistemi altrettanto chiusi. Se poi vogliamo entrare nei dettagli molte parti di Mac OS X provengono dal mondo Open, e molte altre sono state promosse da Apple (se non sviluppate direttamente a Cupertino o con la collaborazione di Apple) e poi messe a disposizione del mondo Open Source. Tra le ultime possiamo citare OpenCL e Grand Central Dispatch; tra le più famose possiamo citare Webkit e l'ormai (purtroppo) chiuso progetto Open Darwin.
Premesso questo, la "chiusura" è spesso vista anche in altri sensi: per esempio, perché Apple non rilascia SDK per sviluppare applicazioni iPhone OS su sistemi Windows? Beh, la frittata può essere anche rigirata: non mi risulta che Microsoft rilasci SDK per sviluppare applicazioni per Windows/Windows Mobile su Mac... realizzare e mantenere un SDK non è cosa semplice se l'intenzione è quella di farlo per un sistema che non è il proprio, quindi mi pare più che comprensibile che la situazione sia questa.
Passando ad esempi più pratici, alcune critiche di usabilità arrivano da chi utilizza il Mac per la prima volta dopo lunghi periodi di Windows ed ha la sensazione di poter fare meno cose o di avere meno libertà di azione; a titolo di esempio possiamo citare l'impossibilità di fare un "taglia" sui file o la gestione standard delle librerie di iTunes e iPhoto. Qui la spiegazione è molto più semplice ed è da ricercarsi, nel 99% dei casi, ad una serie di abitudini acquisite che l'utente fatica a cambiare (su Mac si utilizza molto di più il Drag&Drop per esempio). E' inutile dire che il Mac è chiuso o limitato perché fa le cose diversamente da Windows: senza entrare in polemiche relative al fatto che casomai è Windows che le fa diversamente da Mac (visto che la GUI di Apple è arrivata prima di quella Microsoft), Mac OS X e Windows sono semplicemente dei sistemi differenti, e non si può pretendere che facciano tutto nello stesso identico modo... non c'è nessun valido motivo perché debba essere così, e se anche ci fosse non c'è nessuno motivo perché il modo giusto sia quello di Windows. Come ho già avuto modo di scrivere in passato, il Mac può essere la giusta soluzione per molti, ma non è certo la macchina ideale per tutti. Mac OS X lavora in un certo modo e ti permette di fare determinate cose, ma se devi farne altre, o se proprio non riesci ad entrare nella sua logica di utilizzo, è meglio lasciar perdere.
Quello che è sicuramente vero di questa critica, è che Apple preferisce dare delle linee di utilizzo più rigide. Esempio classico: se vuoi sincronizzare l'iPod devi caricare la musica nelle libreria di iTunes fare tutto da lì... ben diverso dal "collega il dispositivo e trascinaci sopra le cartelle di musica che hai sulla chiavetta USB". E' un approccio che ha i suoi pro e contro e che sicuramente non è gradito ai più smanettoni che vogliono mettere le mani ovunque e fare come vogliono loro... ma è innegabile che se si ha la volontà di utilizzare veramente iTunes, la sincronizzazione dell'iPod si riduce banalmente in "attacco il cavo": è più impegnativo perché implica un minimo di sforzo di volontà (volontà nel "comprendere" la logica di iTunes, che per quanto possa essere coerente può essere diversa da come uno ha sempre immaginato di archiviare la propria musica), ma alla fin fine più semplice una volta che compie il primo passo.
In definitiva (al di là dei discorsi formali sull'Open Source), più che essere "chiuso", il sistema di Apple è per certi versi più "rigido", il che implica una minore libertà di azione ma anche una maggiore semplicità di utilizzo; ognuno decida cosa preferisce...

[cs] mypage.it e Narrativa San Paolo annunciano il vincitore del contest Salva la Fiaba

Si conclude Salva la fiaba con Tom Trueheart: Il Giornalino pubblica la fiaba vincitrice
mypage.it, Narrativa San Paolo Ragazzi e Il Giornalino annunciano il vincitore della gara di fiabe del terzo millennio

Narrativa San Paolo Ragazzi e mypage.it, con la collaborazione de Il Giornalino, hanno scelto il finale della fiaba vincitore della gara di scrittura Salva la fiaba: ad aggiudicarsi la vittoria è stata Chiara di Pavia. Dopo un'attenta selezione, Il Giornalino annuncia la vincitrice, all'interno del numero in edicola questa settimana: a partire dal racconto de La Bella addormentata nel bosco, Chiara ha concluso ironicamente la storia parlando degli effetti collaterali dell'incantesimo della fatina. Sorprese e colpi di scena che le hanno fatto guadagnare il premio: la pubblicazione su Il Giornalino della sua storia che prende vita anche grazie alle illustrazioni fatte ad hoc.

In concomitanza con l'uscita del secondo volume della trilogia di Ian Beck, Tom Trueheart - La Terra delle Storie Oscure i bambini hanno partecipato in tanti al concorso, trasformandosi per l'occasione in aspiranti fratelli Grimm. Su mypage.it Tom Trueheart ha accompagnato i bambini alla scoperta del suo magico mondo: sulla pagina dedicata interamente al piccolo "salva storie" hanno letto l'inizio delle sue avventure, contenuto nel primo capitolo del libro Tom Trueheart - La Terra delle Storie Oscure, ma soprattutto si sono divertiti a giocare con il Tom Trueheart Game. Superando tutti i livelli del game e destreggiandosi fra missioni ed enigmi, si sono conquistati la possibilità di partecipare alla gara, inviando il loro finale e completando una storia rimasta in sospeso.

mypage.it è il social network per bambini con Parental Control. Su mypage.it i bambini possono creare il loro spazio web, trasferire online la loro rete di amicizie e divertirsi con tanti giochi e attività. Fin dal suo debutto mypage.it ha dedicato grande spazio ai libri, per far scoprire ai nativi digitali il piacere della lettura in modo interattivo e divertente. Grazie al suo impegno, mypage.it ha ricevuto il Premio Andersen 2009 per la promozione alla lettura.

Tom Trueheart - La Terra delle Storie Oscure è il secondo capitolo della saga scritta da Ian Beck. Nel romanzo i fratelli maggiori di Tom stanno per sposarsi e si preparano a vivere "tutti felici e contenti". Ma un ospite inatteso arriva alla cerimonia. I fratelli di Tom e le loro promesse spose vengono rapiti e portati nella Terra delle Storie Oscure, prigionieri del loro antico nemico Fratello Ormestone. E lo stesso Tom è vittima di un terribile incantesimo. Toccherà a Tom salvare gli altri e riportare il Lieto Fine nella Terra delle Storie. Ma come può sconfiggere i mostri delle fiabe se è grande a malapena come un pollice?

mercoledì 16 dicembre 2009

iPad: tiriamo le somme 2 (questioni di schermo)

Come già fatto in passato, approfitto di un commento riguardo le mie considerazioni sull'iPad, per fare una nuovo post che spieghi meglio il perché di alcune supposizioni riguardo il display dell'iPad.

Premetto che, a differenza di quanto scritto nel commento, immagino che come "via di mezzo" si intendano i 3:2 (ovvero l'attuale formato dell'iPhone/iPod Touch) e non il 4:3 che ormai è in disuso. Anch'io sarei sostanzialmente d'accordo con questo formato, sicuramente più versatile del 16:9, se non fosse che ci sarebbero le seguenti considerazioni da fare:
-i produttori di pannelli fanno ormai tutti gli schermi in formato 16:9 (al limite 16:10), e farsi fare un pannello 3:2 ad-hoc sarebbe solo un modo per far lievitare i costi, che già non prevedo bassi...
-un 10" in 16:9 avrebbe una risoluzione 1280x800 che è grossomodo standard e "calza a pennello" per l'HD-Ready.
-A differenza degli attuali tablet con un utilizzo non ben definito, e agli eBook reader fin troppo "settoriali", mi aspetto che l'iPad si proponga come qualcosa di "molto" polifunzionale, quindi deve dare il meglio di se sia come eBook-reader, che come lettore di film/video (oltre che come dispositivo per posta, web, giochi e quant'altro possa derivare dall'AppStore).
-in relazione a quanto appena detto, il formato 16:9 messo in verticale permette di avere uno spazio di proporzione ideale per leggere gli eBook (libri, fumetti, quotidiani, ...) lasciando anche una parte di schermo riservata ai comandi sempre attiva. Mi immagino una soluzione non molto differente da quella adottata dal Nook di Barnes&Nobles, ma con uno schermo unico, e anche le dimensioni/proporzioni globali dovrebbero essere simili: 10" in 16:9, anche mettendo una striscia fissa per i comandi, non è proprio piccolo e non credo sia più "stretto" dei 6" del Nook (del quale non ho ben capito le proporzioni ma pare un 3:4); per quanto riguarda il discorso del campo visivo umano, per la lettura di libri non ci vedo grossi problemi visto che qualsiasi eBook reader (così come qualsiasi libro... o quasi...) è in "verticale".
-Il formato 16:9 consentirebbe la migliore fruizione di film e video, aspetto sul quale non si può dire che Apple non punti, vista l'offerta di film (anche in alta risoluzione) e il recente lancio degli iTunes LP, che non sono visualizzabili su iPhone/iPod Touch, ma che (immagino) Apple voglia rendere fruibile anche sull'iPad. A tal proposito rammento che la risoluzione minima richiesta per gli iTunes LP è proprio di 1280x800 e ritorniamo a quanto specificato all'inizio (anche se, volendo, 1280x800 ci potrebbe stare anche su un pannello in 3:2...).
-Infine, per quanto riguarda le differenze di maneggevolezza tra un 3:2 e un 16:9, rammento che oltre allo schermo ci sarà presumibilmente anche una "cornice", quantomeno per il tasto home, e probabilmente anche per delle casse... un 3:2 con la cornice realizzata "stile iPhone" (cioé con bande nere di cornice sul lato corto) porterebbe comunque il fattore di forma vicino al 16:9, mentre un 16:9 con una sola cornice (con pulsante home e casse) su uno dei lati lunghi porterebbe il fattore di forma vicino al 3:2, quindi vedo le due alternative come equivalenti, o cumunque non tali da determinare una discriminante. D'altro canto sono più propenso a pensare che per un tablet l'utilizzo più "naturale" sia quello in posizione orizzontale (eBook a parte), quindi con cornice in basso sul lato lungo, proporzione globale dell'oggetto che si avvicina ai 3:2, e schermo in 16:9 al quale siamo ormai abituati. In questa condizione il dock che attualmente è in basso sull'iPhone OS, verrebbe spostato di lato, o raddoppiato sui due lati (viste le diverse proporzioni dello schermo), per avere a disposizione un maggior numero di elementi fissi. Poi può anche essere che la cornice non ci sia (viste le dimensioni già generose) e che il pulsante home e le casse siano integrate nel profilo del tablet... sarà tutto da verificare...

Ovviamente sono tutte supposizioni, e sono sicuro che ci sono argomentazioni valide anche per sostenere il contrario... tutto sommato è interessante discuterne anche per valutare le diverse possibilità di interfaccia e di interazione con i dispositivi portatili (al di là di quello che potrà essere o meno l'iPad).

martedì 15 dicembre 2009

[cs] Active Software annuncia Data Rescue 3 in italiano

Active annuncia il rilascio della versione italiana di Data Rescue 3 di Prosoft Engineering.

Data Rescue 3 di Prosoft Engineering è una utility, semplice da usare, che permette di recuperare file e cartelle da dischi o cartucce rimovibili (comprese le chiavette USB ed i supporti usati nelle macchine fotografiche), che abbiano subito un crash o che si siano corrotti. I dati recuperati verranno registrati su un altro supporto, lasciando così intatto il disco originale.

Data Rescue 3 è il miglior programma per il recupero dati disponibile sul mercato per il recupero di dati da un disco rigido con problemi o per recuperare dati che sono stati cancellati.

I file recuperati verranno registrati su un disco interno o esterno (USB o Firewire), dispositivi rimovibili o un disco in rete.

Ulteriori informazioni su: http://www.active-software.com/datarescue

Dall'area download del sito è disponibile una versione demo del programma.

Il prezzo al pubblico di Data Rescue 3 è di euro 99,00 IVA inclusa.

L'aggiornamento dalle versioni precedenti costa euro 69,00 IVA inclusa

Data Rescue 3 è disponibile dal sito Active, presso i negozi AP Store ed i migliori rivenditori Apple in Italia.

lunedì 14 dicembre 2009

iPad: tiriamo le somme

E' da un po' che non dico nulla riguardo l'ancora fantomatico tablet di Apple, un po' perché con l'aumentare delle indiscrezioni si rischia di dire ogni giorno una cosa diversa, e un po' perché (dopo tutte le ipotesi fatte finora) calato l'entusiamo iniziale per la notizia quasi certa del suo arrivo, diventerebbe ripetitivo fantasticare ulteriormente ripetendo di continuo cose già dette.
Ora però siamo in un momento in cui le indiscrezioni sembrano placate e, complice un commento su un forum, e un articolo in preparazione per PI, ho provato a riordinare un po' le idee, tirando le somme prima dell'inizio del 2010 (perché la presentazione potrebbe arrivare in tempi stretti).
Cominciamo con la cosa più banale: il nome. Non ricordo esattamente da dove sia uscito, ma iPad sembra il nome più probabile, e sembra anche in linea con l'attuale linea di prodotti. Eppure c'è qualcosa che non convince: sembra troppo scontato per essere realmente quello, senza contare che se mentre ipod.com e iphone.com sono registrati da Apple, ipad.com porta altrove (anche se questo potrebbe non essere un problema, visto che se portasse già ora ad Apple, sarebbe un'indizio troppo forte). In ogni caso da qui a fin quando non si saprà qualcosa in più, lo chiamerò sempre in questo modo.
Hardware: a parte il processore (che dovrebbe essere realizzato da PA-Semi sulle nuove specifiche ARM Cortex-A9) e altri dettagli tecnici, l'iPad avrà quasi sicuramente connettività WiFi, indispensabile per navigare in internet ed accedere a servizi Apple quali iTunes Store, Apps Store, Mobile Me e quant'altro, magari legato alla recente acquisizione di Lala, o ad una possibile entrata nel mondo degli eBook (settore in cui Apple ha già un piede, sia come sezione dedicata dell'App Store, che come presenza di audiolibri nell'iTunes Store). Molte indiscrezioni parlano anche di HSDPA, soluzione che spingerebbe l'iPad ad un utilizzo ancora più versalite, per certi versi in concorrenza con i netbook; la possibilità di accedere alla rete in ogni momento verrebbe sfruttata per avere un luogo di comune accesso a tutte le applicazioni, cosa che attualmente manca nell'iPhone OS. Questa possibilità renderebbe l'iPad per certi versi simile a Chrome OS, una soluzione che personalmente non gradisco (non quantomeno se adottata come unica possibilità di gestione dei propri documenti), ma che sembra destinata a prendere sempre più piede in futuro. Se così fosse, anche l'acquisizione di Lala assumerebbe maggiore importanza, perché l'idea di offrire alcuni servizi in streaming va a braccetto con l'idea di lasciare parte dei propri documenti in rete. Sempre in teme di hardware, passando al display, le dimensioni più gettonate sono quelle nell'intorno dei 10" (9,7" oppure 10,2", se non 10,7") il che potrebbe anche essere sufficiente per un 16:9 HD 720p, dimensione che farebbe dell'iPad anche un ottimo lettore multimediale, anche per i film acquistati sull'iTunes Store (perlomeno per chi può acquistarli, visto che in Italia siamo ancora in attesa). Il rapporto 16:9 lo renderebbe anche più stretto, e quindi più portatile, e per chi pensa che tale proporzione non sia adatta per fare da eBook reader (altro possibile utilizzo del dispositivo) faccio semplicemente notare che basta dedicare una "striscia" di schermo nella parte bassa per i comandi, e magari anche una in alto per il titolo, parti che resterebbero fisse invece che comparire a seguito di un tocco.
Software: il sistema operativo dell'iPad dovrebbe essere sostanzialmente l'iPhone OS con qualche modifica. Difficile stabilire se sarà effettivamente lo stesso software attuale con qualche adattamento (in tal caso le differenze verrebbero appianate con l'uscita di iPhone OS 4.0), o se sarà invece un terzo sistema operativo pensato ad-hoc. Quel che è certo è che, se la presentazione avverrà a febbraio (prima dovrebbero esserci altre novità), e il lancio nel mese successivo (un lancio nel corso della WWDC potrebbe togliere visibilità al prossimo iPhone), inizialmente il software sarà limitato alle applicazioni fornite da Apple... che poi potrebbe anche non essere così limitato, e riservare delle sorprese se in questi mesi Apple ha collaborato attivamente anche con gli sviluppatori più importanti.
L'iPad potrebbe quindi diventare il dispositivo definitivo per chi fa un uso "blando" del computer, definizione che (senza voler discriminare nessuno) si adatta al 90% degli utilizzi consumer: navigare in internet, accedere a Facebook, controllare la propria casella di posta, ascoltare musica, vedere foto e film, giocare, sono tutte cose alla portata dell'iPad, così come sono già a portata di iPhone e iPod Touch. Il vantaggio di utilizzare un iPad starebbe nella maggiore semplicità d'utilizzo del dispositivo, anche se in tale ottica Apple dovrà trovare il sistema per renderlo autonomo: posso anche immaginare di installare applicazioni direttamente dall'AppStore, comprare la musica dall'iTunes Store per ascoltarla in streaming da MobileMe, e creare i miei documenti solo online... ma già una cosa semplice come scaricare le foto dalla macchina digitale, con l'iPhone OS attuale sarebbe impossibile (è indispensabile passare per un computer con iTunes), quindi questa possibilità è tutta da vedere, anche se per certi versi affascinante.
Il tasto dolente di tutto ciò potrebbe essere il prezzo, perché a mio avviso difficilmente sarà inferiore ai 750-800 Euro, e potrei anche essere ottimista... ovviamente un valore assoluto non è facile da giudicare senza avere la minima idea di come sarà utilizzabile questo oggetto: se li vale mi butterò sull'acquisto, ma forse sarei più contento di veder presentato un MacBook air da 11" e un iPod Touch con fotocamera (due cose che, purtroppo, per il momento vedo un po' improbabili).

venerdì 11 dicembre 2009

Media che vai, DRM che trovi

Da quando ha aperto i battenti in Italia (parliamo del 2006, o giù di lì) ho sempre acquistato musica dall'iTunes Music Store (ora solo iTunes Store, visto che non vende solo musica), fregandome del DRM. Intendiamoci, non che ritenessi la questione dei DRM priva di significato, ma la comodità di acquistare singoli a basso prezzo (anche di musica che difficilmente di trova in negozio), in ogni momento della giornata, senza muovere un passo, aveva la meglio sui DRM. Tra parentesi, anche l'acquisto di CD non sarebbe stato esente da DRM (per non parlare di eventuali rootkit che certe major installavano sui computer ad insaputa degli utenti), mentre quelli di Apple erano tutto sommato accettabili visto che consentivano l'ascolto su 5 computer simultanei (con autorizzazioni attivabili e disattivabili a piacere), nessun limite per gli iPod e, la possibilità di masterizzare CD audio senza alcuna protezione. L'unico vero limite dei DRM di Apple era il legame indissolubile con iTunes e iPod, ma ora che tutto il catalogo è DRM free, anche questo limite è stato superato, anche se a caro prezzo: chi aveva già acquistato ha dovuto pagare per l'update alla versione DRM-free, e le major hanno ottenuto la possibilità di differenziare i prezzi (ovviamente facendo pagare più cari i brani di maggior succcesso...).
Al di là delle scelte di Apple, il DRM musicale è morto perché schiacciato dall'evidenza della sua inutilità: ci sono così tanti metodi per procurarsi musica gratis senza DRM, che mettere delle protezioni sui file acquistati da iTunes o da qualsiasi altro negozio di musica online diventa un esercizio inutile che serve solo a limitare inutilmente chi la musica la compra regolarmente. Tra parentesi, spesso capitava di trovare musica "pirata" compressa ad una qualità migliore rispetto a quella venduta online, quindi il dubbio sull'effettiva convenienza all'acquisto era più che legittimo.
A fronte dell'eliminazione dei DRM dalla musica venduta online, osserviamo però che lo stesso non è ancora avvenuto per i film, anzi, in questo caso l'accanimento verso gli utenti sembra essere aumentato, come abbiamo visto nei giorni scorsi. Il motivo, a mio avviso, è molto semplice, ed è legato al fatto che le major sperano di riuscire a fare con i film quello che non sono riuscite a fare con la musica. Tecnicamente hanno qualche arma in più, visto che l'HDMI ha il suo sistema di protezione (in ogni caso cracckabile, come ogni sistema di protezione), e anche a livello pratico lo scambio in rete di file video non ha ancora raggiunto i livelli dello scambio musicale: i file sono molto più grossi, soprattutto se si cerca una buona qualità, e anche la visione sulla TV può richiedere accorgimenti che magari non sono alla portata di tutti. Di fatto credo (e spero) che sia solo questione di tempo, anche perché ho la sensazione che il Blu-ray non riuscirà a prendere piede com'è successo col DVD, e il futuro della distribuzione passerà per la vendita online, così com'è successo per la musica. A quel punto (possiamo pensare ad un tempo massimo di 5 anni) sarà più difficile riuscire ad imporre la protezione dei contenuti, anche perché nel frattempo la capacità di scambiare film in rete, anche in alta definizione, sarà alla portata di tutti: o ci sarà un'escalation dei sistemi di protezione hardware (cosa fattibile più facilmente, a differenza di quanto è successo in ambito musicale, ma che sicuramente provocherebbe una dura reazione degli utenti), oppure il DRM collasserà su sè stesso.
Come postilla finale possiamo dare uno sguardo veloce a quello che sta succedendo in ambito letterario, dove gli eBook reader che stanno ottenendo maggiore successo sono quelli che prevedono il supporto ai formati senza DRM (come il PDF o l'EPUB), e anche Amazon, nonostante gli ottimi risultati ottenuti con il suo kindle, ha dovuto aggiustare un po' il tiro rispetto alle chiusure iniziali per far fronte alla concorrenza sempre più vasta. Il motivo è presto detto: è relativamente semplice scambiare file di un libro, quindi insistere sui DRM sarebbe inutile.

giovedì 10 dicembre 2009

La legalità (si) paga...

C'è qualcuno in grado di spiegarmi perché se compro un DVD o vado al cinema, prima di vedermi in santa pace il film che ho regolarmente P-A-G-A-T-O (cioé spendo dei soldi, e magari neanche pochi) devo subirmi una gran quantità di pubblicità, nonché l'odioso spot che ricorda a me (che, ripeto, ho P-A-G-A-T-O per il film) che chi copia illegalmente infrange la legge...
Chi invece si scarica il film in maniera illegale, oltre a non subirsi nessuna pubblicità, non è nemmeno costretto a guardare l'odioso spot antipirateria.
Tornando al caso del DVD, la cosa più odiosa è che, nella maggior parte dei casi, lo spot antipirateria (e a volte pure la pubblicità) non si possono nemmeno "saltare": ti obbligano proprio a guardarli, e d riflesso, ti fanno venire voglia di mandare a monte tutti i tuoi buoni propositi per il prossimo acquisto!!! E non mi metto neppure a parlare di altre cose ancora più odiose come i rootkit installati da certe major sui computer di chi voleva semplicemente ascoltare la musica di CD regolarmente acquistati...
Ma torniamo al caso dei film; se la visione di spot e pubblicità diventa troppo fastidiosa, si potrebbe arrivare al punto di "rippare" il DVD, togliere le parti indesiderate, e ottenere il semplice film: ma perché io, utente regolare, devo "sbattermi" (ammesso che poi ne abbia la competenze e le possibilità) per usufruire di ciò che ho già pagato? Inoltre, visto che nel 99% dei casi il film in questione è protetto da DRM, in molti paesi, questa procedura va contro la legge che impedisce la violazione dei DRM, anche se (negli stessi paesi) un'altra legge consente al privato cittadino di realizzare copie di backup ad uso privato dei propri film: senza tirare in ballo dei paradossi ben più famosi (come quello di Epimenide, la cui unica soluzione si ottiene constatando che alcune affermazioni "sono completamente prive di significato"), è evidente a chiunque abbia un po' di buon senso che le due cose sono in evidente contraddizione.
La questione è stata recentemente sollevata da un cittadino danese, che ha volutamente infranto i DRM rippando, per uso privato, un centinaio di film che aveva regolarmente acquistato, e autodenunciando poi la cosa alle autorità. A seguito dell'atto volutamente provocatorio, il gruppo danese di antipirateria ha tentato una scappatoia "elegante" dichiarando che la persona in questione "ha infranto l'attuale legge sul copyright - aggirando i sistemi di DRM interni ai dischi - ma non verrà perseguito legalmente perché le sue copie sono state create esclusivamente per uso privato", ragionamento che non fa una grinza che ma che mette ulteriormente in evidenza l'assurdità della questione: come può un cittadino esercitare il proprio diritto di realizzare una copia di backup, diritto garantito per legge, se per esercitarlo deve infrangere un'altra legge? la soluzione non esiste, perché (parafrasando la soluzione del già citato enigma) i DRM sono privi di significato...

mercoledì 9 dicembre 2009

Sarai licenziato

Se sei un utente regolare che ha pagato fior di quattrini per un software, per poterne usufruire potresti "incappare" nella seguente procedura:
-Installa il software.
-Installa l'applicativo che gestisce le licenze.
-Collegati ad internet per ricevere il codice legato indisolubilmente al tuo seriale di prodotto e alla tua macchina (e quando cambierò macchina???).
-attiva il codica con l'apposito programma sperando che non crei qualche conflitto con qualche DLL o con qualche impostazione del tuo profilo utente.
-prega in aramaico antico che funzioni tutto, perché se c'è da contattare il servizio di assistenza potresti perdere giornate intere.
-anche quando funziona tutto, torna a pregare ad ogni aggiornamento software e preparati al peggio nell'eventualità di un cambio macchina (o anche di un banale cambio di Hard Disk)

Se invece sei uno che si fa pochi scrupoli, ti scarichi la versione pirata o il crack per il software, la dai preventivamente in pasto all'antivirus (anch'esso cracckato, o in versione free per uso privato) per evitare cattive sorprese, e ti eviti giorni di mal di fegato e problematiche varie.

Fortunatamente su Mac la questione delle licenze è mediamente meno complicata (lo stesso Mac OS X si installa senza chiedere alcunché), ma anche lì a volte si rischia di incappare in anomalie che ti fanno venire voglia di passare dalla parte del torto...

L'annosa questione delle licenze software si scontra spesso con la buona volontà di chi segue le regole: gli utenti regolari si trovano impelagati in procedure macchinose che in alcuni casi limitano il loro diritto di fruire regolarmente del prodotto che hanno acquistato. I pirati invece utilizzano liberamente i programmi che le varie software house tentano inutilmente di proteggere in 1000 modi diversi, inutilmente perché per quanto si affannino, un modo per aggirare le protezioni si trova sempre, e alla fin fine la protezioni tanto s[t]ud[i]ate servono solo a dar fastidio a chi non servirebbero, cioé ha acquistato l'applicazione in questione.

In alcune circostanze la situazione diventa così fastidiosa che si può arrivare al paradosso di spendere soldi per comprare il software, ma installare poi una versione pirata che non dia problemi di verifiche delle licenze... non è questo l'unico paradosso di cui vi voglio parlare: tornerò sull'argomento nei prossimi giorni.

lunedì 7 dicembre 2009

+ o - ?

Ogni mese vari istituti statistici pubblicano i risultati dei loro studi in merito al mercato dell'informatica.
Ogni mese, i sostenitori e gli oppositori dei vari sistemi operativi (o delle varie marche di computer) scelgono la statistica che più si addice alla loro tesi, e ce la propinano... ed è così che se un mese NPD diventa la società di ricerca più affidabile, il mese successivo diventa la più faziosa, mentre le statistiche di NetApplication diventano attendibili o insignificanti a seconda che siano più o meno utili alla causa di chi ve le sta raccontando...
Come al solito la verità sta sempre nel mezzo, e senza entrare nello specifico di siti e blog più o meno faziosi, la notizia dei giorni scorsi è che negli USA, ad ottobre, in cima alle classifiche di vendita dei computer ci sarebbero l'iMac da 21" (per il settore desktop) e il MacBook Pro da 13" (per il settore notebook). Al di là delle motivazioni che hanno portato a questo risultato, la notizia sembrerebbe in controtendenza con i dati riportati da MarketShare, dove si vede che nel mese di novembre Mac OS X (nella sua globalità) fa segnare un rallentamento, passando dal 5,27% al 5,12%, mentre Windows 7 cresce dal 2,15% al 4%.

Chi ha ragione? Ovviamente entrambi!!!

I periodi sfasati degli aggiornamenti Apple (Snow Leopard e iMac) e di quelli Microsoft hanno fatto si che il mese di ottobre facesse segnare dati più interessanti per l'uno, e il mese di novembre dei dati migliori per l'altro. Il problema è che se leggete solo siti "Mac-oriented" nessuno vi dirà mai che nel mese di novembre Apple ha registrato un calo nelle statistiche di Net Application, mentre se leggete solo siti dediti a gettare fango su Apple, non scoprirete mai che i punti guadagnati a novembre da Windows 7 sono tutti a discapito delle altre versioni di Windows, visto che complessivamente la quota detenuta dal sistema operativo di Redmond è rimasta invariata.
Potrei continuare a citarvi altri dettagli statistici, ma non era questo lo scopo di questo post... qual'è allora il succo del discorso? Quando leggete su un sito o su un blog (compreso questo!) una notizia data con molta enfasi (positiva o negativa che sia), prendete quella notizia per quello che è, ovvero "solo" una notizia: l'entusiasmo lasciatelo a chi ha riportato la notizia e se ritenete l'argomento interessante, andate ad informarvi alla fonte, leggete pareri contrari, scoprite cosa c'è dietro la notizia, e fatevi una vostra idea. Vi invito quindi, se siete interessati a quest'agomento, a fare un salto su MarketShare e a trarre le vostre concusioni (magari un giorno, sempre restando in tema di pro e contro, parlerò anche dell'affidabilità delle macchine Apple).

venerdì 4 dicembre 2009

Storie dalla sala macchine

SL - Quale e' il comando Unix per cancellare a raffica una serie di directory?
IO - (non molto concentrato) rm -fr
SL - erre-emme-meno-effe-erre e poi ?
IO - (sempre meno concentrato) e poi la directory da cui partire
SL - ok...barra... cosi' ?
IO - (ancora meno concentrato) e che ne so... mica lo vedo lo schermo...
SL - ok....ammazza quanto ci mette.


Se conoscete qualcosina di *nix sapete bene quale danno è stato causato da questa ingenuità!!! Quella che ho riportato sopra non è un racconto inventato, ma una storiella vera, una "storia dalla sala macchina", dove la "sala macchine" (in questo caso) non è il locale dove si comandano i motori di una nave o di un'astronave, ma quello dove si trovano i server e quant'altro è necessario a gestire un'azienda dal punto di vista "informatico".
Le storie in questione sono quelle raccolte da Davide Bianchi durante i suoi anni di lavoro come SysAdmin, ma non voglio dirvi di più se non consigliarvi di visitare il suo sito, che oltre alle storie già citate contiene anche diversi articoli e commenti interessanti (sui quali potete o meno essere d'accordo, ma che comunque inducono a riflettere).

PS: se siete curiosi di sapere com'è nata come va a finire la storiella alla quale ho accennato qui sopra, la trovate nell'elenco dei racconti più vecchi.

mercoledì 2 dicembre 2009

Generazione internet: la TV

Un tempo (non serve andare troppo indietro nel tempo) la televisione non esisteva, e la gente cresceva in modo diverso. La mia generazione ha vissuto solo di striscio gli anni d'oro in cui si poteva ancora vedere qualcosa di interessante (erano gli anni con la TV in biano e nero), ed ha invece assistito alla nascita dei computer. Un decennio più tardi nelle case è arrivata anche internet, e la generazione attuale probabilment enon riesce nmmeno ad immaginare come in passato si potessero passare le giornate senza Facebook, Youtube, il cellulare con connessione ad internet, o le console per giocare online.
A dispetto dell'apertura di questo commento, da quest'ultimo elenco ho volutamente tralasciato la TV, e l'ho fatto per vari motivi... a parte il basso livello della proposta televisiva attuale (mi riferisco in particolare alla programmazione italiana), credo (e spero) che l'evoluzione ci stia portando ad un panorama differente, dove la TV non sarà più uno schermo passivo dove subire ciò che viene passato dalle varie emittenti, ma diventerà sempre più "on-demand". Qualcosa in tal senso lo possiamo già riscontrare nell'offerta satellitare (e in parte nel digitale terrestre), grazie ai canali tematici, ma con la progressiva diffusione della banda larga, tutto potrebbe passare via web, perché ormai tutto converge verso internet. Se volete approfondire l'argomento della TV già disponibile via web, c'è una buona rassegna in questi giorni sul sito di Wired Italia.

martedì 1 dicembre 2009

Arriva il vero Androide?

Da più parti arrivano notizie (date ormai per certe) che danno per imminente lo sbarco di un G-Phone sul mercato degli smartphone.
Il googletelefonino dovrebbe mostrare al mondo la vera faccia di Android, con caratteristiche tali da renderlo unico rispetto a tutti gli altri telefoni che hanno adottato questo sistema.
Se così fosse, questo significa che Google ha deciso di seguire una strada più simile a quella di Apple, e mi domando che fine faranno gli altri telefoni Android se la "casa madre" dovesse tenere per se alcune delle nuove caratteristiche: nel già frammentato mercato degli androidi vedremmo comparire un nuova variante. Va bene che la mia linea di pensiero è favorevole al ploriferare di nuovi sistemi, ma nello specifico non si tratta di creare qualcosa di nuovo, bensì di frammentare qualcosa di già esistente, e se già gli sviluppatori lamentavano le troppe discrepanze tra la diverse "adozioni" di Android, un'ulteriore versione che si preannuncia come diversa da qualsiasi altra implementazione vista finora, non è di buon auspicio sotto questo punto di vista. D'altro canto potrebbe invece contribuire a definire una linea guida che, se adottata anche da tutti gli altri costruttori, potrebbe fare la fortuna di Android... ma in tal caso Google dovrebbe togliere un po' di libertà e porre dei paletti, e non so quanto sarebbe gradita questa svolta...