giovedì 31 dicembre 2009

Sottotono

"I gusti son gusti", e "a caval donato non si guarda in bocca", ma...
...al giro di boa dei 12 giorni di regali di iTunes, è giunta l'ora di fare un bilancio preliminare dell'operazione commerciale (perché di questo si tratta) messa in piedi da Apple a cavallo del primo decennio degli anni 2000, operazione che a mio modo di vedere è riuscita solo a metà.
Gli "omaggi" regalati finora sono 4 brani, un videoclip, e un'applicazione per iPhone OS. Mediamente si tratta di titoli molto commeciali, di qualità non eccezionale, ma che possono far da richiamo ad altri prodotti dello stesso artista, della stessa major, o della stessa sw-house: uno "stratagemma" abbastanza classico e ricorrente... dopotutto, giusto per fare un esempio, perché regalare FIFA 2010 o Need for Speed, che sono in grado da sole di registrare vendite elevate (ed elevati guadagni)? Meglio regalare un titolo minore della EA, come il Trivial Pursuit, contando magari sul fatto che chi lo scarica (milioni di persone), oltre ad "entrare in contatto" con la EA, possa comprare i kit di espansione delle domande...
Speriamo che il 2010 porti qualcosa di meglio, perché al momento i 12 regali sembrano più regali per i produttori (nel senso di pubblicità) che non per gli utenti... se Apple volesse fare un regalo "vero" ai propri utenti potrebbe regalare un buono pari ad una percentuale, anche molto piccola, della cifra spesa nel 2009: un solo brano scelto tra quelli di proprio gusto vale più di 12 regali inutili.

martedì 29 dicembre 2009

iPad -> iSlate

Se fino a 10 giorni fa iPad sembrava il nome più gettonato per l'imminente tablet di Apple, ora sembra quasi certo che il nome sarà iSlate, e la quasi certezza risiede nei domini internet registrati da delle società fantasma che farebbero capo ad Apple, esattamente come successe tre anni fa con l'iPhone.
Tra l'altro questo nome riprende alcune parole di Bill Keller (editore esecutivo del New York Times), che a fine ottobre si augurava una redazione più attiva per la produzione di nuovi contenuti giornalistici, per iPhone, Time Reader, o per l'imminente Apple Slate.
Il tutto sembra quindi convergere verso quello che dovrebbe essere una sorta di eBook reader "evoluto", con capacità multimediali molto spinte per la fruizione dei contenuti video messi in vendita su iTunes, possibilità videoludiche (visto il modo in cui si è sviluppato l'AppStore) e connettività internet. Se così fosse, con un'uscita video, un supporto, e un controllo remoto potrebbe quasi rimpiazzare la AppleTV...
In ogni caso l'attesa dovrebbe essere ormai breve: si parla di un evento a gennaio per la presentazione (con tanto di richieste specifiche fatte ad alcuni sviluppatori "selezionati" per la realizzazione di alcune applicazioni full screen per l'occasione) e commercializzazione qualche mese più in là. Per quanto riguarda l'aspetto, penso di aver già detto molto nei giorni scorsi, in ogni caso basta cercare in google che di idee se ne trovano a iosa...

lunedì 28 dicembre 2009

martedì 22 dicembre 2009

Onda su onda

Ammetto di non averne ancora compreso appieno l'utilità, ma fatto sta che mi ritrovo con una ventina di inviti per Google Wave che nessuno sembra volere (forse perché li hanno già tutti...?).
In ogni caso, se qualcuno ne volesse, finché ce n'è basta chiedere.

lunedì 21 dicembre 2009

"Ricordati che devi morire..."

No, non voglio parlarvi di cinema (la citazione è ovviamente del celebre film "Non ci resta che piangere", con Benigni e Troisi), né lanciarvi un monito che vi ricordi la fine del mondo o il giudizio universale...
Il titolo di questo post vuole riprendere quanto affermato da Jay Sullivan (vicepresidente e sviluppatore della versione mobile di FireFox) che in recente intervista alla rivista inglese PC Pro, ha dichiarato che App Store e tutti i servizi cloni nati sulla scia del recente successo ottenuto dallo store di Apple sono destinati a scomparire. Le ragioni di questa fine ingloriosa, a detta di Sullivan, risiedono nello sviluppo delle potenzialità dei browser per smartphone, che implementando funzionalità sempre più potenti, con capacità di eseguire rendering complessi di HTML e JavaScript (e, aggiungo io in vista del futuro, anche WebGL o X3D), renderanno inutile lo sviluppo di versioni native per le singole piattaforme.
Ora, il mio massimo rispetto per le competenze di Sullivan e per Firefox (che uso quotidianamente), ma credo che qui siano da fare molte puntualizzazioni:
-non voglio mettere in dubbio che in futuro sarà così, ma vedo questo futuro ancora molto lontano, perché presuppone la disponibilità sempre ed ovunque di una connettività veloce tramite cellulare (o al limite WiFi), il che non è sempre vero.
-ammesso che tutto il mondo abbia copertura 3G o equivalente, ci sarebbero da considerare i costi per l'utente: al di là di eventuali piani flat col proprio operatore, sarebbe economicamente impensabile usare costantemente il roaming quando si è all'estero.
-ammesso che tutti gli operatori mondiali si accordino per non far pagare il roaming, se parliamo specificatamente di Apple, una grossa fetta delle vendite dell'App Store è data dagli utenti di iPod Touch, che non possono certo collegarsi alla rete 3G (e la situazione sarà ancora diversa quando uscirà l'iPad).
-l'autonomia ne risentitrebbe parecchio, anche se in futuro potrebbero esserci nuove soluzioni.
-a livello di prestazioni, pensando alle ultime creazioni della Gameloft (come N.O.V.A. e Avatar), mi viene un po' difficile immaginarle implementate via web, e mi viene anche difficile pensare che ogni volta, per fare una partitina, devo prima scaricare diversi MB di istruzioni (non dico l'applicazione completa, ma perlomeno quello indispensabile che deve stare in memoria). Anche qui, bisognerà vedere quali soluzioni tecniche ci riserverà il futuro, ma sicuramente non parlaimo di un futuro a breve, e in questo settore le previsioni a lungo termine si rivelano spesso errate.
-il modello messo il piedi da Apple è chiaro e lineare, se vogliamo "rigido" ma efficace: c'è un "luogo" dove convergono tutte le applicazioni, gli utenti fanno i loro acquisti, la gestione è affidata ad un unico referente, lo sviluppatore ha la vita semplificata (al di là poi di eventuali problemi in merito all'approvazione, ma questo è un altro discorso). Non mi è chiaro invece come dovrebbe funzionare il modello ipotizzato da Sullivan, che per "stare in piedi" non solo dev'essere fattibile tecnicamente, ma deve anche essere valido dal punto di vista economico/commerciale.
-ci sarebbe molto altro da dire, ma concludo con due considerazioni pratiche in merito a questa idea: tutti ricorderanno che Apple iniziò la commercializzazione dell'iPhone con le sole Web Applications (l'SDK e l'App Store arrivarono solo l'anno successivo), scelta che fu molto criticata e che ebbe un successo "relativo", infinitamente inferiore all'esplosione di applicazioni che si è registrata con l'App Store. Vabbé che criticare Apple va di moda, ma dire adesso che l'App Store diventerà inutile perché soppiantato dal web, mi pare quantomeno prematuro... La seconda considerazione pratica riguarda Chrome OS, il sistema operativo ideato da Google (già disponibile in beta) la cui versione definitiva dovrebbe essere rilasciata il prossimo anno. Pensato per i netbook (almeno per la sua fase iniziale), Chrome OS si base proprio su concetti simili, con il browser al centro di tutto e le net application a supporto del sistema stesso. Personalmente ho già espresso i miei dubbi in merito a questa soluzione, ma da qui ad un paio d'anni avremo la prima prova pratica su larga scala di questo concetto... certo è che Android (l'altro sistema operativo di Google, quello che equipaggia diversi smartphone) si basa su altri presupposti ed ha il suo negozio di applicazioni esattamente come Apple...

giovedì 17 dicembre 2009

"Apple sta fallendo"... e altri falsi miti [parte 6: al chiuso si soffoca]

"Il Mac usa un sistema chiuso, e non ci puoi fare niente...". Anche questa è una critica ricorrente, che possiamo analizzare sotto diversi aspetti.
E' sicuramente vero che Mac OS X è un sistema operativo proprietario, non Open Source, ma questo è altrettanto vero anche per Windows (tanto per citarne uno a caso), quindi questa critica è la benvenuta da chi usa Linux, ma non da chi usa altri sistemi altrettanto chiusi. Se poi vogliamo entrare nei dettagli molte parti di Mac OS X provengono dal mondo Open, e molte altre sono state promosse da Apple (se non sviluppate direttamente a Cupertino o con la collaborazione di Apple) e poi messe a disposizione del mondo Open Source. Tra le ultime possiamo citare OpenCL e Grand Central Dispatch; tra le più famose possiamo citare Webkit e l'ormai (purtroppo) chiuso progetto Open Darwin.
Premesso questo, la "chiusura" è spesso vista anche in altri sensi: per esempio, perché Apple non rilascia SDK per sviluppare applicazioni iPhone OS su sistemi Windows? Beh, la frittata può essere anche rigirata: non mi risulta che Microsoft rilasci SDK per sviluppare applicazioni per Windows/Windows Mobile su Mac... realizzare e mantenere un SDK non è cosa semplice se l'intenzione è quella di farlo per un sistema che non è il proprio, quindi mi pare più che comprensibile che la situazione sia questa.
Passando ad esempi più pratici, alcune critiche di usabilità arrivano da chi utilizza il Mac per la prima volta dopo lunghi periodi di Windows ed ha la sensazione di poter fare meno cose o di avere meno libertà di azione; a titolo di esempio possiamo citare l'impossibilità di fare un "taglia" sui file o la gestione standard delle librerie di iTunes e iPhoto. Qui la spiegazione è molto più semplice ed è da ricercarsi, nel 99% dei casi, ad una serie di abitudini acquisite che l'utente fatica a cambiare (su Mac si utilizza molto di più il Drag&Drop per esempio). E' inutile dire che il Mac è chiuso o limitato perché fa le cose diversamente da Windows: senza entrare in polemiche relative al fatto che casomai è Windows che le fa diversamente da Mac (visto che la GUI di Apple è arrivata prima di quella Microsoft), Mac OS X e Windows sono semplicemente dei sistemi differenti, e non si può pretendere che facciano tutto nello stesso identico modo... non c'è nessun valido motivo perché debba essere così, e se anche ci fosse non c'è nessuno motivo perché il modo giusto sia quello di Windows. Come ho già avuto modo di scrivere in passato, il Mac può essere la giusta soluzione per molti, ma non è certo la macchina ideale per tutti. Mac OS X lavora in un certo modo e ti permette di fare determinate cose, ma se devi farne altre, o se proprio non riesci ad entrare nella sua logica di utilizzo, è meglio lasciar perdere.
Quello che è sicuramente vero di questa critica, è che Apple preferisce dare delle linee di utilizzo più rigide. Esempio classico: se vuoi sincronizzare l'iPod devi caricare la musica nelle libreria di iTunes fare tutto da lì... ben diverso dal "collega il dispositivo e trascinaci sopra le cartelle di musica che hai sulla chiavetta USB". E' un approccio che ha i suoi pro e contro e che sicuramente non è gradito ai più smanettoni che vogliono mettere le mani ovunque e fare come vogliono loro... ma è innegabile che se si ha la volontà di utilizzare veramente iTunes, la sincronizzazione dell'iPod si riduce banalmente in "attacco il cavo": è più impegnativo perché implica un minimo di sforzo di volontà (volontà nel "comprendere" la logica di iTunes, che per quanto possa essere coerente può essere diversa da come uno ha sempre immaginato di archiviare la propria musica), ma alla fin fine più semplice una volta che compie il primo passo.
In definitiva (al di là dei discorsi formali sull'Open Source), più che essere "chiuso", il sistema di Apple è per certi versi più "rigido", il che implica una minore libertà di azione ma anche una maggiore semplicità di utilizzo; ognuno decida cosa preferisce...

[cs] mypage.it e Narrativa San Paolo annunciano il vincitore del contest Salva la Fiaba

Si conclude Salva la fiaba con Tom Trueheart: Il Giornalino pubblica la fiaba vincitrice
mypage.it, Narrativa San Paolo Ragazzi e Il Giornalino annunciano il vincitore della gara di fiabe del terzo millennio

Narrativa San Paolo Ragazzi e mypage.it, con la collaborazione de Il Giornalino, hanno scelto il finale della fiaba vincitore della gara di scrittura Salva la fiaba: ad aggiudicarsi la vittoria è stata Chiara di Pavia. Dopo un'attenta selezione, Il Giornalino annuncia la vincitrice, all'interno del numero in edicola questa settimana: a partire dal racconto de La Bella addormentata nel bosco, Chiara ha concluso ironicamente la storia parlando degli effetti collaterali dell'incantesimo della fatina. Sorprese e colpi di scena che le hanno fatto guadagnare il premio: la pubblicazione su Il Giornalino della sua storia che prende vita anche grazie alle illustrazioni fatte ad hoc.

In concomitanza con l'uscita del secondo volume della trilogia di Ian Beck, Tom Trueheart - La Terra delle Storie Oscure i bambini hanno partecipato in tanti al concorso, trasformandosi per l'occasione in aspiranti fratelli Grimm. Su mypage.it Tom Trueheart ha accompagnato i bambini alla scoperta del suo magico mondo: sulla pagina dedicata interamente al piccolo "salva storie" hanno letto l'inizio delle sue avventure, contenuto nel primo capitolo del libro Tom Trueheart - La Terra delle Storie Oscure, ma soprattutto si sono divertiti a giocare con il Tom Trueheart Game. Superando tutti i livelli del game e destreggiandosi fra missioni ed enigmi, si sono conquistati la possibilità di partecipare alla gara, inviando il loro finale e completando una storia rimasta in sospeso.

mypage.it è il social network per bambini con Parental Control. Su mypage.it i bambini possono creare il loro spazio web, trasferire online la loro rete di amicizie e divertirsi con tanti giochi e attività. Fin dal suo debutto mypage.it ha dedicato grande spazio ai libri, per far scoprire ai nativi digitali il piacere della lettura in modo interattivo e divertente. Grazie al suo impegno, mypage.it ha ricevuto il Premio Andersen 2009 per la promozione alla lettura.

Tom Trueheart - La Terra delle Storie Oscure è il secondo capitolo della saga scritta da Ian Beck. Nel romanzo i fratelli maggiori di Tom stanno per sposarsi e si preparano a vivere "tutti felici e contenti". Ma un ospite inatteso arriva alla cerimonia. I fratelli di Tom e le loro promesse spose vengono rapiti e portati nella Terra delle Storie Oscure, prigionieri del loro antico nemico Fratello Ormestone. E lo stesso Tom è vittima di un terribile incantesimo. Toccherà a Tom salvare gli altri e riportare il Lieto Fine nella Terra delle Storie. Ma come può sconfiggere i mostri delle fiabe se è grande a malapena come un pollice?

mercoledì 16 dicembre 2009

iPad: tiriamo le somme 2 (questioni di schermo)

Come già fatto in passato, approfitto di un commento riguardo le mie considerazioni sull'iPad, per fare una nuovo post che spieghi meglio il perché di alcune supposizioni riguardo il display dell'iPad.

Premetto che, a differenza di quanto scritto nel commento, immagino che come "via di mezzo" si intendano i 3:2 (ovvero l'attuale formato dell'iPhone/iPod Touch) e non il 4:3 che ormai è in disuso. Anch'io sarei sostanzialmente d'accordo con questo formato, sicuramente più versatile del 16:9, se non fosse che ci sarebbero le seguenti considerazioni da fare:
-i produttori di pannelli fanno ormai tutti gli schermi in formato 16:9 (al limite 16:10), e farsi fare un pannello 3:2 ad-hoc sarebbe solo un modo per far lievitare i costi, che già non prevedo bassi...
-un 10" in 16:9 avrebbe una risoluzione 1280x800 che è grossomodo standard e "calza a pennello" per l'HD-Ready.
-A differenza degli attuali tablet con un utilizzo non ben definito, e agli eBook reader fin troppo "settoriali", mi aspetto che l'iPad si proponga come qualcosa di "molto" polifunzionale, quindi deve dare il meglio di se sia come eBook-reader, che come lettore di film/video (oltre che come dispositivo per posta, web, giochi e quant'altro possa derivare dall'AppStore).
-in relazione a quanto appena detto, il formato 16:9 messo in verticale permette di avere uno spazio di proporzione ideale per leggere gli eBook (libri, fumetti, quotidiani, ...) lasciando anche una parte di schermo riservata ai comandi sempre attiva. Mi immagino una soluzione non molto differente da quella adottata dal Nook di Barnes&Nobles, ma con uno schermo unico, e anche le dimensioni/proporzioni globali dovrebbero essere simili: 10" in 16:9, anche mettendo una striscia fissa per i comandi, non è proprio piccolo e non credo sia più "stretto" dei 6" del Nook (del quale non ho ben capito le proporzioni ma pare un 3:4); per quanto riguarda il discorso del campo visivo umano, per la lettura di libri non ci vedo grossi problemi visto che qualsiasi eBook reader (così come qualsiasi libro... o quasi...) è in "verticale".
-Il formato 16:9 consentirebbe la migliore fruizione di film e video, aspetto sul quale non si può dire che Apple non punti, vista l'offerta di film (anche in alta risoluzione) e il recente lancio degli iTunes LP, che non sono visualizzabili su iPhone/iPod Touch, ma che (immagino) Apple voglia rendere fruibile anche sull'iPad. A tal proposito rammento che la risoluzione minima richiesta per gli iTunes LP è proprio di 1280x800 e ritorniamo a quanto specificato all'inizio (anche se, volendo, 1280x800 ci potrebbe stare anche su un pannello in 3:2...).
-Infine, per quanto riguarda le differenze di maneggevolezza tra un 3:2 e un 16:9, rammento che oltre allo schermo ci sarà presumibilmente anche una "cornice", quantomeno per il tasto home, e probabilmente anche per delle casse... un 3:2 con la cornice realizzata "stile iPhone" (cioé con bande nere di cornice sul lato corto) porterebbe comunque il fattore di forma vicino al 16:9, mentre un 16:9 con una sola cornice (con pulsante home e casse) su uno dei lati lunghi porterebbe il fattore di forma vicino al 3:2, quindi vedo le due alternative come equivalenti, o cumunque non tali da determinare una discriminante. D'altro canto sono più propenso a pensare che per un tablet l'utilizzo più "naturale" sia quello in posizione orizzontale (eBook a parte), quindi con cornice in basso sul lato lungo, proporzione globale dell'oggetto che si avvicina ai 3:2, e schermo in 16:9 al quale siamo ormai abituati. In questa condizione il dock che attualmente è in basso sull'iPhone OS, verrebbe spostato di lato, o raddoppiato sui due lati (viste le diverse proporzioni dello schermo), per avere a disposizione un maggior numero di elementi fissi. Poi può anche essere che la cornice non ci sia (viste le dimensioni già generose) e che il pulsante home e le casse siano integrate nel profilo del tablet... sarà tutto da verificare...

Ovviamente sono tutte supposizioni, e sono sicuro che ci sono argomentazioni valide anche per sostenere il contrario... tutto sommato è interessante discuterne anche per valutare le diverse possibilità di interfaccia e di interazione con i dispositivi portatili (al di là di quello che potrà essere o meno l'iPad).

martedì 15 dicembre 2009

[cs] Active Software annuncia Data Rescue 3 in italiano

Active annuncia il rilascio della versione italiana di Data Rescue 3 di Prosoft Engineering.

Data Rescue 3 di Prosoft Engineering è una utility, semplice da usare, che permette di recuperare file e cartelle da dischi o cartucce rimovibili (comprese le chiavette USB ed i supporti usati nelle macchine fotografiche), che abbiano subito un crash o che si siano corrotti. I dati recuperati verranno registrati su un altro supporto, lasciando così intatto il disco originale.

Data Rescue 3 è il miglior programma per il recupero dati disponibile sul mercato per il recupero di dati da un disco rigido con problemi o per recuperare dati che sono stati cancellati.

I file recuperati verranno registrati su un disco interno o esterno (USB o Firewire), dispositivi rimovibili o un disco in rete.

Ulteriori informazioni su: http://www.active-software.com/datarescue

Dall'area download del sito è disponibile una versione demo del programma.

Il prezzo al pubblico di Data Rescue 3 è di euro 99,00 IVA inclusa.

L'aggiornamento dalle versioni precedenti costa euro 69,00 IVA inclusa

Data Rescue 3 è disponibile dal sito Active, presso i negozi AP Store ed i migliori rivenditori Apple in Italia.

lunedì 14 dicembre 2009

iPad: tiriamo le somme

E' da un po' che non dico nulla riguardo l'ancora fantomatico tablet di Apple, un po' perché con l'aumentare delle indiscrezioni si rischia di dire ogni giorno una cosa diversa, e un po' perché (dopo tutte le ipotesi fatte finora) calato l'entusiamo iniziale per la notizia quasi certa del suo arrivo, diventerebbe ripetitivo fantasticare ulteriormente ripetendo di continuo cose già dette.
Ora però siamo in un momento in cui le indiscrezioni sembrano placate e, complice un commento su un forum, e un articolo in preparazione per PI, ho provato a riordinare un po' le idee, tirando le somme prima dell'inizio del 2010 (perché la presentazione potrebbe arrivare in tempi stretti).
Cominciamo con la cosa più banale: il nome. Non ricordo esattamente da dove sia uscito, ma iPad sembra il nome più probabile, e sembra anche in linea con l'attuale linea di prodotti. Eppure c'è qualcosa che non convince: sembra troppo scontato per essere realmente quello, senza contare che se mentre ipod.com e iphone.com sono registrati da Apple, ipad.com porta altrove (anche se questo potrebbe non essere un problema, visto che se portasse già ora ad Apple, sarebbe un'indizio troppo forte). In ogni caso da qui a fin quando non si saprà qualcosa in più, lo chiamerò sempre in questo modo.
Hardware: a parte il processore (che dovrebbe essere realizzato da PA-Semi sulle nuove specifiche ARM Cortex-A9) e altri dettagli tecnici, l'iPad avrà quasi sicuramente connettività WiFi, indispensabile per navigare in internet ed accedere a servizi Apple quali iTunes Store, Apps Store, Mobile Me e quant'altro, magari legato alla recente acquisizione di Lala, o ad una possibile entrata nel mondo degli eBook (settore in cui Apple ha già un piede, sia come sezione dedicata dell'App Store, che come presenza di audiolibri nell'iTunes Store). Molte indiscrezioni parlano anche di HSDPA, soluzione che spingerebbe l'iPad ad un utilizzo ancora più versalite, per certi versi in concorrenza con i netbook; la possibilità di accedere alla rete in ogni momento verrebbe sfruttata per avere un luogo di comune accesso a tutte le applicazioni, cosa che attualmente manca nell'iPhone OS. Questa possibilità renderebbe l'iPad per certi versi simile a Chrome OS, una soluzione che personalmente non gradisco (non quantomeno se adottata come unica possibilità di gestione dei propri documenti), ma che sembra destinata a prendere sempre più piede in futuro. Se così fosse, anche l'acquisizione di Lala assumerebbe maggiore importanza, perché l'idea di offrire alcuni servizi in streaming va a braccetto con l'idea di lasciare parte dei propri documenti in rete. Sempre in teme di hardware, passando al display, le dimensioni più gettonate sono quelle nell'intorno dei 10" (9,7" oppure 10,2", se non 10,7") il che potrebbe anche essere sufficiente per un 16:9 HD 720p, dimensione che farebbe dell'iPad anche un ottimo lettore multimediale, anche per i film acquistati sull'iTunes Store (perlomeno per chi può acquistarli, visto che in Italia siamo ancora in attesa). Il rapporto 16:9 lo renderebbe anche più stretto, e quindi più portatile, e per chi pensa che tale proporzione non sia adatta per fare da eBook reader (altro possibile utilizzo del dispositivo) faccio semplicemente notare che basta dedicare una "striscia" di schermo nella parte bassa per i comandi, e magari anche una in alto per il titolo, parti che resterebbero fisse invece che comparire a seguito di un tocco.
Software: il sistema operativo dell'iPad dovrebbe essere sostanzialmente l'iPhone OS con qualche modifica. Difficile stabilire se sarà effettivamente lo stesso software attuale con qualche adattamento (in tal caso le differenze verrebbero appianate con l'uscita di iPhone OS 4.0), o se sarà invece un terzo sistema operativo pensato ad-hoc. Quel che è certo è che, se la presentazione avverrà a febbraio (prima dovrebbero esserci altre novità), e il lancio nel mese successivo (un lancio nel corso della WWDC potrebbe togliere visibilità al prossimo iPhone), inizialmente il software sarà limitato alle applicazioni fornite da Apple... che poi potrebbe anche non essere così limitato, e riservare delle sorprese se in questi mesi Apple ha collaborato attivamente anche con gli sviluppatori più importanti.
L'iPad potrebbe quindi diventare il dispositivo definitivo per chi fa un uso "blando" del computer, definizione che (senza voler discriminare nessuno) si adatta al 90% degli utilizzi consumer: navigare in internet, accedere a Facebook, controllare la propria casella di posta, ascoltare musica, vedere foto e film, giocare, sono tutte cose alla portata dell'iPad, così come sono già a portata di iPhone e iPod Touch. Il vantaggio di utilizzare un iPad starebbe nella maggiore semplicità d'utilizzo del dispositivo, anche se in tale ottica Apple dovrà trovare il sistema per renderlo autonomo: posso anche immaginare di installare applicazioni direttamente dall'AppStore, comprare la musica dall'iTunes Store per ascoltarla in streaming da MobileMe, e creare i miei documenti solo online... ma già una cosa semplice come scaricare le foto dalla macchina digitale, con l'iPhone OS attuale sarebbe impossibile (è indispensabile passare per un computer con iTunes), quindi questa possibilità è tutta da vedere, anche se per certi versi affascinante.
Il tasto dolente di tutto ciò potrebbe essere il prezzo, perché a mio avviso difficilmente sarà inferiore ai 750-800 Euro, e potrei anche essere ottimista... ovviamente un valore assoluto non è facile da giudicare senza avere la minima idea di come sarà utilizzabile questo oggetto: se li vale mi butterò sull'acquisto, ma forse sarei più contento di veder presentato un MacBook air da 11" e un iPod Touch con fotocamera (due cose che, purtroppo, per il momento vedo un po' improbabili).

venerdì 11 dicembre 2009

Media che vai, DRM che trovi

Da quando ha aperto i battenti in Italia (parliamo del 2006, o giù di lì) ho sempre acquistato musica dall'iTunes Music Store (ora solo iTunes Store, visto che non vende solo musica), fregandome del DRM. Intendiamoci, non che ritenessi la questione dei DRM priva di significato, ma la comodità di acquistare singoli a basso prezzo (anche di musica che difficilmente di trova in negozio), in ogni momento della giornata, senza muovere un passo, aveva la meglio sui DRM. Tra parentesi, anche l'acquisto di CD non sarebbe stato esente da DRM (per non parlare di eventuali rootkit che certe major installavano sui computer ad insaputa degli utenti), mentre quelli di Apple erano tutto sommato accettabili visto che consentivano l'ascolto su 5 computer simultanei (con autorizzazioni attivabili e disattivabili a piacere), nessun limite per gli iPod e, la possibilità di masterizzare CD audio senza alcuna protezione. L'unico vero limite dei DRM di Apple era il legame indissolubile con iTunes e iPod, ma ora che tutto il catalogo è DRM free, anche questo limite è stato superato, anche se a caro prezzo: chi aveva già acquistato ha dovuto pagare per l'update alla versione DRM-free, e le major hanno ottenuto la possibilità di differenziare i prezzi (ovviamente facendo pagare più cari i brani di maggior succcesso...).
Al di là delle scelte di Apple, il DRM musicale è morto perché schiacciato dall'evidenza della sua inutilità: ci sono così tanti metodi per procurarsi musica gratis senza DRM, che mettere delle protezioni sui file acquistati da iTunes o da qualsiasi altro negozio di musica online diventa un esercizio inutile che serve solo a limitare inutilmente chi la musica la compra regolarmente. Tra parentesi, spesso capitava di trovare musica "pirata" compressa ad una qualità migliore rispetto a quella venduta online, quindi il dubbio sull'effettiva convenienza all'acquisto era più che legittimo.
A fronte dell'eliminazione dei DRM dalla musica venduta online, osserviamo però che lo stesso non è ancora avvenuto per i film, anzi, in questo caso l'accanimento verso gli utenti sembra essere aumentato, come abbiamo visto nei giorni scorsi. Il motivo, a mio avviso, è molto semplice, ed è legato al fatto che le major sperano di riuscire a fare con i film quello che non sono riuscite a fare con la musica. Tecnicamente hanno qualche arma in più, visto che l'HDMI ha il suo sistema di protezione (in ogni caso cracckabile, come ogni sistema di protezione), e anche a livello pratico lo scambio in rete di file video non ha ancora raggiunto i livelli dello scambio musicale: i file sono molto più grossi, soprattutto se si cerca una buona qualità, e anche la visione sulla TV può richiedere accorgimenti che magari non sono alla portata di tutti. Di fatto credo (e spero) che sia solo questione di tempo, anche perché ho la sensazione che il Blu-ray non riuscirà a prendere piede com'è successo col DVD, e il futuro della distribuzione passerà per la vendita online, così com'è successo per la musica. A quel punto (possiamo pensare ad un tempo massimo di 5 anni) sarà più difficile riuscire ad imporre la protezione dei contenuti, anche perché nel frattempo la capacità di scambiare film in rete, anche in alta definizione, sarà alla portata di tutti: o ci sarà un'escalation dei sistemi di protezione hardware (cosa fattibile più facilmente, a differenza di quanto è successo in ambito musicale, ma che sicuramente provocherebbe una dura reazione degli utenti), oppure il DRM collasserà su sè stesso.
Come postilla finale possiamo dare uno sguardo veloce a quello che sta succedendo in ambito letterario, dove gli eBook reader che stanno ottenendo maggiore successo sono quelli che prevedono il supporto ai formati senza DRM (come il PDF o l'EPUB), e anche Amazon, nonostante gli ottimi risultati ottenuti con il suo kindle, ha dovuto aggiustare un po' il tiro rispetto alle chiusure iniziali per far fronte alla concorrenza sempre più vasta. Il motivo è presto detto: è relativamente semplice scambiare file di un libro, quindi insistere sui DRM sarebbe inutile.

giovedì 10 dicembre 2009

La legalità (si) paga...

C'è qualcuno in grado di spiegarmi perché se compro un DVD o vado al cinema, prima di vedermi in santa pace il film che ho regolarmente P-A-G-A-T-O (cioé spendo dei soldi, e magari neanche pochi) devo subirmi una gran quantità di pubblicità, nonché l'odioso spot che ricorda a me (che, ripeto, ho P-A-G-A-T-O per il film) che chi copia illegalmente infrange la legge...
Chi invece si scarica il film in maniera illegale, oltre a non subirsi nessuna pubblicità, non è nemmeno costretto a guardare l'odioso spot antipirateria.
Tornando al caso del DVD, la cosa più odiosa è che, nella maggior parte dei casi, lo spot antipirateria (e a volte pure la pubblicità) non si possono nemmeno "saltare": ti obbligano proprio a guardarli, e d riflesso, ti fanno venire voglia di mandare a monte tutti i tuoi buoni propositi per il prossimo acquisto!!! E non mi metto neppure a parlare di altre cose ancora più odiose come i rootkit installati da certe major sui computer di chi voleva semplicemente ascoltare la musica di CD regolarmente acquistati...
Ma torniamo al caso dei film; se la visione di spot e pubblicità diventa troppo fastidiosa, si potrebbe arrivare al punto di "rippare" il DVD, togliere le parti indesiderate, e ottenere il semplice film: ma perché io, utente regolare, devo "sbattermi" (ammesso che poi ne abbia la competenze e le possibilità) per usufruire di ciò che ho già pagato? Inoltre, visto che nel 99% dei casi il film in questione è protetto da DRM, in molti paesi, questa procedura va contro la legge che impedisce la violazione dei DRM, anche se (negli stessi paesi) un'altra legge consente al privato cittadino di realizzare copie di backup ad uso privato dei propri film: senza tirare in ballo dei paradossi ben più famosi (come quello di Epimenide, la cui unica soluzione si ottiene constatando che alcune affermazioni "sono completamente prive di significato"), è evidente a chiunque abbia un po' di buon senso che le due cose sono in evidente contraddizione.
La questione è stata recentemente sollevata da un cittadino danese, che ha volutamente infranto i DRM rippando, per uso privato, un centinaio di film che aveva regolarmente acquistato, e autodenunciando poi la cosa alle autorità. A seguito dell'atto volutamente provocatorio, il gruppo danese di antipirateria ha tentato una scappatoia "elegante" dichiarando che la persona in questione "ha infranto l'attuale legge sul copyright - aggirando i sistemi di DRM interni ai dischi - ma non verrà perseguito legalmente perché le sue copie sono state create esclusivamente per uso privato", ragionamento che non fa una grinza che ma che mette ulteriormente in evidenza l'assurdità della questione: come può un cittadino esercitare il proprio diritto di realizzare una copia di backup, diritto garantito per legge, se per esercitarlo deve infrangere un'altra legge? la soluzione non esiste, perché (parafrasando la soluzione del già citato enigma) i DRM sono privi di significato...

mercoledì 9 dicembre 2009

Sarai licenziato

Se sei un utente regolare che ha pagato fior di quattrini per un software, per poterne usufruire potresti "incappare" nella seguente procedura:
-Installa il software.
-Installa l'applicativo che gestisce le licenze.
-Collegati ad internet per ricevere il codice legato indisolubilmente al tuo seriale di prodotto e alla tua macchina (e quando cambierò macchina???).
-attiva il codica con l'apposito programma sperando che non crei qualche conflitto con qualche DLL o con qualche impostazione del tuo profilo utente.
-prega in aramaico antico che funzioni tutto, perché se c'è da contattare il servizio di assistenza potresti perdere giornate intere.
-anche quando funziona tutto, torna a pregare ad ogni aggiornamento software e preparati al peggio nell'eventualità di un cambio macchina (o anche di un banale cambio di Hard Disk)

Se invece sei uno che si fa pochi scrupoli, ti scarichi la versione pirata o il crack per il software, la dai preventivamente in pasto all'antivirus (anch'esso cracckato, o in versione free per uso privato) per evitare cattive sorprese, e ti eviti giorni di mal di fegato e problematiche varie.

Fortunatamente su Mac la questione delle licenze è mediamente meno complicata (lo stesso Mac OS X si installa senza chiedere alcunché), ma anche lì a volte si rischia di incappare in anomalie che ti fanno venire voglia di passare dalla parte del torto...

L'annosa questione delle licenze software si scontra spesso con la buona volontà di chi segue le regole: gli utenti regolari si trovano impelagati in procedure macchinose che in alcuni casi limitano il loro diritto di fruire regolarmente del prodotto che hanno acquistato. I pirati invece utilizzano liberamente i programmi che le varie software house tentano inutilmente di proteggere in 1000 modi diversi, inutilmente perché per quanto si affannino, un modo per aggirare le protezioni si trova sempre, e alla fin fine la protezioni tanto s[t]ud[i]ate servono solo a dar fastidio a chi non servirebbero, cioé ha acquistato l'applicazione in questione.

In alcune circostanze la situazione diventa così fastidiosa che si può arrivare al paradosso di spendere soldi per comprare il software, ma installare poi una versione pirata che non dia problemi di verifiche delle licenze... non è questo l'unico paradosso di cui vi voglio parlare: tornerò sull'argomento nei prossimi giorni.

lunedì 7 dicembre 2009

+ o - ?

Ogni mese vari istituti statistici pubblicano i risultati dei loro studi in merito al mercato dell'informatica.
Ogni mese, i sostenitori e gli oppositori dei vari sistemi operativi (o delle varie marche di computer) scelgono la statistica che più si addice alla loro tesi, e ce la propinano... ed è così che se un mese NPD diventa la società di ricerca più affidabile, il mese successivo diventa la più faziosa, mentre le statistiche di NetApplication diventano attendibili o insignificanti a seconda che siano più o meno utili alla causa di chi ve le sta raccontando...
Come al solito la verità sta sempre nel mezzo, e senza entrare nello specifico di siti e blog più o meno faziosi, la notizia dei giorni scorsi è che negli USA, ad ottobre, in cima alle classifiche di vendita dei computer ci sarebbero l'iMac da 21" (per il settore desktop) e il MacBook Pro da 13" (per il settore notebook). Al di là delle motivazioni che hanno portato a questo risultato, la notizia sembrerebbe in controtendenza con i dati riportati da MarketShare, dove si vede che nel mese di novembre Mac OS X (nella sua globalità) fa segnare un rallentamento, passando dal 5,27% al 5,12%, mentre Windows 7 cresce dal 2,15% al 4%.

Chi ha ragione? Ovviamente entrambi!!!

I periodi sfasati degli aggiornamenti Apple (Snow Leopard e iMac) e di quelli Microsoft hanno fatto si che il mese di ottobre facesse segnare dati più interessanti per l'uno, e il mese di novembre dei dati migliori per l'altro. Il problema è che se leggete solo siti "Mac-oriented" nessuno vi dirà mai che nel mese di novembre Apple ha registrato un calo nelle statistiche di Net Application, mentre se leggete solo siti dediti a gettare fango su Apple, non scoprirete mai che i punti guadagnati a novembre da Windows 7 sono tutti a discapito delle altre versioni di Windows, visto che complessivamente la quota detenuta dal sistema operativo di Redmond è rimasta invariata.
Potrei continuare a citarvi altri dettagli statistici, ma non era questo lo scopo di questo post... qual'è allora il succo del discorso? Quando leggete su un sito o su un blog (compreso questo!) una notizia data con molta enfasi (positiva o negativa che sia), prendete quella notizia per quello che è, ovvero "solo" una notizia: l'entusiasmo lasciatelo a chi ha riportato la notizia e se ritenete l'argomento interessante, andate ad informarvi alla fonte, leggete pareri contrari, scoprite cosa c'è dietro la notizia, e fatevi una vostra idea. Vi invito quindi, se siete interessati a quest'agomento, a fare un salto su MarketShare e a trarre le vostre concusioni (magari un giorno, sempre restando in tema di pro e contro, parlerò anche dell'affidabilità delle macchine Apple).

venerdì 4 dicembre 2009

Storie dalla sala macchine

SL - Quale e' il comando Unix per cancellare a raffica una serie di directory?
IO - (non molto concentrato) rm -fr
SL - erre-emme-meno-effe-erre e poi ?
IO - (sempre meno concentrato) e poi la directory da cui partire
SL - ok...barra... cosi' ?
IO - (ancora meno concentrato) e che ne so... mica lo vedo lo schermo...
SL - ok....ammazza quanto ci mette.


Se conoscete qualcosina di *nix sapete bene quale danno è stato causato da questa ingenuità!!! Quella che ho riportato sopra non è un racconto inventato, ma una storiella vera, una "storia dalla sala macchina", dove la "sala macchine" (in questo caso) non è il locale dove si comandano i motori di una nave o di un'astronave, ma quello dove si trovano i server e quant'altro è necessario a gestire un'azienda dal punto di vista "informatico".
Le storie in questione sono quelle raccolte da Davide Bianchi durante i suoi anni di lavoro come SysAdmin, ma non voglio dirvi di più se non consigliarvi di visitare il suo sito, che oltre alle storie già citate contiene anche diversi articoli e commenti interessanti (sui quali potete o meno essere d'accordo, ma che comunque inducono a riflettere).

PS: se siete curiosi di sapere com'è nata come va a finire la storiella alla quale ho accennato qui sopra, la trovate nell'elenco dei racconti più vecchi.

mercoledì 2 dicembre 2009

Generazione internet: la TV

Un tempo (non serve andare troppo indietro nel tempo) la televisione non esisteva, e la gente cresceva in modo diverso. La mia generazione ha vissuto solo di striscio gli anni d'oro in cui si poteva ancora vedere qualcosa di interessante (erano gli anni con la TV in biano e nero), ed ha invece assistito alla nascita dei computer. Un decennio più tardi nelle case è arrivata anche internet, e la generazione attuale probabilment enon riesce nmmeno ad immaginare come in passato si potessero passare le giornate senza Facebook, Youtube, il cellulare con connessione ad internet, o le console per giocare online.
A dispetto dell'apertura di questo commento, da quest'ultimo elenco ho volutamente tralasciato la TV, e l'ho fatto per vari motivi... a parte il basso livello della proposta televisiva attuale (mi riferisco in particolare alla programmazione italiana), credo (e spero) che l'evoluzione ci stia portando ad un panorama differente, dove la TV non sarà più uno schermo passivo dove subire ciò che viene passato dalle varie emittenti, ma diventerà sempre più "on-demand". Qualcosa in tal senso lo possiamo già riscontrare nell'offerta satellitare (e in parte nel digitale terrestre), grazie ai canali tematici, ma con la progressiva diffusione della banda larga, tutto potrebbe passare via web, perché ormai tutto converge verso internet. Se volete approfondire l'argomento della TV già disponibile via web, c'è una buona rassegna in questi giorni sul sito di Wired Italia.

martedì 1 dicembre 2009

Arriva il vero Androide?

Da più parti arrivano notizie (date ormai per certe) che danno per imminente lo sbarco di un G-Phone sul mercato degli smartphone.
Il googletelefonino dovrebbe mostrare al mondo la vera faccia di Android, con caratteristiche tali da renderlo unico rispetto a tutti gli altri telefoni che hanno adottato questo sistema.
Se così fosse, questo significa che Google ha deciso di seguire una strada più simile a quella di Apple, e mi domando che fine faranno gli altri telefoni Android se la "casa madre" dovesse tenere per se alcune delle nuove caratteristiche: nel già frammentato mercato degli androidi vedremmo comparire un nuova variante. Va bene che la mia linea di pensiero è favorevole al ploriferare di nuovi sistemi, ma nello specifico non si tratta di creare qualcosa di nuovo, bensì di frammentare qualcosa di già esistente, e se già gli sviluppatori lamentavano le troppe discrepanze tra la diverse "adozioni" di Android, un'ulteriore versione che si preannuncia come diversa da qualsiasi altra implementazione vista finora, non è di buon auspicio sotto questo punto di vista. D'altro canto potrebbe invece contribuire a definire una linea guida che, se adottata anche da tutti gli altri costruttori, potrebbe fare la fortuna di Android... ma in tal caso Google dovrebbe togliere un po' di libertà e porre dei paletti, e non so quanto sarebbe gradita questa svolta...

domenica 29 novembre 2009

Mele e pere...

La mamma manda Pierino al mercato per comprare mele e pere, raccomandandogli di spendere la stessa quantità di soldi per i due frutti. Quando arriva al mercato, Pierino vede che le mele costano tutte 3 €/kg, e ne prende subito 1 kg; le pere invece hanno dei prezzi che variano da 1 a 4 €/kg, e pensando di fare l'affare migliore, compra 3 kg di quelle che costano meno.
In definitiva, Pierino torna a casa con 4 kg di frutta, 1 kg (il 25%) di mele e 3 kg (il 75%) di pere; la mamma è contenta perché se anche le pere sono molte di più, finalmente c'è una discreta quantità di mele (1 su 4 frutti) rispetto alle settimane precedenti (quando ce n'era solo 1 su 20 frutti)... la mamma è ghiotta di mele, ed è per questo che ha imposto a Pierino di spendere gli stessi soldi per i due frutti.

Quando leggete che negli USA, la metà dei soldi spesi in computer se ne va ad Apple, non ne siate troppo entusiasti, perché questo non significa che Mac e PC vendono allo stesso modo... d'altro canto non siate neanche troppo critici nel dire che è tutta colpa dei prezzi dei Mac che costano il triplo dei PC.
Come al solito la verità sta nel mezzo: il prezzo medio dei PC "venduti" (parliamo quindi delle scelte dei consumatori, non della media dei prezzi di listino) è molto più basso del prezzo medio dei Mac venduti, il che è abbastanza palese visto che Apple non ha in listino dei computer a basso costo. Bastano però due semplici conticini per scoprire che, se è vero che la cifra spesa è la stessa, e se è vero che il prezzo medio dei Mac venduti è quasi il triplo, allora è anche vero che il 25% dei computer venduti è un Mac... il che, se confermato, sarebbe un risultato più che positivo per Apple, visto che a livello di diffusione mondiale le cifre di cui si parla sono di molto inferiori.

sabato 28 novembre 2009

"Apple sta fallendo"... e altri falsi miti [parte 5: non sei espansivo]

"Si, ma il Mac non è espandibile". Chi di voi non ha mai sentito pronunciare questa frase nel corso di una qualsiasi diatriba Mac vs PC? La potete trovare in varie varianti su ogni forum, e addirittura c'è anche chi è convinto che sui Mac non si possa neppure cambiare RAM e Hard Disk perché quelli usati da Apple non sono standard... al di là di quest'ultima assurdità, tornando sul discorso dell'espandibilità, ci sono due considerazioni da fare.
La prima riguarda l'effettiva necessità di espansione: in passato compravo macchine desktop altamente espandibili (per esempio il Powermac G4), ma a conti fatti l'unica espansione che ho mai fatto è stata una scheda SCSI per collegare un vecchio scanner (che se avessi comprato un nuovo scanner USB avrei risparmiato dei soldi), quindi l'ultima macchina desktop che ho comprato è stato un iMac, che mi ha accompagnato per un paio d'anni alcun rimpianto riguardo le possibilità di espansione. Ora ho solamente un portatile, dotato di tutto quello che mi serve, e anche di uno slot ExpressCard che non ho mai usato, né intendo utilizzare: l'unica espansione che mi sono concesso è un Hard Disc esterno (rigorosamente firewire) che uso per il backup. Quando qualcuno mi dice che "il Mac non è espandibile", e lo dice manifestando la cosa come un grosso problema, mi pongo quindi dei seri dubbi sulla mia normalità, visto che quella dell'espandibilità è un'esigenza che non sento...
La seconda considerazione riguarda la tipologia di macchine prese in considerazione, perché se è vero che l'iMac o il MacBook non sono espandibili, è altrettanto vero che il Mac Pro ha un'espandibilità senza eguali, e anche il MacBook Pro da 17" mantiene lo slot di espansione (che è stato invece tolto dalle altre macchine della serie), quindi non è vero in senso assoluto che "il Mac non è espandibile".
Colgo infine l'occasione per ricordare che le macchine portatili, inespandibili per definizione (a parte gli slot che però vedo usare sempre poco e sempre meno) sono quelle che al momento attuale vendono più di tutte, così come i NetBook, che di espandibile non hanno proprio niente; inoltre ci sono altre aziende che (sebbene più timidamente) stanno proponendo computer all-in-one come l'iMac, o computer ultracompatti come il Mac mini, segno che forse, l'espandilità, non è davvero così indispensabile per tutti...

venerdì 27 novembre 2009

Come ti rimpiazzo Flash

Quando si parla delle caratteristiche dell'iPhone, uno dei tormentoni è la mancanza del supporto a Flash, supporto che Apple dichiara di non voler fornire sia per questioni di sicurezza, che per motivi prestazioniali (e di autonomia della batteria). Più volte si sono sentite voci di collaborazioni tra Apple e Adobe mirate a trovare un punto d'incontro sulla questione, ma al momento attuale la scelta di Apple è stata così forte da riuscire a stringere un'alleanza con Youtube per accedere ai propri filmati in un H.264 anziché in Flash, con tanto di applicazione dedicata che è presente sull'iPhone fin dalla sua prima versione. In questi giorni però si è scoperto qualcosa di più: il grande concorrente di Flash è Silverlight, tecnologia Microsoft che (volenti o nolenti) sta prendendo sempre più più piede, e pare che Apple abbia collaborato con Microsoft per portare Silverlight sull'iPhone... ma con un trucco... al momento si parla solo di streming video, e la compatibilità tra l'iPhone OS e Silverlight non è assicurata da estensioni software del melafonino, ma viene realizzata lato server (IIS) con una conversione al volo del filmato richiesto nel formato MPEG2, visualizzabile senza problemi sull'iPhone. I dettagli della notizia li trovate su betanews, mentre una demo di quello che vi ho raccontato la potete sperimentare di persona col vostro iPhone (o iPod Touch) a questo indirizzo: http://www.iis.net/iphone.

giovedì 26 novembre 2009

Chi più ne ha più ne metta

Qualche tempo fa, a seguito della pubblicazione di una mia considerazione sul lento abbandono di Windows Mobile negli smartphone, e sul proliferare di nuovi sistemi operativi dedicati a questi device, un commento lamentava che "...come utente tutto questo crea solo confusione. L'assenza di standard è un grande incubo per l'utente, e per quanto si voglia criticare Windows è stato il principale motore dell'informatica "generalistica" proprio per la sua funzione di standard..."; e ancora: "Mi chiedo come possano pensare queste case che gli sviluppatori siano in grado di seguire tutte le piattaforme e al tempo stesso migliorare i propri prodotti e concretizzare nuove idee."
Vorrei rispondere a questa osservazione affrontando l'argomento in maniera più ampia, senza considerare specificatamente gli smartphone (ma entrando in dettaglio, quando necessario, anche solo a titolo esemplificativo). Le tematiche sulle quali vorrei porre l'attenzione sono l'importanza degli standard, il ruolo di Windows, e lo sviluppo per più piattaforme.

Partiamo dagli standard; sicuramente è più che giusto dire che l'assenza di standard è un incubo per l'utente, ma "cosa" deve essere interessato dagli standard? Facendo il classico paragone automobilistico, voi sareste contenti se ci fosse un solo produttore di auto, che fa solo 2 modelli standard, con un solo tipo di motore, per un solo venditore di carburante? Non credo... l'importante è che l'auto rispetti certi standard a livello di comandi e di sicurezza, e che la benzina in vendita ai vari distributori rispetti certe caratteristiche predefinite, altrimenti il motore non funziona... Anche in campo informatico, le regole dovrebbero essere simili: l'importante è che il prodotto finale del nostro lavoro rispetti determinati standard, ma non che sia standard il modo di produrlo. Io devo avere la possibilità di creare, modificare, e visualizzare una JPG con più applicazioni su diversi sistemi operativi, o comunque, se fossi uno sviluppatore, dovrei avere la possibilità di realizzare un'applicazione per qualsiasi sistema operativo in grado di "maneggiare" lo standard JGP: nessuno sarebbe contento se (per esempio) per visualizzare una JPG fosse "obbligatorio" comprare la versione Windows di Photoshop, e non ci fosse altro modo.
La possibilità di scelta tra applicazioni è un grosso vantaggio per l'utente: il professionista può scegliere il software costoso che gli offre la maggiore flessibilità e potenzialità di modifica, l'hobbysta può optare per uno shareware che gli consenta comunque una certa libertà di azione, mentre al semplice "consumatore" può bastare un software di visualizzazione. Tutto questo accade quotidinamente quanto mandate una mail o quando visitate una pagina Web: Windows, Mac OS X, Linux, iPhone, Explorer, Firefox, Safari, Opera, e chi più ne ha più ne metta, sono tutti in grado di visualizzare le stesse pagine grazie ad uno standard... ma si tratta di uno standard dei documenti, non dell'applicazione o del sistema operativo utilizzato.

Ma passiamo al secondo argomento: il ruolo che avrebbe avuto Windows come motore dell'informatica "generalista", grazie alla sua funzione di diffusione di un ambiente di lavoro standard. Su questo aspetto si possono fare le ipotesi più disparate, senza giungere ad un risposta vera e propria. Se è vero che il boom dell'informatica "generalista" coincide grossomodo con l'uscita di Windows 95, è stato davvero Windows 95 a creare il boom, o Windows 95 ha semplicemente cavalcato il successo di un boom che sarebbe comunque arrivato in quegli anni? E soprattutto, anche ammesso che sia stato il sistema operativo di Redmond a creare il boom (dopotutto non c'erano riusciti né la Apple con il Mac, né la Commodore con l'Amiga, probabilmente per via dell'hardware proprietario), possiamo affermare con certezza che la diffusione quasi monopolistica di un OS abbia fatto da motore dell'informatica? O piuttosto ha causato un certo "appiattimento" del settore, vista la poca incidenza della concorrenza? Sono domande alle quali non troveremo mai una risposta, ma possiamo osservare che se in quegli anni l'hardware era al disotto delle richieste del software, e lo sviluppo delle applicazioni richiedava una certa cura nell'ottimizzazione, al giorno d'oggi l'hardware ha fatto progressi tali che (anche se non è bello) ci si può permettere di sviluppare il software (o quantomeno alcuni software) con linguaggi di più alto livello, senza preoccuparsi più di tanto degli sprechi... e qui arriviamo al terzo punto: lo sviluppo.

Da quel che posso vedere intorno a me, sicuramente non c'è carenza di sviluppatori: se anche le piattaforme si moltiplicassero, ci sarebbe lavoro per tutti (al di là poi di vedere quanto sia remunerativo). Vogliamo fare un esempio inerente al discorso iniziale? Dall'uscita dell'iPhone, pare che tutti siano diventati sviluppatori per Smartphone, visto che sull'AppStore, in un anno e mezzo di vita, sono state realizzate 100'000 applicazioni (più o meno valide che siano). Cambiando target, e passando ai normali computer, anche lì mi pare che il software abbondi ovunque ci sia un minimo di diffusione della piattaforma: ovviamente un OS nuovo che parte da zero ha bisogno di qualcosa che gli dia un primo stimolo, ma una volta innescato il meccanismo, si instaura un circolo vizioso per cui più aumenta la diffusione, più ci sarà software, e più software c'è, più aumenta la diffusione. Sui normali computer la cosa è un po' più difficile perché oltre ad un discorso "storico" e "culturale" (il quasi monopolio raggiunto da Windows fa si che molta gente non sappia nemmeno che esistono "altri" sistemi operativi) entrano in gioco anche discorsi di software professionali e investimenti aziendali a vari livelli (anche se nell'eventualità di una maggiore standardizzazione di tutti i documenti, questo tipo di problematica sarebbe molto più ristretta); sugli smartphone, che sono prodotti più consumer, e (volendo) soggetti anche alle mode, la situazione è invece più semplice: se un produttore decide di adottare un certo sistema, al di là del successo che può avere o meno quel particolare modello di telefono, un minimo di livello di diffusione è comunque assicurato, visto che l'utente non ha certo la possibilità di comprare un qualsiasi telefono Symbian per installarci Android o Win Mobile (né tantomeno iPhone OS o WebOS), o viceversa... Tornando a parlare di computer, vale comunque la pena di osservare che esistono ambienti di sviluppo che consentono di compilare lo stesso codice per più sistemi operativi (per esempio REALbasic), o linguaggi interpretati che per loro natura sono multipiattaforma: è vero che al momento attuale non sono adatti per tutti i compiti, ma se la crescita dell'hardware continua a questi ritmi, e/o la connessione alla rete diventa sempre più importante, lo scenario futuro potrebbe essere molto diverso, perché l'informatica è una scienza ancora molto giovane...

martedì 24 novembre 2009

Direzioni contrarie

Mentre negli USA una normativa sulla "neutralità dei bit" stabilisce che i dati che passano per le reti telefoniche sono comunque dati, e non devono essere trattati diversamente se transitano dal cellulare al computer, o se sono usati per effettuare chiamate VoIP (ne avevo accennato un paio di mesi fa), in Italia ci facciamo come sempre riconoscere per andare in direzione completamente opposta...
E' di questi giorni la notizia che Vodafone (la stessa che "nasconde" l'APN dell'iPhone, così che uno non corra il rischio di modificarlo per evitare connessioni indesiderate) ha deciso di bloccare il traffico VoIP sugli smartphone, anzi, a "confinarlo" all'interno di precise offerte commerciali. Tutto questo nonostante sul loro sito venga scritto che "Vodafone, da sempre, rispetta il principio di neutralità nella gestione del traffico dati e verso i contenuti in transito sulla propria rete, e non impedisce alcun tipo di traffico o di servizio a meno di obblighi di legge o specifiche condizioni dell'offerta che ti invitiamo a verificare attentamente in fase di sottoscrizione."
...come dire: facci passare quello che vuoi, basta che mi paghi un extra!!!
Aggiungo che, al momento, non ci sono offerte di pacchetti VoIP per il mercato consumer: solo chi paga paga tanto può permettersi di pagare di più, e a chi paga poco non puoi mica permettergli pure di risparmiare...

PS: a scanso di equivoci, non ho un iPhone e nemmeno un contratto Vodafone, quindi parlo in modo assolutamente disinteressato

lunedì 23 novembre 2009

Videocamera?

Dopo annunci, smentite, giustificazioni più o meno ufficiali, e quant'altro, tornano in auge le voci sugli iPod Touch con videocamera. Si parla esplicitamente di "videocamera", come quella dell'ultimo iPod nano, e non di "foto/videocamera", come quella presente sull'iPhone 3Gs (ricordiamo che, per quanto "esplicito" sia il riferimento, sempre di indiscrezioni si tratta...). Si parla inoltre di primavera come periodo di lancio, un momento intermedio rispetto rispetto al canonico aggiornamento di inizio autunno: non potrebbe essere diversamente se veramente Apple volesse uscire con un prodotto "intermedio" prima del classico aggiornamento che segue la via tracciata dall'iPhone (i cui nuovi modelli vengono tradizionalmente presentati nel corso della WWDC estiva).
Ci sarà da credeci?
Sicuramente sarebbe un sistema per tenere alto l'interesse intorno al dispositivo (visto che la concorrenza si fa sempre più agguerrita), ma in tal senso, a mio avviso, sarebbe molto più interessante una foto/videocamera come quella dell'iPhone (ammesso che non subentrino problemi di spazio, visto che l'iPod è sensibilmente più sottile)... a meno che Apple non voglia utilizzare il solito concetto del "goccia a goccia" e riservare la foto/videocamera per il successivo aggiornamento...
Non dimentichiamo però che è in arrivo anche l'iPad, quindi può essere che l'origine delle indiscrezioni (che magari parlava genericamente di videocamere per un prodotto touch di Apple) riguardi proprio quest'ultimo dispositivo, che potrebbe essere dotato di iSight.

domenica 22 novembre 2009

La storia si ripete...

...ed era facile immaginarlo.
Questo blog non ha un grande pubblico, ma chi mi segue sa che ho da sempre espresso alcune perplessità in merito ad alcune scelte fatte da Google per favorire la diffusione di Android, scelte che concedono grande libertà di personalizzazione ai vari costruttori. Le mie perplessità riguardavano (e riguardano tutt'ora) le difficoltà nello sviluppare software per una piattaforma che rischia di diventare troppo eterogenea, difficoltà che mal si sposa con un mercato in così rapida evoluzione che invece richiederebbe il massimo della reattività. Forse in futuro le cose miglioreranno, ma per il momento Android è vittima del suo stesso successo, in particolare del successo avuto tra i produttori. Troppe personalizzazioni, troppo diverse le versioni utilizzate (non tutti i produttori si sono aggiornati all'ultima release, e non è dato sapere se lo faranno, e con quale tempistica), e quindi troppi problemi per gli sviluppatori, che si trovano a dover gestire un mercato troppo frammentato con troppe varianti, sia di software che di hardware.
A titolo di esempio possiamo citare Gameloft, una delle software house più attive del settore, che ha recentemente annunciato l'intenzione di ridurre i propri investimenti in Android per dedicarsi ancora di più all'iPhone OS, accennando al fatto che le vendite di software per l'iPhone OS (con contano acquirenti non solo tra i possessori di iPhone, ma anche tra quelli di iPod Touch) producono un fatturato che è infinitamente superiore rispetto a quelle per Android: si parla di 400 volte tanto!!!
Difficile stabilire come cambieranno le cose in futuro, soprattutto se la diffusione di Android dovesse diventare "importante", ma al momento la situazione è questa, e il futuro di Android, nonostante la sua adozione sempre più ampia, sembra avere qualche punto oscuro.

venerdì 20 novembre 2009

[cs] mypage.it partecipa con LEGO a G! come Giocare, la grande fiera del giocattolo di Milano

mypage.it | extraordinary web for kids sarà presente insieme a LEGO® alla grande esposizione dedicata al mondo dei giocattoli per bambini: G! come Giocare. L'evento che si svolgerà dal 20 al 22 novembre presso FieramilanoCity, raccoglie tutti i più grandi marchi del settore e rappresenta un'ottima occasione per scoprire le ultime novità sul mercato, in vista delle festività natalizie.

In particolare, durante i 3 giorni di fiera, i bambini potranno visitare lo stand LEGO e provare la nuova linea di giocattoli, LEGO Games, i giochi da tavolo in lancio a marzo 2010. Al fianco dei nuovi giochi da tavolo LEGO non potevano mancare anche i "giochi digitali" di mypage.it: grazie alle attività che i bambini potranno svolgere su www.mypage.it/lego verrà scandito il countdown per l'uscita di LEGO Games. Chi vuole invece iniziare subito a giocare e vincere dovrà semplicemente raggiungere il Totem di mypage.it e aggiudicarsi le fantastiche Card LEGO, tutte da collezionare.

www.mypage.it è il social network con Parental Control per bambini dai 5 anni in su. Su mypage.it i bambini possono trasferire online la loro rete di amicizie reali in tutta sicurezza, decorare la loro pagina web e divertirsi con tante attività online: giochi, video, lavoretti fai-da-te, disegni da colorare, emoticon... Grazie al Parental Control i genitori possono essere sempre informati sulla attività online dei loro bambini e condividere le loro prime esperienze online.
Il network di mypage è interamente dedicato al mondo Kids & Family. Assieme a mypage.it ci sono: www.kidsearch.it (il motore di ricerca sicuro per bambini), www.kidcloud.it (la directory di siti per muovere i primi passi su internet), www.bambini.eu (il blog per bambini dedicato agli idoli dei ragazzi), www.bambini.info (il blog che racconta il mondo dei bambini a genitori e insegnanti), www.kidzmodo.it (il blog sulle nuove tecnologie per ragazzi), www.bambini-news.it (la notizia del giorno spiegata ai più piccoli), http://news.kidsearch.it (il blog che segnala ai bambini i siti web più interessanti).

mypage.it e LEGO a G! come Giocare
20-21-22 novembre 2009


FieramilanoCity
Pad. 3 - P.ta Colleoni
Ingresso gratuito

giovedì 19 novembre 2009

Go: dove vuoi andare?

Mentre Microsoft viene di tanto in tanto tartassata per la sua posizione di quasi-monopolio dei sistemi operativi, c'è un'altra azienda che sta diventando sempre più grande, e sta assumendo una posizione che non è di monopolio in nessun settore, ma che nel complesso di tutti i settori in cui è presente, sicuramente rappresenta una delle aziende più influenti nel settore dell'informatica.
Stiamo ovviamente parlando di Google, l'azienda fondata nel 1998 da Larry Page e Sergey Brin, che affonda le sue radici nel 1996, anno in cui i fondatori (che allora erano studenti a Stanford) svilupparono e misero in pratica la loro teoria delle relazioni tra le pagine web, teoria che stabilisce che le pagine più "linkate" sono quelle più "meritevoli" e quindi devono comparire per prime quando l'utente esegue una ricerca per parole chiave.
Giusto per completezza d'informazione, ricordiamo che tale argoritmo trae ispirazione da un progetto italiano, il motore di ricerca Hyper Search creato da Massimo Marchiori (...e ricordo ancora che in quegli anni, nel mio vecchio sito web di cui si è persa ogni traccia, parlai proprio di Hyper Search come progetto rivoluzionario per i motori di ricerca, accennando anche alle ricerche parallele presso la Stanford University, ricerche che avrebbero poi dato vita a Google).
Lasciando perdere i cenni storici, e tornando in argomento, dopo aver meritatamente conquistato la palma d'oro come miglior motore di ricerca (anche se le polemiche in merito al PageRank, l'algoritmo che decide quali sono le pagine più autorevoli, è sempre soggetto a qualche critica da parte di chi non conquista le prime posizioni), Google ha cercato nuove vie di espansione dal punto di vista commerciale (come AdWords e ADSense), e si è spinta anche oltre offrendo ai propri utenti una miriade di software e servizi: da Google Maps (e il corrispondente Google Earth) a GMail (e il recente Google Wave, ancora in fase di sperimentazione), passando per Chrome (il browser che sta conqusitando fette sempre più importanti del mercato, se così lo vogliamo chiamare, dei browser) e le Google Apps (Web Applications che oltre al già citato GMail e Google Calendards, includono anche Docs e Spreadsheets, ovvero delle semplici applicazioni per gestire documenti di testo e fogli di calcolo).
Tra gli altri prodotti o servizi che rientrano nell'universo di Google non possiamo non citare Youtube, Blogger (grazie al quale vi sto scrivendo), o applicazioni quali Picasa e SketchUp...
Fino a qui abbiamo parlato di qualcosa che può essere inteso come dei semplici (e comodi) servizi offerti agli utenti, in tempi più recenti Google è andata ancora più in là: il servizio di Google Books ha messo in opera un accordo senza precedenti con le case editrici, e un progetto simile potrebbe arrivare anche in campo musicale .
Google si propone quindi come entità omnipresente nell'universo internet: motori di ricerca, news, newsgroup, blog, chat, VoIP (con Google Talk), mail, calendari, Office Web Applications, musica, libri (visto il recente successo degli eBook), video, fotografia, grafica 3D, mappe, navigazioen GPS, ecc... ecc... di qualsiasi cosa abbiate bisogno, Google è in grado di offrirvi la sua soluzione...
E se tutto questo ancora non vi basta, sappiate che Google, dopo essere sbarcata con Android nel campo dei sistemi operativi per smartphone, si appresta a lanciare un vero e proprio sistema operativo per computer, Chrome OS, che dopo l'annuncio dello scorso luglio, dovrebbe essere presentato ufficialmente proprio oggi (e forse reso disponibile per il download, perlomeno in versione beta). Infine, a chiudere il cerchio, non poteva mancare Go il linguaggio di programmazione sviluppato internamente a Google (sebbene ancora in fase sperimentale) e distribuito recentemente sotto licenza BSD (magari allo scopo di ottenere un prodotto più maturo). Go si prefigge il compito ambizioso di combinare un linguaggio semplice e dinamico come il Pyton (che consente velocità di sviluppo), con le elevate performances ottenibili solo da linguaggi compilati (come il C++). Se riuscirà o meno in questo compito è ancora da appurare, ma sicuramente è un altro mattone in più dell'ecosistema che Google sta costruendo intorno a sé, un'ecosistema talmente vasto che prima o poi potrebbe entrare nelle mire dell'antitrust, soprattutto nella misura in cui la rete assumerà un ruolo sempre più importante nell'informatica del futuro.

mercoledì 18 novembre 2009

La volpe e l'uva

Ray Ozzie, Chief Software Architect di Microsoft, nel corso di una recente intervista per la Microsoft's Professional Developer Conference, avrebbe affermato che "Le applicazioni per dispositivi mobile non sono un fattore importante per il successo di una piattaforma smartphone [...] le applicazioni che contano saranno disponibili su tutti gli smartphone".
Questa affermazione mi ricorda più che mai la favola de "La volpe e l'uva", soprattutto ora che Windows Mobile sta visibilmente perdendo terreno in questo settore, mentre l'AppStore registra un successo dietro l'altro e al momento propone ai propri utenti oltre 100.000 applicazioni. Posso anche comprendere che non tutti quelli che comprano uno smartphone siano interessati a giocare a Need For Speed, ma è indiscutibile che l'AppStore ha dato un grosso impulso alle vendite di iPhone e iPod Touch (basta vedere gli andamenti del primo anno e del successivo, dopo che l'AppStore ha aperto i battenti), e se lo scopo finale è quello di conquistare il pubblico, Apple ha trovato la strada giusta... non a caso l'idea dell'AppStore è stata subito "copiata" da molti altri...
Una delle motivazioni addotte da Ray Ozzie a sostegno della sua tesi, è che lo sviluppo di applicativi per sistemi operativi mobile è relativamente semplice e poco dispendiosa... come a voler far capire che, volendo, potrebbero esserci decine o centinaia di applicazioni per ogni sistema operativo di questo tipo. Beh, ammesso che abbia ragione (e per molti versi ha anche ragione), questo dovrebbe significare che è il sistema operativo a fare la differenza, il che non fa comunque molto onore all'attuale trend di Windows Mobile...

[cs] mypage.it porta il Made in Italy al Web 2.0 Expo di New York

mypage.it porta il Made in Italy al Web 2.0 Expo di New York, la più grande fiera mondiale del settore

mypage.it | extraordinary web for kids è il portabandiera dell'Italia al Web 2.0. Expo, la fiera che si tiene a New York dal 16 al 19 novembre 2009. Unico rappresente italiano fra gli espositori provenienti da tutto il mondo, mypage.it presenta al Web 2.0 Expo la versione multilingue (inglese e francese) del social network che ha già conquistato i bambini del nostro Paese. Web 2.0. Expo è la manifestazione che raccoglie tutti i rappresentati del settore a
livello mondiale, creando un'occasione di confronto, in grado di dare un contributo all'evoluzione delle tecnologie web 2.0.

Durante la Conferenza Kids on the Web, Safety and Business: Bridging the Gaps with mypage.it, Lorenzo dell'Uva, presidente di mypage.it, presenta le potenzialità del web come strumento educational per i ragazzi e di business per le aziende: creare un sito che sia divertente per i bambini, garantisca sicurezza ai genitori e allo stesso tempo rappresenti una forma di promozione per i brands non è un'utopia e mypage.it ne è una dimostrazione.

www.mypage.it è il social network con Parental Control per bambini dai 5 anni in su. Su mypage.it i bambini possono trasferire online la loro rete di amicizie reali in tutta sicurezza, decorare la loro pagina web e divertirsi con tante attività online: giochi, video, lavoretti fai-da-te, disegni da colorare, emoticon... Grazie al Parental Control i genitori possono essere sempre informati sulla attività online dei loro bambini e condividere le loro prime esperienze online.
Il network di mypage è interamente dedicato al mondo Kids & Family. Assieme a mypage.it ci sono: www.kidsearch.it (il motore di ricerca sicuro per bambini), www.kidcloud.it (la directory di siti per muovere i primi passi su internet), www.bambini.eu (il blog per bambini dedicato agli idoli dei ragazzi), www.bambini.info (il blog che racconta il mondo dei bambini a genitori e insegnanti), www.kidzmodo.it (il blog sulle nuove tecnologie per ragazzi), www.bambini-news.it (la notizia del giorno spiegata ai più piccoli), news.kidsearch.it (il blog che segnala ai bambini i siti web più interessanti).

lunedì 16 novembre 2009

Abracadabra

In questi giorni sono andato alla ricerca di un Magic Mouse in negozio (visti i dubbi che ho espresso in merito, volevo provarlo di persona prima di acquistarlo), ma tra chi doveva smaltire le scorte di Mighty, chi non l'aveva ancora ricevuto, e chi invece l'aveva già finito, sono tornato a casa a mani vuote. In uno dei negozi che ho girato ho comunque avuto la possibilità di provarlo a fondo, visto che ce n'erano un paio in esposizione con i nuovi iMac.
A parte la "bellezza" estetica e la cura in ogni dettaglio e rifinitura (cura che ricorda i prodotti Apple di qualche tempo fa...), ammetto che il primo impatto è sicuramente molto positivo. Il mouse è della dimensione giusta, non è sufficientemente grande per appoggiarci la mano (cosa che comunque non faccio già abitualmente), ma nemmeno troppo piccolo da risultare fastidioso: è della dimensione giusta per usarlo com'è stato progettato, ovvero usando le dita in modo tale da sfruttare la superficie touch, e in tal senso non è nemmeno troppo basso (come invece ha lamentato qualcuno). Anche il peso l'ho trovato adeguato: me l'aspettavo più pesante a causa delle batterie, ma in realtà ha grossomodo lo stesso peso del mio Logitech USB, e il modo in cui è realizzato il fondo (piasta di alluminio con due binari di plastica) permette uno scorrimento molto agevole.
Il click è comunque meccanico (cosa che già sapevo, ma che pare non essere evidente a molti), è più preciso del Mighty, e riconosce il lato destro o sinistro di pressione, anche se occorre sollevare l'altro dito (o comunque tenerlo appoggiato in modo leggero, senza esercitare la minima pressione): se si tengono appoggiate "saladamente" due dita, non riconosce il click, ma questo comportamento è sostanzialmente identico a comportamento del vecchio Mighty.
Lo scorrimento dinamico, stile iPhone, è molto comodo, e se lo si vuole evitare (in certi casi può essere controproducente) basta tenere il dito appoggiato: esattamente come avviene sull'iPhone...
Più scomodo invece lo scorrimento avanti e indietro delle pagine: secondo me, visto che si tratta comunque dell'unica gesture a due dita attualmente possibile, potrebbero gestirla con un movimento su/giù invece che destra/sinistra... ma probabilmente è solo una questione di abitudine...
Restano validi i limiti di cui ho già parlato, ovvero il fatto che rispetto al Mighty si sono persi il terzo e il quarto click. In realtà poi ho avuto modo di fare quattro chiacchiere con l'addetto responsabile per l'area Mac del negozio in questione (che, tra parentesi, è un mio caro amico di lunga data e conosce diversi programmatori), e mi ha confermato quello già si può scoprire facendo qualche ricerca mirata in rete: il Magic Mouse è in grado di riconoscere distintamente tutte le dita, quindi le possibilità diventano infinite (e ci sono già diversi esperimenti in merito)... resta da capire come mai Apple abbia fornito al momento un supporto così limitato alle gestures, ma la speranza è che nei prossimi aggiornamenti venga inserita qualche possibilità in più, senza esagerare perche comunque il pollice è impegnato col mignolo per impugnare il mouse, e utilizzando solo le altre dita le possiblità di gestures si riducono... Personalmente credo che potrebbero aggiungere senza grossi problemi il terzo click con tre dita appoggiate, lo zoom della finestra facendo su e giù con tre dita (che non è l'attuale zoom dello schermo, il quale chiama in causa due dita e il tasto ctrl), e la rotazione a due dita (indice che rimane appoggiato a fare da fulcro ideale, e medio che muovendosi su e giù "mima" la rotazione nei due sensi). Più in là di così, finché si parla di gestures, non credo si possa fare, anche se si possono immaginare utilizzi "alternativi" per situazioni o applicazioni particolari.
Il mio responso finale, nonostante le mancanze più volte citate, è comunque positivo, soprattutto in proiezione futura, sperando che Apple implementi al più presto nuove possibilità (quantomeno per l'utilizzo che ne farei io, visto che per alcuni software professionali il terzo click è indispensabile "da subito").

venerdì 13 novembre 2009

In ordine rigoroso

Ieri, complice un bug nella gestione dell'iPod sull'impianto dell'auto (che poi non so quanto sia un bug, visto che ufficialmente l'iPod touch non sarebbe supportato...), ho scoperto una banale alternativa alle playlist genius per "riscoprire" la propria musica: l'ordine alfabetico... certo, in questo modo non c'è alcuna garanzia di legame su genere, ritmo, o quanta'altro tra una canzone e l'altra, ma ogni tanto è bello anche avere una variabilità elevata, perché altrimenti si rischia, per l'appunto, di trascurare certi generi...
Per i più curiosi, il "presunto" bug si verifica quando accendo/spengo l'auto e inserisco/estraggo l'iPod mentre una playlist è in esecuzione; in certe condizioni, probabilmente quando mi metto a fare altro con l'iPod prima di re-inserirlo, la playlist sembra riprendere correttamente l'esecuzione, ma al cambio di canzone "parte per la tangente" continuando in ordine alfabetico (non ho ben capito partendo da dove). Solitamente la cosa mi infastidisce, quindi vado a riselezionare la playlist interessata facendo ripartire l'ascolto in maniera corretta; ieri però ero sovrapensiero per altri motivi e l'ho lasciato continuare da solo, riscoprendo alcuni artisti che non ascoltavo da mesi (se non anni), e anche un paio di brani che non avevo mai ascoltato (brani contenuti in album che ho comprato per intero qualche tempo fa, ma dei quali mi interessavano solamente alcuni brani).
Credo che in mancanza di particolari preferenze del momento, sfrutterò questa modalità di ascolto in molte altre occasioni.

[cs] Active Software annuncia MyBusiness 9.0

Active annuncia il rilascio del nuovo MyBusiness, il noto programma realizzato da Active, arrivato alla versione 9.

MyBusiness 9 è un programma ideale per la gestione di negozi, piccole/medie aziende, attività artigianali.

MyBusiness 9 si presenta con un'interfaccia completamente rivista e con una grafica completamente nuova, "MacOS X style".

Con quest'ultima versione, sono state implementate molte nuove funzioni: da notare fra queste la possibilità di creare kit, indispensabile per la gestione in fase di produzione di assemblaggio e/o di vendita.

Gestione delle collezioni "normali" o "intelligenti": le collezioni intelligenti permettono di raccogliere i record in modo arbitrario o in base ad uno specifico criterio di ricerca

Interessanti funzioni alquanto pratiche, come la possibilità del calcolo dell'utile di riga e globale nelle offerte proposte ai clienti.

Utilissima la funzione che permette con un "drag & drop" di aggiungere gli articoli da inserire nei preventivi, ordini clienti e fornitori e fatture/DDT. All'elenco creato si possono aggiungere le immagini degli articoli stessi.

Ulteriori informazioni su http://www.active-software.com/mybusiness, dove trovate pure il link per un video con la dimostrazione della semplicità d'uso del programma..

Il prezzo al pubblico di MyBusiness è di euro 280,00 + IVA.

L'aggiornamento dalle versioni precedenti costa euro 99,00 + IVA

MyBusiness è disponibile dal sito Active, presso i negozi AP Store ed i migliori rivenditori Apple in Italia.

"te l'avevo detto io... te l'avevo detto..."

Ne ho parlato ben due volte nei giorni scorsi, senza l'intento di creare allarmi, eppure quello che temevo è già successo, e sempre sfruttando il solito sistema della password di default dell'utente root.
Dopo il worm ikee che segnalava il suo innocuo passaggio con la foto di Rick Astley, è arrivato iPhone/Privacy.A, un worm della stessa specie, che sfrutta lo stesso trucchetto, ma che senza segnalare la sua presenza "ruba" dati dagli iPhone (o iPod Touch) colpiti: SMS, contatti, foto, musica, mail, ecc...
Tutta questa storia mi ricorda la comparsa dei primi virus su MS-DOS: i primi erano innoqui, anche se magari fastidiosi (qualcuno si ricorda faces?), ma poi la situazione degenerò fino ad arrivare alla situazione attuale. A quesi tempi ci vollero mesi, forse anni, ma ora tutto avviene molto più velocemente...
Se volete stare al riparo, valgono i consigli già menzionati

mercoledì 11 novembre 2009

La lenta morte di Windows Mobile... perlomeno sugli smartphone

LG, Samsung, e HTC sono tra i maggiori produttori di telefonia che adottano Windows Mobile sui loro smartphone, ma la discesa in campo di Android ha cambiato di molto le carte in tavola, visto LG e HTC prevedono di formire almeno la metà dei loro telefoni con il sistema operativo di Google, mentre Samsung, con una mossa (quasi) a sorpresa, ha annunciato in questi giorni il progetto di un nuovo sistema operativo per smartphone, Bada destinato a sostituire Windows Mobile nel corso del prossimo anno.
Manco a dirlo, Bada avrà un suo SDK e un suo Application Store per consentire il proliferare di nuove applicazioni.
A questo punto lo scenario dei sistemi operativi per Smartphone cambia un'altra volta: semplificando il discorso, da un lato abbiamo soluzioni monopiattaforma come l'iPhone OS di Apple (che gira solo sull'omonimo telefono), e il WebOS del Palm-Pre, dall'altro Android e Bada, che sono open e multipiattaforma.
In questo scenario, come soluzioni ibride, si inseriscono da un lato Windows Mobile e Blackbarry (che non non sono monopiattaforma, ma nemmeno open) e dall'altra Symbian; quest'ultimo è stato recentemente acquisto da Nokia con lo scopo di "unificarlo" e renderlo Open Source attraverso la Symbian Foundation, anche se attualmente il codice sorgente non è ancora disponibile pubblicamente.
Se le soluzioni totalmente closed, e quelle totalmente open, hanno i loro pro e contro, per le soluzioni "ibride" (fatte salve eventuali peculiarità che magari non hanno alternativa) al momento attuale vedo solo "contro". Una soluzione chiusa è meglio ottimizzata e più blindata (anche se non necessariamente più sicura); una soluzione open può vantare un supporto potenzialmente maggiore e maggiori possibilità di personalizzazione; una soluzione ibrida... cosa può vantare?
Lasciando perdere iPhone e Palm che fanno storia a sé (e, quantomeno per quanto riguarda l'iPhone, finora è una storia di successi), non è un caso che i maggiori produttori, pur preservando una parte di prodotti con Windows, si stiano orientando tutti verso Android. Nell'attesa di vedere se anche Bada riuscirà a conquistare una buona fetta di mercato, Windows Mobile sembra ormai caduto nel dimenticatoio, e Symbian (nonostante la sua vocazione "open" e multipiattaforma) sembra destinato ad essere relegato perlopiù a Nokia, che sebbene sia il maggior produttore mondiale di cellulari, non sta vivendo un buon momento, soprattutto nel settore degli smartphone. Anche il Blackbarry, che ha fatto la sua fortuna sulla push-mail, si vede ormai privato del suo primato, visto che la push-mail la possono avere anche gli altri...
Tra gente che va e gente che viene, il 2010 si prevede molto attivo in questo settore.

martedì 10 novembre 2009

Detto fatto... [aggiornato]

Qualche giorno fa ho parlato del ragazzino olandese che via SSH ha "sfruttato" la password di default di alcuni iPhone sottoposti "con troppa leggerezza" al jailbreak per chiedere 5 Euro di riscatto.
Ho anche detto che, sebbene la vicenda si sia conclusa senza danni per nessuno, questo fatto metteva in luce, non tanto un bug del sistema (perché non stiamo parlando di bug), ma la troppa facilità con la quale si può togliere ogni possibile protezione ad un sistema che, di fatto, è abbastanza complesso: se non si sa cosa si sta facendo, e si sblocca il telefono per scopi "poco nobili" (non per fare sviluppo "alternativo", ma per installare software senza pagarlo), si può rischiare di lascare le porte aperte a chi invece ne sa di più...
Non a caso è di ieri la notizia che anche in Australia c'è chi si è divertito a sfruttare lo stesso sistema per realizzare un worm che cambia lo sfondo desktop mettendo una fotografia di Rick Astley e un messaggio che fa il verso alla sua canzone più famosa, ikee is never gonna give you up (ikee è il nome del worm, e Never Gonna Give You Up è il brano che ha portato al successo Rick Astley).
Anche in questo caso nessun danno, ma la certezza che un telefono col jailbreak può essere meno sicuro di uno "originale", soprattutto se non si ha piena conscenza di quello che si installa. E' vero che anche un'applicazione sull'AppStore potrebbe nascondere del codice maligno che (per esempio) invia dati personali a un server remoto, ma in tal caso l'autore è ben identificato, i danni che può fare sono "relativalmente ridotti", ed Apple ha sempre la possibilità (da molti tanto odiata) di cancellare le applicazioni da remoto su ogni terminale.
Sui circuiti dove si trova software "pirata" di ogni tipo, c'è il rischio che prima o poi compaiano delle applicazioni molto più pericolose, applicazioni che sfruttando le libertà concesse dal jailbreak (o da altre applicazioni installate grazie al jailbreak) potrebbero dare la possibilità a qualcuno di prendere il controllo totale del telefono.
Se proprio volete fare il jailbreak (e spero che in tal caso ci siano motivi validi e "nobili" per farli) siate ben consapevoli di quello che fate, e acquisite le conoscenze necessarie per non lasciare aperta nessuna backdoor... perché (senza essere allarmisti) chi è causa del suo mal...

[aggiornamento] come dichiarato in una recente intervista pare che anche l'hacker/esperto-di-sicurezza Charlie Miller sia sulla stessa scuola di pensiero: Apple ha creato un dispositivo sufficientemente blindato (anche se nulla è esente da bug), ma il jailbreak toglie buona parte dei ripari.

lunedì 9 novembre 2009

"Apple sta fallendo"... e altri falsi miti [parte 4: ma allora sei un grafico!]

Dopo i costi e la presunta mancanza di software, un altro falso mito relativo all'utilizzo del Mac è quello dell'associazione scontata con il lavoro di "grafico" (dove "grafico" non è mai ben precisato: fotoritocco? tipografia? impaginatore? grafica web? altro?).
La frasi tipiche riguardo questo argomento sono: "non compro il Mac perché tanto mica devo fare grafica", oppure "ah si... il Mac... quello che usano solo i grafici..."
Storicamente il Mac, per vari motivi legaati alle caratteristiche tecniche hardware e di sistema, è stata la macchina adottata per far nascere il Desktop Publishing, ma parliamo ormai di molti anni fa... e in ogni caso il fatto che il Mac fosse più adatto dei PC-DOS per questo genere di lavoro, non significa che non potesse esserlo anche per molti altri compiti.
Oggi come oggi Mac e PC-Win sono di fatto equivalenti, soprattutto per i compiti generalisti dei comuni utenti (dal punto di vista professionale ci possono invece essere molti motivi per preferire uno piuttosto che l'altro, soprattutto in relazione ad alcuni software molto specifici che non hanno equivalenti su una delle due piattaforme).
Il Mac, a fronte (se vogliamo) di una minore "libertà d'azione", offre però una serie di "comodità" in più, nonché una maggiore affidabilità... a voi la scelta, ma non scartate il Mac per il solo fatto di non essere dei grafici

sabato 7 novembre 2009

Eppur si muove...

Ho parlato tante volte delle mancanze sull'iTunes Store italiano, e delle promesse finora mantenute solo parzialmente. Finalmente pare che qualcosa si stia muovendo, tant'è che nella notte di ieri sullo store di casa nostra è apparsa una sezione con i video musicali.
Certo, ancora poca cosa rispetto all'offerta di film e serie televisive che si trovano in USA o in alcuni Store europei, e soprattutto stiamo parlando di accordi fatti con le stesse major musicali (e non con chi tratta film e serie televisive), ma è pur sempre un primo passo... L'attesa è stata lunga e non è ancora finita, ma almeno adesso siamo sui giusti binari.

venerdì 6 novembre 2009

Ti buco il telefono... anzi, no: te lo sei già bucato da solo

Torno oggi su una news di qualche giorno fa che, onestamente, mi aspettavo provocasse più eco sui vari forum di discussione, mentre invece così non è stato (tanto per intenderci, magari mi è sfuggito, ma mi pare non se ne sia parlato nemmeno su it.comp.macintosh).
Ars Technica ha pubblicato il resoconto di un tentativo di ricatto messo in atto da un adolescente olandese che ha scoperto una cosa molto semplice: buona parte delle persone fanno il jailbreak dell'iPhone non sa esattamente cosa comporta questa procedura, e attivano SSH senza nemmeno preoccuparsi di cambiare la password di default dell'utente root... e chi conosce *nix sa che entrando in qualsiasi dispositivo con i privilegi di root, si può fare di tutto...
Nel caso specifico, questo adolescente si è limitato a scansionare le porte degli iPhone che trovava in rete, e una volta identificato il bersaglio (ovvero un telefono jaibroken con SSH abilitato, e password di default per l'utente root) modificava lo sfondo scrivania simulando l'arrivo di un SMS, con un messaggio che chiedeva 5 Euro in cambio delle istruzioni per chiudere un bug di sicurezza e mettere il proprio telefono al riparo da intrusioni indesiderate.
Al di là del fatto che la vicenda si è conclusa in un nulla di fatto (l'adolescente è stato identificato ed ha restituito i soldi con le dovute scuse), questo fatto mette in luce un problema molto più serio: un malintenzionato avrebbe avuto la possibilità di recuperare files personali, o concellare file importanti rendendo inutilizzabile il telefono stesso.
Chi sorrideva pensando al monito di Apple di qualche settimana fa, che sconsigliava il jailbreak proprio per motivi di sicurezza, dovrà quindi ricredersi... è vero che è nell'interesse di Apple scoraggiare certe politiche (anche perché l'installazione di applicazioni attraverso canali "paralleli" toglie introiti all'App Store), ma è anche vero che l'iPhone OS è un sistema operativo che dietro un'interfaccia semplice e immediata, nasconde qualcosa di molto potente. Vista la diffusione dell'iPhone, è impensabile che tutti quelli che lo possiedono conoscano le implicazioni del jailbreak, ed è probabile che mettano in atto questa pratica al solo scopo di risparmiare i 79 centesimi di Euro dei giochini presenti sull'App Store (a titolo di esempio, conosco gente che ha difficoltà a caricarci la musica...).
In definitiva il monito di Apple, sebbene non sia disinteressato, non è nemmeno campato in aria... e non voglio nemmeno immaginare a cosa succederebbe se qualcuno realizzasse un malware da distribuire sui canali paralleli. Basti pensare che nei giorni scorsi è stata identificata un'applicazione per MacOSX che, spacciandosi per qualcosa di simile ad uno Space Invaders, cancellava in tutta tranquillità dei file dalla cartella utente. Il bello è che al lancio dell'applicazione (dal profetico nome "Lose/Lose"), un messaggio avvertiva l'utente che giocando a quel gioco alcuni files potevano essere cancellati... ma di fronte a certi comportamenti dell'utente, purtroppo non c'è sicurezza che tenga, e non è detto che concendere troppa libertà di azione sia un bene: come recita una delle leggi di Murphy sull'informatica "Se un programma è stato concepito in modo tale che i dati incorretti - o, aggiungo io, pericolosi - siano rifiutati, ci sarà sempre un idiota abbastanza ingegnoso per trovare il metodo per farli passare"... figurarsi se non ci fossero dei filtri o delle restrizioni...